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Salute, perché la sifilide è in aumento in tutto il mondo?

K metro 0 – Parigi – Il “mal francese”, come si chiamava una volta in Italia la sifilide, torna ad imperversare. Il Nuovo Morbo, venuto dal Nuovo Mondo con i marinai di Colombo, dopo la scoperta dell’America (1492)  arrivò a Napoli (nel 1495) con i soldati di Carlo VIII, re di Francia. Da lì, si

K metro 0 – Parigi – Il “mal francese”, come si chiamava una volta in Italia la sifilide, torna ad imperversare. Il Nuovo Morbo, venuto dal Nuovo Mondo con i marinai di Colombo, dopo la scoperta dell’America (1492)  arrivò a Napoli (nel 1495) con i soldati di Carlo VIII, re di Francia. Da lì, si estenderà con velocità e violenza. E con la sua diffusione globale (mieterà presto 5 milioni vittime) la lue (dal latino lues: pestilenza), un’epidemia tramessa per via sessuale, assumerà una connotazione xenofoba.

Per i napoletani era il “mal francese”. Per i francesi, il “mal napoletano”. Per gli olandesi era spagnolo, per i russi polacco, per i turchi cristiano. Per non parlare degli ebrei… da sempre capri espiatori d’ogni male.

Il grande medico Girolamo Fracastoro, coniò infine il termine scientifico sifilide (dal mito del pastore Sifilo punito, per aver offeso Apollo,  con una malattia deturpante) nella sua opera del 1530 (“Syphilis sive de morbo gallico”) e formulò il concetto di “contagio”, (trasmissione dell’infezione da persona a persona).

L’infezione, in espansione in quegli anni,  sconvolse la coscienza europea anche dal punto di vista morale, quando si capì che il contagio avveniva per via sessuale.

Oggi, dopo l’AIDS, è la malattia venerea con il più alto tasso di mortalità. Ebbe il suo picco nella seconda metà dell’Ottocento e poco dopo la prima guerra mondiale, nonostante nel 1910 fosse già stato sviluppato il primo trattamento efficace col farmaco Salvarsan, poi sostituito dalla penicillina.

Sembrava ormai quasi del tutto debellata, tranne che nei paesi in via di sviluppo. Ma anche in quelli avanzati è tutt’altro che estinta e in continuo aumento. Basti pensare che tutte le donne in gravidanza, ancora oggi, vengono sottoposte al test della sifilide, dispensato dal sistema sanitario nazionale.

La sua recente recrudescenza è dovuta  a due sottotipi batterici, secondo uno studio pubblicato  su “Nature Microbiology”. Ogni anno nel mondo si contano oltre 6 milioni di casi di sifilide, e nell’ultimo decennio la sua incidenza ha raggiunto incrementi del 150-300% in alcuni paesi.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2020 ci sono stati oltre 7 milioni di nuovi casi di sifilide nel mondo. Nel 2022, hanno raggiunto, in Gran Bretagna, il livello più alto dal 1948.

“È molto preoccupante perché in generale la sifilide è facile da curare e il trattamento è ampiamente disponibile”, per cui questa recrudescenza “riflette un crollo della sanità pubblica”, sostiene Isaac Boghut, medico ricercatore presso  l’Univerità di Toronto.

La sifilide congenita – in cui una madre trasmette l’infezione al figlio durante la gravidanza, spesso dopo averla contratta dal proprio partner – è aumentata in modo particolarmente netto. E può causare nati morti, morti infantili e problemi di salute per tutta la vita. I casi di sifilide congenita sono aumentati del 900% negli ultimi cinque anni negli USA. I numeri più alti si registrano tra le donne nere americane e ispaniche.

Uno studio in Brasile ha trovato un collegamento tra le donne nere con bassi livelli di scolarizzazione e tassi più elevati di sifilide congenita. In molti casi le donne hanno difficoltà ad accedere a un’adeguata assistenza prenatale che fornisca lo screening per la sifilide.

Finora gli scienziati non sono riusciti a formulare una singola teoria sul motivo per cui la sifilide sta crescendo più velocemente di altre malattie veneree. Non ci sono prove evidenti che suggeriscano che i ceppi in circolazione siano diventati più virulenti.

Anche la resistenza agli antibiotici non è abbastanza diffusa da spiegare i picchi. Ma per la maggior parte dei funzionari sanitari, il percorso per affrontare la sifilide è chiaro: abbiamo già i farmaci per combatterla poiché la penicillina rimane ancora il miglior trattamento nonostante una crescente resistenza agli antibiotici. Più test, una migliore sensibilizzazione per contrastare lo stigma associato alla malattia insieme a una maggiore consapevolezza pubblica per incoraggiare pratiche sessuali più sicure hanno tutti un ruolo molto più importante da svolgere, conclude Krupa Pady, divulgatrice specializzata, nella sua recente inchiesta sulla sifilide realizzata per la BBC.

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