Il nostro viaggio in Tunisia alla scoperta di Djerba e del suo grande patrimonio culturale ed artistico K metro 0 – Tunisi – L’ isola di Djerba, la più grande dell’Africa del nord, sorge a sud della Tunisia, una meta esotica, dal clima mite, facilmente raggiungibile dall’Italia, con scenari unici, tra mare e deserto, natura
Il nostro viaggio in Tunisia alla scoperta di Djerba e del suo grande patrimonio culturale ed artistico
K metro 0 – Tunisi – L’ isola di Djerba, la più grande dell’Africa del nord, sorge a sud della Tunisia, una meta esotica, dal clima mite, facilmente raggiungibile dall’Italia, con scenari unici, tra mare e deserto, natura selvaggia, palme , ulivi, alberi in fiore, datteri, spiagge mediterranee, dune e città bianche desertiche segnate dall’ influenza di berberi, arabi, ebrei e culture africane con un patrimonio storico-artistico straordinario nel suo genere, mix di cultura e tradizioni tra oriente ed occidente.
Questa splendida isola conosciuta anche come “perla del Mediterraneo” e “isola dell’oblio”, decantata anche ai tempi di Omero, rappresenta una meta esotica, dal clima mite, con scenari unici, tra mare e deserto, natura selvaggia, palme, ulivi, alberi in fiore, datteri, spiagge mediterranee, dune e città bianche segnate da una moltitudine di culture: berbera, araba, ebrea e africana, che hanno segnato un passato ricco di avventura e cultura testimoniato da un patrimonio storico-artistico straordinario nel suo genere.
Tale patrimonio, che porta le tracce di un prestigioso passato insieme ai suoi svariati ed affascinanti paesaggi e colori, profumi di spezie, sole caldo e avvolgente e suoni di musiche dal sapore d’oriente, tradizioni e modernità, la rendono una destinazione che attira molti turisti tutto l’anno, grazie al suo prestigioso patrimonio culturale, preservato e protetto da numerose iniziative del Ministero e dall’Ente del Turismo in collaborazione con DMO Djerba (Destination Management Organisation) e sostegno di Swiss contact, che incoraggia la diversificazione e lo sviluppo locale.
In fuga tra i villaggi berberi, nella regione del Dahar
La ricchezza dell’isola, dalle radici antichissime rimane infatti nella sua popolazione che da tempo ha capito l’importanza del turismo e ha cercato di estenderlo anche attraverso l’esplorazione di zone meno conosciute come quelle più antiche della regione del Dahar. Percorrendo il ponte romano (lungo km. 8) che collega l’isola al continente e la strada romana ,El Kantara, attraversando campi di ulivi, si raggiunge il distretto Tataouine fino a Chenini, la cittadella fortificata nel deserto roccioso. Un viaggio ben diverso dalle distese sabbiose che hanno dato vita alle fantasie romantiche dell’isola di Djerba: un paesaggio impervio di deserti inospitali con scenari da fine del mondo, che hanno ispirato Georges Lucas, il regista di Star Wars. Arrivando ai piedi del villaggio e percorrendo una strada panoramica molto tortuosa tra pittoreschi ruderi e decorazioni murarie, un sentiero porta alla famosa Moschea dei Sette Dormienti, situata tra 2 creste. La famosa moschea è dedicata a sette cristiani di Efeso, martirizzati proprio in questo sito e divenuti santi dell’Islam e protagonisti di molti racconti islamici e ricordati anche nel Corano (XVIII sura intitolata ‘al Kahf’, la caverna).
La leggenda narra che sette cristiani per sfuggire alle persecuzione dei romani decisero di trovare riparo in una grotta vicina, li si addormentarono senza più svegliarsi per 400 anni, periodo in cui i loro corpi diventarono sempre più grandi raggiungendo i 4 metri di altezza. Al loro risveglio trovarono l’ Islam l’unica professata al mondo, sempre secondo tale leggenda i sette cambiarono fede e guadagnarono il paradiso.
