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Tecnologia tedesca per i droni russi: aperta un’inchiesta

Tecnologia tedesca per i droni russi: aperta un’inchiesta

K metro 0 – Berlino – Waldemar, è un  derivato tedesco del nome slavo Vladimir (in russo) o Volodymir (in ucraino): il nome di Zelensky. L’ironia vuole che Waldemar sia il nome di un uomo  d’affari tedesco (che ha anche la cittadinanza russa…) sospettato  di aver venduto alla Russia, con la sua azienda di Saarbrücken,

K metro 0 – Berlino – Waldemar, è un  derivato tedesco del nome slavo Vladimir (in russo) o Volodymir (in ucraino): il nome di Zelensky. L’ironia vuole che Waldemar sia il nome di un uomo  d’affari tedesco (che ha anche la cittadinanza russa…) sospettato  di aver venduto alla Russia, con la sua azienda di Saarbrücken, componenti elettronici per i droni Orlan-10, in 26 casi di violazioni commerciali delle leggi tedesche. Già nel dicembre 2022 i ricercatori britannici del Royal United Services Institute (RUSI) nel rapporto “The Orlan Complex” avevano accusato la società Weicom Components dell’imprenditore tedesco di fornire elettronica per i droni da ricognizione russi.

Su Waldemar W. sta ora indagando la procura federale di Karlsruhe, (come rivela l’autorevole settimanale tedesco “Der Spiegel”). La sua azienda avrebbe esportato i componenti tra il 2020 e il marzo 2023. Cioè fino a molto tempo dopo l’attacco del 24 fbbraio 2022 della Russia all’Ucraina.

La procura di Mannheim si era già espressa contro l’imprenditore tedesco, detenuto sulla base di un mandato d’arresto della Corte federale di giustizia. Ora il procedimento è stato ripreso dal procuratore generale Peter Frank  in seguito alla crescente attenzione delle autorità per l’export di componenti dual-use, ovvero impiegabili per usi civili, ma anche militari.  Lo scorso giugno, una ricerca di “Der Spiegel” e dell’istituto britannico Airwars ha dimostrato che nei droni Orlan-10 possono essere utilizzati prodotti dei gruppi Würth, Infineon e Asm Osram. Il procuratore federale presume che Waldemar W. abbia cercato di nascondere le vendite dei componenti a Mosca attraverso triangolazioni con paesi terzi, (tra cui Lituania e Dubai). La merce avrebbe un valore complessivo di circa 750.000 euro. Recentemente sugli stessi droni russi erano stati trovati componenti elettronici di origine svizzera.

Da tempo in dotazione alle forze armate russe,  gli Orland-10 vengono utilizzati anche nel conflitto in Ucraina. Secondo il  Royal United Services Institute, sono i droni di maggior successo  della Russia, che consentono alle sue forze armate di “colpire con precisione le formazioni ucraine”.

L’Orlan-10, prodotto in Russia, è un sistema UAV (aerei senza pilota) di piccole dimensioni impiegato per operazioni di ricognizione e raccolta di informazioni, capace di volare autonomamente per diverse ore. La particolarità di questo velivolo consiste nell’avere capacità di guerra elettronica. Viene quindi utilizzato anche per disturbare e inceppare i sistemi di comunicazione nemici, inclusi quelli dei droni ucraini, come i Bayraktar-TB2 (molto efficaci nel neutralizzare i mezzi corazzati e le postazioni di artiglieria russe, ma anche per colpire bersagli oltre le linee nemiche) o lo Switchblade-300 di produzione statunitense, considerato l’equivalente del Shahed-136 utilizzato dai russi.

L’importanza degli Orland-10  non è dunque da sottovalutare in un teatro bellico in cui i velivoli UAV dominano i cieli. L’Orlan-10 si è rivelato un’arma molto efficace nelle mani dei russi, specialmente per l’identificazione dei bersagli da colpire con la propria artiglieria. Come è stato scoperto dalle ultime ricerche, l’ingegneria elettrica tedesca di produttori come Würth, Infineon e AMS Osram viene utilizzata nelle armi russe. Le aziende interessate assicurano a malincuore che effettueranno controlli e che la merce non verrà mai  venduta direttamente alla Russia. Anche questo sarà da accertare con l’indagine in corso della procura federale tedesca. 

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