L’evento ha riunito anche numerosi ospiti del mondo della cultura e della diplomazia. K metro 0 – Roma – L’ambasciata libanese a Roma ha ospitato oggi un appuntamento culturale all’insegna del dialogo nel Mediterraneo. La presentazione delle opere di due artisti italiani, Micaela Legnaioli e Franco Losvizzero, evento che consolida i rapporti diplomatici e di
L’evento ha riunito anche numerosi ospiti del mondo della cultura e della diplomazia.
K metro 0 – Roma – L’ambasciata libanese a Roma ha ospitato oggi un appuntamento culturale all’insegna del dialogo nel Mediterraneo. La presentazione delle opere di due artisti italiani, Micaela Legnaioli e Franco Losvizzero, evento che consolida i rapporti diplomatici e di amicizia fra l’Italia e il Paese medioorientale.
L’iniziativa, che è già stata presentata lo scorso 9 giugno nella capitale libanese, e stata promossa con la cooperazione dell’Istituto Italiano di Cultura a Beirut, presso lo Spazio Culturale Rebirth nel quartiere di Gemmayzeh.
Con la loro opera, i due artisti italiani e Rebirth Beirut confermano il legame profondo che collega le due sponde del Mediterraneo, Italia e Libano, per superare ogni barriera, oltre guerre e inquinamento, e guardare al di là delle ferite di cui Beirut è testimonianza dolorosa ma anche esempio di grande rinascita.
Kmetro0 ha incontrato gli artisti Micaela Legnaioli e Franco Losvizzero presso la sede dell’Ambasciata del Libano a Roma, in occasione dell’esposizione, evento voluto fortemente dall’ambasciatrice libanese Mira Daher.
Micaela Legnaioli, cosa si intende per tecnica della “circumductio umbrae?
“La circumductio umbrae, lega l’arte all’idea di riproduzione del reale e il ritratto alla funzione di ricreare la presenza di una persona. Uno dei miti più antichi sulla nascita della pittura, è quello di Plinio il Vecchio, che rintraccia le origini dell’arte in quel lontano giorno in cui la figlia di un vasaio di Corinto, per serbare nella memoria la figura del suo amato, ne avrebbe ricalcato sul muro la sagoma dell’ombra proiettata dalla luce”.
In quale modo la materia pittorica incide in questa tecnica?
“La materia pittorica, sostanza della pittura, è composta di due elementi, egualmente importanti e assolutamente inseparabili: la materia fisica e quella metafisica. In un quadro questi due elementi si dovrebbero completare reciprocamente in armonia; nelle mie opere la materia, ossia il metallo, viene ossidato o polito in modo da conferire e permettere all’elemento metafisico di manifestarsi nella forma pittorica desiderata, e dona una profondità che richiama i profondi meandri dell’inconscio. Per rivelarsi a noi un’anima deve unirsi ad un corpo, così l’elemento metafisico è la vera sostanza nelle mie opere, che viene espresso attraverso una materia fisica per noi visibile anche in modo concreto. Le lastre di metallo ossidate con acidi e sale vengono segnate, per me questi segni sono riflesso dello stato spirituale depositato in ciascuno di noi”.
Franco Losvizzero, parlaci delle tue opere in carta, su tela e delle sculture in “materiale plastico-ceroso”.
“In questa mostra ho portato otto lavori inediti su carta, realizzati con tecnica a olio e grafite. Il formato A4 già da anni caratterizza la mia produzione più intima. Tra questi ci sono tre lavori della serie “accartocciamenti”. Sono carte gualcite, come riaperte dopo essere state accartocciate. Una di queste, forse la più importante della mostra porta un buco al centro e uno strappo laterale finemente cucito con ago e filo. È di questa ferita o buco che mi premeva parlare. Ho sempre sentito di affondare una mano come in un buco sul fondo del mio stomaco. Tiro su dalla profondità del mio inconscio memorie non solo del mio trascorso ma del passato dell’umanità intera. Simboli di religioni del passato, come segni di una caverna remota affiorano…vengono pescate. Cercando di non giudicarle le riporto sulla tela, sul foglio e a posteriori cerco di interpretarle. Come una sibilla interpretava viscere degli animali sacrificati io interpreto le mie viscere. Sempre un esperimento alchemico è la produzione del mio Materiale-plastico-ceroso che risale al ’99. Sono riuscito ad unire resina e pigmenti con la cera. Il risultato, oltre che resistente ha una trasparenza che mi interessa e un po’ come il vetro di Murano va a formare quelle teste che escono tridimensionali dal muro o dalla tela su cui poi intervengo per definire il “corpo”. A completare la mostra ci sono 15 lavori su tela tutti inediti. Su cui ho usato molto carbone, olio, vernice fluorescente e applicazioni in Materiale-plastico-ceroso”.
Che cosa vuol dire buco per te?
“Per me buco vuol dire ignoto. Il buco nero dello spazio dove il tempo diventa relativo e dove (così dicono) si può entrare in un’altra dimensione. Quella dimensione che apriva “La Porta Alchemica” di Piazza Vittorio a Roma e dove si narra sia scomparso un giovane alchimista. È il buco da dove esce un uovo di quaglia nella performance che ho fatto il 22 febbraio 2022 nei pressi dell’Orto Botanico di Roma (ex Giardino alchemico di Cristina di Svezia) con titolo OVO, ancora inedita perché avvenuta davanti a poche persone, con appuntamento segreto, ma che presto sarà postata sul mio canale YouTube bezz73, che di recente ha raggiunto i 14 milioni di visualizzazioni. Insomma, numerologia, alchimia, il barocco (uno dei periodi più sottovalutati della storia dell’arte), surrealtà, espressionismo ed esoterismo sono il campo dove “odo stormir tra queste piante” …Poi c’è il solco lasciato dall’esplosione al porto di Beirut, che non so se l’avete vista, è stata come una bomba atomica. Ha ucciso centinaia di persone e lasciato la zona del porto fortemente segnata. Un buco, HOLE, con cui fare i conti…Con cui lo spazio che ospita la mostra fa i conti, “Rebirth Beirut” appunto, con cui la mostra si relaziona per conoscere e magari guarire quella ferita che tutti ci accomuna”.