La valle sottostante Chenini riporta i segni erosivi ben visibili dell’antico mare prosciugatosi da tempo. Gli insediamenti più antichi hanno creato questi straordinari villaggi berberi formati da terrazze naturali, dissiminate da grotte, i cosidetti ‘castelli del deserto‘, ksour, simili a grandi alveari. Proseguendo sulla strada si giunge alla scoperta Ksar Jouawmaa a Beni khdech, altro villaggio troglodita e al Dar Naim a Zammour, dove molte abitazioni sono state trasformate in b&b ed agriturismi, proprio sullo stile della nostri Trulli pugliesi e della nostra Matera, dove è possibile soggiornare scegliendo tra le varie sistemazioni: un’ottima soluzione nell’ottica di valorizzazione di patrimonio culturale tenendo viva l’identità locale, il senso di appartenenza e le tradizioni.
Il ruolo fondamentale della cultura per la promozione di un costante dialogo all’insegna della comprensione interculturale ed interreligiosa
Da sempre la Tunisia è considerato il paese islamico modello di pluralismo e tolleranza, simbolo d’accoglienza, grazie ad un popolo che promuove la propria diversità senza limiti culturali, religiosi e politici. Purtroppo una serie di eventi complici innescati dalla pandemia covid-19, dalla guerra in Ucraina, dai flussi migratori e dal recente attacco criminale che ha colpito la comunità ebraica alla Sinagoga “La Ghriba” di Djerba (9 maggio 2023), hanno creato un’instabilità socioeconomica che continua a destabilizzare il paese.
La Tunisia è stata da sempre terra di approdo di conquistatori e migranti da tutto il Mediterraneo con le loro culture, idiomi e religioni; questo pluralismo culturale, religioso, linguistico derivante dalle ricchezze storiche, artistiche, naturali e generazionali, vera essenza di questa nazione.
L’annuale festività ebraica del Lag ba-Omer a La Ghriba
La ricorrenza ebraica a Djerba del Lag ba-Omer, che segue di 34 giorni l’inizio della Pasqua ebraica e nel calendario gregoriano cade nel periodo di aprile-maggio, è una festività ebraica, che pur essendo celebrata a La Ghriba attraverso un pellegrinaggio di migliaia di persone, (quest’anno ben 7000), provenienti da Tunisia, Algeria, Marocco, Stati Uniti, Italia e Francia e naturalmente Israele, ne rappresenta anche un eclatante esempio di incontro e festa non solo per gli ebrei ma per tutti.
E’ una festività che prevede riti con abiti, fiori, canti e balli, banchetti e cerimoniali propiziatori dall’offerta delle primizie, al dono della Torah (testo sacro scritto su pelle di gazzella e conservata con i suoi preziosi cilindri d’argento, tra le più antiche al mondo), alle processioni in cui i fedeli sorreggono il tradizionale “memorah” (candelabro ebraico a 7 braccia) decorato con sciarpe donate dai fedeli, omaggiato di fiori ed gli oggetti venduti all’asta, all’accensione delle candele fino al famoso rituale delle uova con scritti i nomi e desideri di guarigione e fertilità, depositate nel punto in cui venne trovata la giovane donna morta, fatta santa grazie alle sue capacità di guarigione e per essere stata ritrovata miracolosamente integra, dopo l’incendio.
La comunità ebraica, la prima ad insediarsi qui a Djerba a partire dal VI sec , ha origini e radici antichissime, tanto che una leggenda ebraica narra che l’isola di Djerba si sia distaccata dalla terra di Israele, atrio di Gerusalemme e in seguito alla distruzione del Tempio di Salomone, da parte di Nabucodonosor, alcuni ebrei Kohanim, fuggendo, portarono con se pietre del tempio, che impiegarono per la costruzione della famosa sinagoga della Ghriba e che tuttora, sono conservate all’interno della sua cripta.
Particolare attenzione presta la sua architettura, caratterizzata esternamente da un edificio bianco con finestre azzurre e internamente da mosaici turchesi e alte colonne rendendola un monumento candidato nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco, esempio di convivenza di fedi diverse da millenni: ebraica, musulmana e cristiana.
