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Jersey, il segreto dell’antica lingua dell’isola della Manica

Jersey, il segreto dell’antica lingua dell’isola della Manica

K metro 0 – Saint Helier – “Jersey temps passé”: coltiva la memoria dell’isola l’associazione culturale così chiamata (12.000 membri nel marzo del 2023, su una popolazione di più di centomila abitanti) che tiene vivo l’interesse per la sua ricca storia e il suo patrimonio culturale. Con la sua superficie di 14 km per 8,

K metro 0 – Saint Helier – “Jersey temps passé”: coltiva la memoria dell’isola l’associazione culturale così chiamata (12.000 membri nel marzo del 2023, su una popolazione di più di centomila abitanti) che tiene vivo l’interesse per la sua ricca storia e il suo patrimonio culturale.

Con la sua superficie di 14 km per 8, Jersey è la più grande delle Isole della Manica: un arcipelago di sei isole abitate (e molte altre disabitate) disseminate lungo il Canale, a poco più di 14 miglia dalla costa francese.

Nonostante questa vicinanza, è in realtà una dipendenza della corona britannica e ha due lingue ufficiali: inglese e francese, cui si aggiunge il Jèrriais: un’antica lingua autoctona usata astutamente come codice clandestino durante l’occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale.

Ma pochissime persone al di fuori dell’isola, lo sanno,  come racconta Oliver Berry nel suo reportage su Jersey, realizzato per la BBC. Linguisticamente, il parente più stretto del Jèrriais è il francese normanno, un dialetto che risale ai tempi in cui la Normandia era ancora un regno indipendente e che incorpora molte parole dell’antico norvegese, (retaggio dell’ascendenza vichinga dei Normanni). Il Jèrriais condivide molto con le altre lingue delle Isole del Canale, tra cui il Guernésiais (dell’isola di Guernsey) e il Sercquiais (dell’isola di Sark), che sono ancora parlate da una manciata di persone, e l’Auregnais,  estinto alla fine del XIX secolo.

La prima testimonianza scritta del Jèrriais risale al XII secolo e al poeta Robert Wace le cui opere, Roman de Brut (dedicato a Eleonora d’Aquitania) e Roman de Rou (epopea della conquista normanna dell’Inghilterra) rappresentano i primi esempi esistenti della lingua. Il  Roman de Rou, fu commissionato a Wace da re Enrico II d’Inghilterra.  E a quanto pare, la sua descrizione dei punti militarmente strategici  della costa della Normandia sarebbe stata utilizzata per la pianificazione dello sbarco in Normandia durante la seconda guerra mondiale.

Fino agli anni ’30, il Jèrriais è rimasta la lingua madre per la maggior parte dei nativi dell’isola. Oggi rischia l’estinzione. I parlanti fluenti sono molto rari: meno di 500 per lo più tra i 70 e gli 80 anni.

Tra questi, François Le Maistre (85 anni). Un tempo, come la maggior parte dei suoi amici, a casa parlava solo jèrriais; suo padre, Frank, compilò il primo dizionario ufficiale di questa lingua, (pubblicato nel 1972). Solo dopo essere andato  a scuola François parlò inglese per la prima volta. E  dovette impararlo  in fretta. Negli anni ’40 e ’50, il Jèrriais, era proibito. Ed era visto da tutti gli insegnanti, anche da quelli che lo parlavano,  come la lingua dei contadini poveri. Ma durante la Seconda guerra mondiale  giocò un ruolo fondamentale nel garantire la sopravvivenza di Jersey, quando le  Isole del Canale divennero le uniche isole britanniche ad essere occupate. Le truppe tedesche, sbarcate a Jersey il 30 giugno 1940, vi rimasero fino al 9 maggio 1945. E con il governo britannico concentrato sulla protezione della terraferma dall’invasione (l’estate del 1940 segnò anche l’apice della battaglia d’Inghilterra), le Isole del Canale avevano poche speranze di salvezza.

Ben presto, penuria di cibo, razionamento, lavoro forzato, prigionia e deportazioni divennero parte della vita quotidiana.

Ma invece di prendere le armi, gli isolani trovarono altri modi più astuti di reagire. Si impegnarono in una campagna di resistenza passiva e il Jèrriais divenne il fulcro dei loro sforzi. Con il suo vocabolario complesso e le sue  variazioni locali, era quasi impossibile da comprendere per gli estranei, anche per i tedeschi francofoni. Così divenne  il codice segreto perfetto che gli isolani usavano sempre più spesso per scambiarsi informazioni e fare piani clandestini contro gli occupanti.

Per ironia della sorte, l’uso del Jèrriais è diminuito rapidamente dopo la liberazione nel 1945. Come molte lingue minoritarie britanniche, quali il mannese (lingua celtica dell’Isola di Man) il gaelico, il gallese e il cornico (lingua celtica della Cornovaglia) il Jèrriais subì un graduale declino dalla fine del XIX secolo, accelerato dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Negli anni ’80 e ’90 ormai era  quasi completamente scomparso  dall’uso quotidiano. Con la prospettiva di scomparire del tutto, come l’Auregnais (l’antico dialetto dell’isola anglo-normanna di Aurigny), un secolo prima.

Da allora, dopo una campagna per rilanciarlo ha conosciuto una rapida rinascita anche grazie alla fondazione dell’Office du Jèrriais, nel 1999. Nell’ultimo decennio, lo sviluppo di un programma educativo ha consentito a tutti i bambini di Jersey di imparare l’antica lingua a scuola. Corsi per adulti e caffè linguistici hanno permesso ai residenti più anziani di apprenderne le basi o rispolverare il proprio vocabolario. I segnali stradali e i siti per i visitatori sono ora tutti multilingui (in inglese, francese e Jèrriais). E durante la pandemia del  Covid,  è stato  registrato un enorme aumento di interesse per questa lingua.

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