K metro 0 – Roma – La storia della strada di Lachin è ben diversa da quella che si cerca di diffondere, e a tal fine vorremmo precisare che l’Azerbaigian, all’indomani della Guerra Patriottica del 2020, ha ripetutamente denunciato l’utilizzo della strada stessa per attività illegali quali il trasporto di attrezzature militari e mine antiuomo
K metro 0 – Roma – La storia della strada di Lachin è ben diversa da quella che si cerca di diffondere, e a tal fine vorremmo precisare che l’Azerbaigian, all’indomani della Guerra Patriottica del 2020, ha ripetutamente denunciato l’utilizzo della strada stessa per attività illegali quali il trasporto di attrezzature militari e mine antiuomo dall’Armenia al territorio dell’Azerbaigian, la rotazione di formazioni armate illegali, nonché il trasporto illegale di terzi cittadini in Azerbaigian, ma ciò nonostante non sono state prese misure per prevenire tali azioni.
Il 23 aprile scorso l’Azerbaigian ha istituito un checkpoint di frontiera in conformità con la legislazione interna dell’Azerbaigian e le norme internazionali per prevenire attività illegali e garantire la trasparenza. Negli ultimi mesi, centinaia di residenti armeni sono stati autorizzati a passare attraverso questo checkpoint in modo ben regolamentato e trasparente. Nonostante ciò, l’Armenia non ha cessato le sue provocazioni contro l’Azerbaigian e il 15 giugno ha aperto il fuoco contro il posto di blocco.
In relazione al checkpoint, il 6 luglio 2023 la stessa Corte Internazionale di Giustizia ha respinto le richiesta dell’Armenia di definire il checkpoint contrario al precedente ordine della Corte, riconoscendo di fatto il diritto dell’Azerbaigian alla creazione dello stesso sul proprio confine con l’Armenia.
Tra il 1 e il 10 luglio, inoltre, le guardie di frontiera dell’Azerbaigian hanno scoperto il tentativo di contrabbando da parte dell’Armenia con l’utilizzo di veicoli del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR). Al fine di approfondire le indagini, il passaggio attraverso il checkpoint della strada di Lachin è stato temporaneamente interrotto, ma è ora nuovamente aperto per i mezzi della CICR.
L’Azerbaigian ha comunque provveduto a sostenere le esigenze dei residenti armeni attraverso la strada Aghdam-Khankendi.
Le accuse di una “situazione umanitaria tesa” nella regione sono una manipolazione politica dell’Armenia e l’opposizione al trasporto di merci attraverso la strada Aghdam-Khankendi proposta dall’Azerbaigian è un esempio della mancanza di fondamento per queste affermazioni.
In questo contesto, è chiaro che i tentativi di politicizzare l’istituzione del checkpoint di confine di Lachin, che è diritto sovrano dell’Azerbaigian, così come le dichiarazioni sulla presunta crisi umanitaria nella regione, sono prive di fondamento.
Occorre aggiungere che il ritiro completo delle restanti forze armate armene dal territorio dell’Azerbaigian non è stato ancora assicurato, contrariamente alla Dichiarazione Trilaterale del 2020.
È anche noto che la comunicazione senza ostacoli tra le regioni occidentali dell’Azerbaigian e la Repubblica autonoma di Nakhchivan è ostacolata con vari pretesti. Nonostante gli appelli numerosi della comunità Azerbaigiana occidentale, composta da più di 250.000 persone deportate forzatamente dall’Armenia, i loro diritti fondamentali continuano ad essere violati, in quanto è impedito il ritorno alle proprie case di origine.
Il fatto che invece di rispettare l’integrità territoriale e la sovranità dell’Azerbaigian, l’Armenia abbia ostacolato il processo di pace con varie rivendicazioni che citano i “diritti e la sicurezza” degli armeni che vivono nel Karabakh, che è stato occupato per quasi 30 anni e ha subito la pulizia etnica contro gli azerbaigiani, indica le vere intenzioni dei funzionari armeni.
Si ricorda ancora che è in corso un enorme processo di sminamento in Azerbaigian, poiché i territori liberati sono stati gravemente devastati e minati dall’Armenia nei decenni di occupazione, così come si sta realizzando una ricostruzione totale, che permetterà a profughi e rifugiati di tornare a vivere in queste aree.
Nonostante quanto espresso, l’Azerbaigian prosegue nel suo appello all’Armenia perché termini le sue provocazioni militari, non si approfitti illegalmente delle finalità delle organizzazioni internazionali e della giustizia e si impegni per un processo di pace che l’Azerbaigian continua a sostenere.