K metro 0 – Nova – Roma – Gli investigatori delle Nazioni Unite sui diritti umani hanno accusato le truppe del Mali e il “personale militare straniero” di aver ucciso più di 500 persone nel villaggio di Moura, nel Mali centrale, lo scorso anno. In un rapporto pubblicato oggi, gli esperti dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani
K metro 0 – Nova – Roma – Gli investigatori delle Nazioni Unite sui diritti umani hanno accusato le truppe del Mali e il “personale militare straniero” di aver ucciso più di 500 persone nel villaggio di Moura, nel Mali centrale, lo scorso anno. In un rapporto pubblicato oggi, gli esperti dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) affermano che le uccisioni sono avvenute durante un’operazione contro un gruppo jihadista e che, dopo uno scambio di colpi di arma da fuoco, gli abitanti del villaggio sono stati arrestati e uccisi, mentre decine di donne sono state stuprate. I non meglio precisati “militari stranieri” citati nel rapporto vengono descritti come “uomini bianchi in divisa che parlano una lingua “sconosciuta”, con un riferimento piuttosto chiaro al gruppo paramilitare russo Wagner, presente nel Paese. Nel rapporto vengono inoltre citate dichiarazioni ufficiali maliane sulla presenza di “istruttori” russi che aiuterebbero i militari maliani nella lotta contro i jihadisti, oltre a commenti attribuiti al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov sulla presenza della società di sicurezza russa privata Wagner in Mali.
L’Ohchr “ha ragionevoli motivi per ritenere che almeno 500 persone siano state uccise in violazione di norme, standard, regole e/o principi del diritto internazionale” tra il 27 e il 31 marzo 2022 nella città di Moura, afferma il rapporto, secondo cui le vittime – tra cui circa 20 donne e sette bambini – sono state “giustiziate dalle forze armate maliane e da “personale militare straniero” che aveva il controllo completo dell’area. Gli esperti Onu, prosegue il rapporto, hanno anche “ragionevoli motivi per ritenere che 58 donne e ragazze siano state vittime di stupro e altre forme di violenza sessuale”, oltre a denunciare atti di tortura su persone che già arrestate in precedenza. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha definito i risultati “estremamente inquietanti”. “Esecuzioni sommarie, stupri e torture durante i conflitti armati equivalgono a crimini di guerra e potrebbero, a seconda delle circostanze, costituire crimini contro l’umanità”, ha affermato in una nota. Il rapporto si è basato su un’indagine della divisione per i diritti umani della Missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite (Minusma).