K metro 0 – Agenzia Nova – Madrid – Il 17 agosto sarà la data costitutiva del nuovo Parlamento spagnolo. La legislatura si insedierà in seguito alle elezioni generali del 23 luglio scorso senza che le tre settimane trascorse dalla chiusura delle urne abbiano permesso di chiarire quali scenari politici attendono il Paese iberico. Se il Partito popolare (Pp)
K metro 0 – Agenzia Nova – Madrid – Il 17 agosto sarà la data costitutiva del nuovo Parlamento spagnolo. La legislatura si insedierà in seguito alle elezioni generali del 23 luglio scorso senza che le tre settimane trascorse dalla chiusura delle urne abbiano permesso di chiarire quali scenari politici attendono il Paese iberico. Se il Partito popolare (Pp) è stata la forza politica più votata assicurandosi 137 seggi al Congresso dei deputati, il suo risultato è stato al di sotto delle aspettative pre elettorali. Neanche con un accordo con la formazione sovranista Vox, terza forza politica del Paese con 33 seggi, e con Unione del popolo navarro (un seggio) riuscirebbe a raggiungere la maggioranza assoluta pari a 176 deputati. Per i popolari, quindi, anche il sostegno della deputata di Coalicion Canarias, Cristina Valido, potrebbe risultare decisivo. Dall’altra parte, il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) del presidente del governo uscente, Pedro Sanchez, con 122 seggi uniti a quelli della piattaforma Sumar di Yolanda Diaz, di Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc), di Eh Bildu e del Partito nazionalista basco (Pnv) avrebbe bisogno dell’astensione cruciale dei sette deputati di Uniti per la Catalogna. Il partito indipendentista di Carles Puigdemont durante la campagna elettorale ha avvertito che non avrebbe facilitato la governabilità del Paese, a prescindere dal vincitore.
Se al Senato il Pp ha la maggioranza assoluta, al Congresso i risultati sono molto vicini e questo mantiene l’incertezza sulla configurazione dell’ufficio di presidenza, l’organo che dirige la Camera bassa e il cui presidente ha il potere di convocare la sessione di investitura. Il leader dei popolari, Alberto Nunez Feijoo, ha affermato in diverse occasioni che in qualità di vincitore delle elezioni – se il re Felipe V gli conferirà l’incarico dopo aver consultato i diversi gruppi parlamentari – cercherà di formare un governo e ha invitato le altre forze politiche a non “provocare una situazione di stallo” in Spagna. Neanche l’annuncio a sorpresa di Vox di voler “cedere” i suoi seggi per favorire l’investitura del leader conservatore senza “pretendere nulla in cambio” non sembra aver sortito, al momento, gli effetti sperati. Il Partito nazionalista basco (Pnv) ha ribadito, infatti, il suo rifiuto nei confronti di Feijoo ricordando che, dopo le elezioni generali, aveva già “espresso chiaramente” la sua posizione contro l’avvio dei colloqui. Il Pnv ha accusato i popolari di aver favorito l’ingresso di Vox in vari incarchi di potere delle istituzioni regionali a seguito delle amministrative del 28 maggio scorso, superando in questo modo “la linea rossa”.
Sanchez affida le sue speranze di tornare a guidare la Spagna a JxCat, una forza politica che non sembra intenzionata a voler concedere nulla se il prossimo governo non si impegnerà formalmente a risolvere definitivamente il conflitto catalano. Puigdemont e i vertici della formazione pro indipendenza hanno chiarito che questo processo passerà necessariamente da un’amnistia per tutti i leader indipendentisti ed un nuovo referendum di autodeterminazione concordato con lo Stato spagnolo. In quest’ottica, più che le pressioni dei socialisti potrebbero fare “breccia” le richieste di Erc che da tempo sembra volersi lasciarsi alle spalle il massimalismo, sostenendo la necessità di essere esigenti ma “ragionevoli” nei negoziati con il governo di Madrid. In attesa della formazione del nuovo Parlamento continua a regnare, dunque, l’incertezza sul futuro politico della Spagna in un momento, tra l’altro, particolarmente importante visto che il Paese detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. La frammentazione e la polarizzazione sembrano essere diventate un elemento caratterizzante del panorama politico iberico che ha superato ormai da oltre 15 anni il tradizionale bipartitismo tra Pp e Psoe. Se Feijoo e Sanchez non saranno in grado di tessere le alleanze necessarie per superare lo stallo e ottenere con successo un’investitura, non sono pochi gli analisti che ipotizzano un ritorno alle urne alle fine del 2023, ovvero lo scenario che avrebbe dovuto verificarsi qualora se il leader socialista non avesse deciso di indire elezioni anticipate dopo la pesante sconfitta alle amministrative dello scorso maggio.