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Unicef, in 7 giorni più di 700 bambini palestinesi uccisi dai raid israeliani

Unicef, in 7 giorni più di 700 bambini palestinesi uccisi dai raid israeliani

K metro 0 – Gaza – Più di 700 bambini palestinesi sono stati uccisi e altri 2.450 feriti in sette giorni nella Striscia di Gaza dai raid israeliani in risposta all’attacco sferrato da Hamas contro Israele sabato 7 ottobre scorso. E’ la denuncia della portavoce dell’Unicef, Sara Al Hattab intervistata dalla Cnn. “I palestinesi uccisi in

K metro 0 – Gaza – Più di 700 bambini palestinesi sono stati uccisi e altri 2.450 feriti in sette giorni nella Striscia di Gaza dai raid israeliani in risposta all’attacco sferrato da Hamas contro Israele sabato 7 ottobre scorso. E’ la denuncia della portavoce dell’Unicef, Sara Al Hattab intervistata dalla Cnn.

“I palestinesi uccisi in tutto sono almeno 2.215, con 8.714 feriti. Il numero delle vittime cresce di ora in ora, ha aggiunto. L’uccisione dei bambini deve finire. Le immagini e le storie sono chiare: bambini con orrende ustioni, ferite di mortaio, arti amputati. Con gli ospedali pieni che non riescono a curarli”, ha aggiunto un altro portavoce, James Elder, sollecitando il rilascio in sicurezza e immediato dei bambini israeliani sequestrati a Gaza.

Secondo quanto riporta l’Adnkronos, un altro allarme umanitario arriva poi da ActionAid per donne incinte e neonati. “Siamo particolarmente preoccupati per l’impatto devastante sulle 50.000 donne incinte presenti a Gaza in questo momento e sui neonati – afferma Riham Jafari, coordinatore Advocacy e Comunicazione per la Palestina – che vengono lasciati senza cure mediche essenziali e senza la sicurezza che meritano, mentre viene chiesto alla popolazione civile di compiere la scelta impossibile di fuggire senza alcuna garanzia di sicurezza o di rimanere a rischio di morte quasi certa”.

“Le donne incinte si trovano di fronte a una scelta impossibile a Gaza”, dice l’organizzazione che ha raccolto la testimonianza di Amal Abu Aisha, una donna della Striscia di Gaza sfollata verso Sud mentre la figlia Razan, incinta e pronta a partorire, resta al Nord, nella sua casa senza nessuno che possa prendersi cura di lei o aiutarla: “Non so cosa fare, visto che suo marito sta svolgendo il suo dovere di medico negli ospedali di Gaza in questa difficile situazione. Non posso raggiungerla e lei non può spostarsi in ospedale a causa dei continui attacchi e del sovraffollamento degli ospedali. Ho solo bisogno di starle accanto… è il suo primo figlio. Non riesco a immaginare come possa sopportare da sola i forti dolori del travaglio“, racconta la donna.

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