Houmt Souk: il vivace capoluogo dell’isola
Il tranquillo centro culturale dell’isola, Houmt Souk è un centro caratterizzato da suggestive casette bianche con le finestre blu e dall’animato souk, mercato centrale degli alimentari e delle spezie, dove ogni mattina, si svolge l’asta del pesce, con i banditori, assisi su alti sgabelli, che assegnano quantità di pesci al miglior offerente. Nella piazza centrale e nei dintorni si può trovare tutto quello che viene prodotto a Djerba: dalle anfore d’argilla, tipiche dell’isola, provenienti dalla zona di Guellala ed utilizzate anche per la pesca dei polipi, ai bracciali d’argento berberi, dai classici tappeti intrecciati a mano alle ceramiche di ogni gusto e colore. Passeggiando per la città vecchia si cammina accanto ai Foundouk, antiche stalle e magazzini alcuni dei quali ora trasformati in alberghi. Vicino al souk alcuni edifici religiosi:la moschea degli Stranieri, la zaouia di Sidi Brahim, la moschea dei Turchi. testimonianza dell’influenza ottomana e la chiesa cattolica di S.Giuseppe, con il suo rappresentativo mosaico con la pianta dell’Ulivo, tipica di Djerba, che rappresenta le origini delle religioni.
Vicino al souk troviamo vari edifici religiosi: – la moschea degli Stranieri, coperta da cupole, – la zaouia di Sidi Brahim con il tetto della cupola a squame in maiolica, – la moschea dei Turchi (Echeikh), testimonianza dell’influenza ottomana e la chiesa cattolica di S.Giuseppe, con il suo rappresentativo mosaico con la pianta dell’Ulivo, tipica di Djerba, che rappresenta le origini delle religioni con i suoi 2 tronchi primari Abramo e Mosè con le varie molteplici diramazioni religiose. Tutti i rami e le foglie sono le persone che convivono in pace. Questa rappresentazione è nuovamente la dimostrazione significativa del popolo tunisino, mix di diversità religiosa e culturale che coesiste da secoli.
La popolazione a Djerba, in prevalenza berbera e di religione islamica, di credo ibadita, rifiuta ogni forma di fanatismo predicando la pratica rigorosa dell’Islam originario.
Un altro esempio di vicinanza tra comunità diverse è la scuola mista laica Essouani, dove convivono varie religioni.
Invece l’attuale comunità ebraica che vive nel ghetto vanta la scuola ebraica talmudica, con all’interno una propria sinagoga.
In Tunisia nell’ambito dell’educazione, segnaliamo di particolare interesse, il Master di ricerca in civiltà e religioni comparate: un ulteriore messaggio di pace, valore distintivo della loro società.
Il quartiere Erriadh: il progetto Street Art Djerbahood
Un’altra testimonianza d’esplorazione d’identità culturale è il vicino quartiere Erriadh, uno dei più antichi villaggi della Tunisia: museo a cielo aperto, miscellanea di etnie e culture rappresentate attraverso murales. grazie al progetto innovativo Street Art Djerbahood, ideato dal gallerista franco-tunisino Mehdi Ben Cheikh nel 2014 e proseguito successivamente con i graffiti e le decorazioni su oggetti, come giare e maioliche di Djerbahood 2, realizzate da artisti provenienti da 31 Paesi del mondo.
A conclusione di questo viaggio potremmo considerare che il percorso avviato dalla Tunisia per il riconoscimento di Djerba come patrimonio mondiale dell’UNESCO https://www.destination-djerba.com/djerba-unesco/ , sia un elemento fondamentale allo stimolo di uno sviluppo economico importante che possa favorire il turismo in maniera propositiva a garanzia di una crescita allo sviluppo turistico-economico anche in ottica occupazionale, purchè si mantenga viva l’identità locale e si rafforzi il senso di appartenenza, costituendo una testimonianza unica o quanto meno eccezionale di una civiltà o una tradizione culturale che possa inventare nuovi percorsi di sviluppo.
Il turismo tunisino, ha la necessità di affrontare nuove sfide per migliorare il proprio posizionamento e valore aggiunto in un mercato globale competitivo e sempre più segmentato, ci auguriamo dunque, che queste iniziative possano essere di buon auspicio per una buona ripresa economica della Tunisia e arginare la situazione complicata che il paese sta vivendo.
Indirizzi utili:
Tunisair https://www.tunisair.com/site/publish/content/
Inspiring Tunisia https://www.discovertunisia.com/it/
Djerba Destination https://www.destination-djerba.com/