K metro 0 – Stoccolma – Secondo un’indagine congiunta delle televisioni pubbliche di Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia, almeno 38 agenti dei servizi segreti russi hanno lavorato nelle ambasciate russe nei Paesi nordici. A riferirlo è RTVE.

Il secondo episodio della serie di documentari in tre parti “Putin’s Shadow War” rivela le identità di queste 38 spie russe. La ricerca è stata condotta per un anno dai canali televisivi SVT, YIe, NRK e DR in collaborazione con il Dossier Center for Investigative Journalism, che ha accesso a migliaia di database infiltrati all’interno della Russia con informazioni su questi individui, sul loro background e sulle loro aree di competenza.

Le identità degli agenti dell’intelligence russa che si fingono diplomatici sono state verificate da fonti indipendenti. Secondo i servizi di intelligence e di sicurezza nordici, circa un terzo del personale delle ambasciate russe nella regione è costituito da agenti dell’intelligence del presidente russo Vladimir Putin. Dei 38 agenti identificati, 21 hanno lasciato i Paesi in cui erano di stanza nel 2022 e 17 sono ancora attivi nei Paesi nordici, secondo le fonti consultate dai media.

L’inchiesta giornalistica “Mission: Investigate” ha confermato pertanto l’identità di 21 agenti dell’intelligence russa in Svezia, appartenenti ai servizi segreti esteri (SVR), ai servizi segreti militari (GRU) o al servizio di sicurezza federale (FSB). Due fonti di intelligence occidentali hanno confermato le loro identità.

Almeno tre di questi 21 ufficiali russi sono stati espulsi nel 2022 e altri cinque hanno lasciato il Paese per altri motivi. A questo proposito, al momento ci sono almeno 13 presunte spie russe attive che lavorano presso l’ambasciata russa in Svezia.

Il secondo episodio della serie di documentari rileva che 10 delle 13 presunte spie russe hanno lo status diplomatico, ma tutte godono dell’immunità diplomatica e della protezione prevista dalla Convenzione di Vienna.

Il capo del controspionaggio del Servizio di sicurezza svedese, Daniel Stenling, spiega nell’episodio che gli agenti dell’intelligence russa sarebbero stati inviati in Svezia per svolgere attività non autorizzate e dannose contro il Paese nordico. In effetti, Stenling sottolinea che la maggior parte degli agenti dell’intelligence presenti in Svezia sono russi.

L’espulsione di agenti dei servizi segreti non elimina tuttavia la minaccia dello spionaggio. A metà di questo mese, una settimana prima dell’uscita della serie di documentari “Putin’s Shadow War”, le autorità norvegesi hanno dichiarato “persona non grata” circa 15 diplomatici dell’ambasciata russa in Norvegia, in quanto il loro lavoro non era “compatibile con il loro status”.

In Danimarca, sette agenti dei servizi segreti hanno lasciato il Paese dopo che è stato reso noto il loro doppio lavoro. “Questo è un passo importante per contrastare e ridurre il livello di presenza dell’intelligence russa nel Paese, che ha portato a un aumento della minaccia”, ha spiegato il ministro degli Esteri Anniken Huitfeldt.

In questo episodio, il capo del controspionaggio dei servizi segreti danesi (PET), Anders Henriksen, conferma l’espulsione dei 15 agenti dell’intelligence russa, ma sottolinea che “questo non ha eliminato la minaccia dello spionaggio. La Russia troverà nuovi modi per spiare la Danimarca”, ha aggiunto.

Inger Haugland, del Servizio di sicurezza della polizia norvegese (PST), evidenzia che gli agenti dei servizi segreti russi “lavorano per Putin e il suo regime”. “Vogliono ottenere informazioni e influenze che possano dare alla Russia un vantaggio”.