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Francia, undicesimo giorno contro la riforma delle pensioni

K metro 0 – Parigi – Undicesima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni. Dopo aver raccolto il 28 marzo tra i 740.000 e gli oltre due milioni di persone in piazza, secondo i dati del Ministero dell’Interno e della CGT, il gruppo intersindacale convoca nuovamente manifestazioni e interruzioni del lavoro per protestare contro

K metro 0 – Parigi – Undicesima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni. Dopo aver raccolto il 28 marzo tra i 740.000 e gli oltre due milioni di persone in piazza, secondo i dati del Ministero dell’Interno e della CGT, il gruppo intersindacale convoca nuovamente manifestazioni e interruzioni del lavoro per protestare contro la riforma delle pensioni oggi giovedì 6 aprile. Un modo per i sindacati di mantenere la pressione sull’esecutivo, prima della tanto attesa decisione del Consiglio Costituzionale, che dovrà pronunciarsi sulla conformità del testo alla Costituzione, venerdì 14 aprile.

“Non credo che la storia finisca oggi – afferma Dominique Andolfatto, politologo specializzato in sindacalismo, ricercatore presso il Centro di ricerca e studio in diritto e scienze politiche e docente all’Università della Borgogna-Franca Contea -. È piuttosto una tappa, un momento intermedio prima della decisione del Consiglio costituzionale, prevista per venerdì 14 aprile”. Nel frattempo, l’intersindacale vuole dimostrare di esistere ancora. Accettando l’incontro con il Primo Ministro Elisabeth Borne ieri a Matignon, i sindacati hanno voluto puntare i riflettori sulla loro unità e sulla loro inflessione. Possono giocare sul rifiuto del capo del governo di muoversi sui 64 anni per cercare di rimobilitarsi.

La decisione del Consiglio costituzionale del 14 aprile potrebbe rimettere un tassello nella macchina. Lo scenario più probabile è una censura parziale, ma non sul cuore della riforma. Il Consiglio costituzionale deve anche decidere sul referendum di iniziativa condivisa voluto dalla sinistra per bloccare l’applicazione della legge prima che venga organizzata una consultazione, che potrebbe essere una via d’uscita per il movimento. Non tutto si deciderà oggi, appunto, ma i sindacati non devono perdere nemmeno questa giornata. Se la partecipazione fosse bassa e scendesse ad esempio a 300.000 persone, significherebbe che la strada si sta esaurendo.

Da parte sua, il governo aspetta. Se la mobilitazione in piazza diminuisce, l’esecutivo penserà che la sua pazienza è stata premiata. Fin dall’inizio, in effetti lo sciopero ha avuto un andamento altalenante: a volte i giorni di mobilitazione sono molto partecipati, altre volte si assiste a un calo. È la logica di questo tipo di movimento, perché i sindacati non possono mobilitare tutti in modo permanente. Erano 30 o 40 anni che non si verificava una mobilitazione di questa portata, con quattro giorni che hanno riunito più di un milione di manifestanti, secondo i dati del Ministero dell’Interno.

Eppure l’intersindacale non vuole arrendersi. È ancora molto combattiva e ferma sulle sue posizioni. Il primo problema era sapere se la nuova dirigenza della CGT avrebbe mantenuto l’unità con gli altri sindacati. Questo è stato il caso dopo l’elezione di Sophie Binet. L’altra incognita era se Laurent Berger, alla guida della CFDT, si sarebbe mosso verso un compromesso con il governo, ma questa non sembra affatto essere la strada scelta. Infine, ci avviciniamo a maggio, mese noto per le mobilitazioni. Non sembra che il movimento si fermi ora.

Tuttavia, gli scioperanti sono sempre meno. Il traffico della SNCF e della RATP, ad esempio, sarà poco perturbato questo giovedì. Anche l’obiettivo di bloccare la Francia non è stato raggiunto. Il vero successo dell’intersindacale è rappresentato dalle manifestazioni interprofessionali, ed è a questo che il governo sta guardando. Nel frattempo, TotalEnergies proroga “temporaneamente” il tetto dei prezzi a 1,99 euro al litro. Dal 1° marzo, i prezzi della gamma classica (diesel unico e benzina SP95) sono stati limitati per tutto il 2023.

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