K metro 0 – Bruxelles – Cosa c’è dietro le aperture di Macron alla Cina? E’ la prima delle tre domande fondamentali sollevate da Jonathan Fenton-Harvey, giornalista ed esperto di geopolitica, circa le prospettive di sviluppo di un’iniziativa autonoma dell’Unione Europea dopo la visita in Cina del capo di Stato francese il 6 e 7
K metro 0 – Bruxelles – Cosa c’è dietro le aperture di Macron alla Cina? E’ la prima delle tre domande fondamentali sollevate da Jonathan Fenton-Harvey, giornalista ed esperto di geopolitica, circa le prospettive di sviluppo di un’iniziativa autonoma dell’Unione Europea dopo la visita in Cina del capo di Stato francese il 6 e 7 aprile scorsi, accompagnato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
L’opinione di Fenton-Harvey, sollecitata dall’agenzia di stampa governativa turca Anadolu, è che Macron da solo non può organizzare un’Europa unificata. I suoi Stati membri sono molto divisi sui rapporti con Washington e con Pechino. E l’idea che l’Europa non dovrebbe essere un “vassallo” degli USA, ma agire in modo indipendente, si scontra con la tendenza di Washington a stringere le fila tra i suoi alleati per contenere la Cina e dissuaderla dall’invasione di Taiwan.
A capo di una corposa delegazione, con 4 ministri (tra cui Economia ed Esteri) e di oltre 50 leader di colossi aziendali come EDF, Alstom, Veolia ed Airbus, Macron ha firmato vari accordi tra Parigi e Pechino in diversi settori.
Uno dei principali è stata la creazione di una nuova linea di assemblaggio di Airbus nello stabilimento di Tianjin, per raddoppiare la capacità produttiva di modelli A320.
Alla ricerca di una maggiore autonomia, la Francia si è adattata al crescente peso economico e diplomatico della Cina negli ultimi anni. Da qui un misto di pragmatismo nei confronti della superpotenza asiatica confronti, combinato con una posizione politica più ideologica (l’Europa come “terza forza” nella ricerca di “una via per la pace” in Ucraina d’intesa con Pechino).
La seconda domanda sollevata da Fenton Harvey è: “quali potrebbero essere le reazioni di Washington di fronte alla posizione di Macron?
L’ambizione di Macron di trasformare l’UE in una “terza superpotenza”, per sfidare il duopolio tra Stati Uniti e Cina potrebbe certamente provocare attriti con Washington. Dopotutto, Macron ha dichiarato esplicitamente che Parigi al momento non sarebbe intervenuta se la Cina avesse invaso Taiwan.
Ciò non toglie che in precedenza la Francia abbia ritenuto cruciali i legami con l’alleanza guidata dagli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico, cercando intese con partner di Washington come India e Giappone, che temono la militarizzazione della Cina in quest’area.
Come la Germania e i Paesi Bassi, anche la Francia ha schierato la sua marina nella regione con l’obiettivo dichiarato di proteggere il commercio marittimo e la sicurezza.
Tuttavia, in quanto potenza regionale, Parigi ha più interessi acquisiti nell’Asia-Pacifico, dove si trovano 7 dei suoi 13 territori d’oltremare. Ma in quanto media potenza basata in Europa piuttosto che globale, può svolgere solo un ruolo limitato nella sicurezza regionale e, pertanto, avrebbe ancora bisogno di collaborare con gli Stati Uniti. Un obiettivo chiave di Macron era ottenere il sostegno della Cina per convincere la Russia a porre fine alla guerra in Ucraina, dimostrando che per l’Europa la guerra Russia-Ucraina è una priorità rispetto alla questione di Taiwan e alla militarizzazione della Cina. Ciò potrebbe favorire una divisione di compiti, con Washington concentrata sull’Indo-Pacifico, e gli stati dell’UE sull’Ucraina.
La terza domanda è infine: “L’Europa può agire autonomamente sulla Cina?
Macron da solo può poco. E gli Stati membri dell’UE hanno posizioni diverse sui rapporti con Washington e Pechino.
L’Olanda, ad esempio, ha ceduto al pressing americano sui semiconduttori accettando di iniziare a limitare le esportazioni di apparecchiature avanzate per la produzione di microchip in Cina, unendosi così agli sforzi dell’amministrazione Biden per rallentare lo sviluppo militare della Cina tagliando l’accesso a tecnologie avanzate.
Nel frattempo, la Polonia ha dichiarato il suo pieno sostegno all’alleanza per la sicurezza con gli Stati Uniti, annunciando un potenziamento delle sue forze armate, con tutti i rischi che ne derivano per il conflitto in corso tra Russia e Ucraina. Con tanti saluti ai buoni propositi di Macron…
Da parte sua, durante la visita a Pechino, Ursula von der Leyen ha avvertito che l’UE dovrebbe continuare a proteggere i propri interessi commerciali senza diventare troppo dipendente dalla Cina. E alcuni eurodeputati si sono spinti a dire che la Francia non parla per tutta l’Europa. Allo stesso tempo, la Germania ha espresso il suo sostegno al rafforzamento dei rapporti commerciali con la Cina, per compensare l’attuale crisi economica del Vecchio Continente dopo la guerra Russia-Ucraina.
Queste divisioni dell’UE limitano le sue capacità di agire come un’efficace protagonista sulla scena internazionale. Anche se promuove il libero scambio nell’Asia-Pacifico e sfida la Cina solo sui diritti umani, i singoli Stati membri continuerebbero così a beneficiare dei legami con gli USA, mentre altri, in varia misura, si adatterebbero all’ascesa della Cina, che alla fine, grazie alla sua influenza economica, è riuscita a dividere una potenziale alleanza occidentale. Mentre i confini tra “l’ordine mondiale liberale” e i suoi “avversari autoritari” diventano meno chiari.
(Anadolu Agency Türkie)