K metro 0 – Berlino – I ministri dell’Interno di Germania e Marocco, Nancy Faeser e Abdelouafi Laftit, hanno firmato oggi a Rabat una dichiarazione d’intenti per rafforzare la cooperazione tra i rispettivi Paesi nella sicurezza, nella gestione della questione migratoria e nel rimpatrio dei profughi illegali. Nella capitale marocchina, Faeser era accompagnata da Joachim Stamp, plenipotenziario speciale del governo federale per gli accordi sull’immigrazione. Come riferisce l’emittente televisiva “Zdf”, l’obiettivo di queste intese è facilitare l’ingresso in Germania di lavoratori qualificati e altri migranti regolari. In cambio, i Paesi di origine dovrebbero migliorare la cooperazione con le autorità tedesche nei rimpatri dei profughi illegali, per esempio nel rilascio e nel riconoscimento di documenti. Secondo “Zdf”, negli ultimi anni, il governo marocchino ha mostrato “scarso interesse nel riprendere i connazionali” costretti a lasciare la Germania che, per il dicastero di Faeser, sono 3.660. Sul totale, 2.672 sono per vari motivi in regime di tolleranza in territorio tedesco. Pertanto, l’espulsione è possibile soltanto per 898. Intanto, durante i colloqui con Laftit, la ministra dell’Interno della Germania ha evidenziato che i rimpatri non sono la sua unica preoccupazione. Nella cooperazione con il Marocco, sono infatti rilevanti per Faeser anche la protezione delle frontiere del Paese nordafricano e la lotta al terrorismo.

August Hanning, ex direttore del Servizio federale per le informazioni (Bnd), l’agenzia di intelligence esterna della Germania, ha detto che il governo tedesco ha fallito nella gestione dei flussi migratori diretti in Germania, sin dalla crisi dei rifugiati nel 2015. il funzionario in pensione, intervistato dal quotidiano “Bild”, ha affermato che, dalla crisi del 2015, non è successo nulla di decisivo nella gestione della questione migratoria. Secondo Hanning, “la negazione della realtà, l’ingenuità politica e il disprezzo degli interessi di sicurezza della Germania hanno dominato” gli ultimi otto anni, con “conseguenze fatali” per la società tedesca.