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L’importazione di tek birmano, vietata dall’UE, continua aggirando i controlli

K metro 0 – Bruxelles – Può un legno pregiato travestirsi da legno meno ricercato, ed eludere così i controlli alle dogane?  Sì, accade. Accade nei porti europei, dove il tek birmano arriva in container camuffato da legno indiano. In realtà è tek dalla Birmania che viene lavorato in India e poi arriva in Europa

K metro 0 – Bruxelles – Può un legno pregiato travestirsi da legno meno ricercato, ed eludere così i controlli alle dogane?  Sì, accade.

Accade nei porti europei, dove il tek birmano arriva in container camuffato da legno indiano. In realtà è tek dalla Birmania che viene lavorato in India e poi arriva in Europa in containers con un 30% di legno indiano e un 70% di tek birmano.

Vendere tek birmano è teoricamente illegale. La Birmania è un paese che ospita le ultime foreste naturali di teak del mondo, che hanno perso il 20% della loro superficie in 20 anni: l’equivalente di un’area grande quanto la Svizzera.  

Le foreste del Myanmar attualmente si estendono per il 63% del territorio, ma solo il 38% di queste, si possono ancora considerare integre. Su 19 milioni di ettari di foreste naturali di tek presenti nel mondo, oltre 16 milioni sono nell’ex Birmania (dati dell’ultimo report sulle foreste della “Extractive Industries Transparency Initiative in Myanmar”.

Per combattere la deforestazione illegale, già nel 2016 il governo di Aung San Suu Kyi aveva fissato quote di legname. Ma nonostante un severo embargo il tek della Birmania è ancora venduto per equipaggiare yacht e altre imbarcazioni di lusso, grazie al fatto che, crescendo in zone calde e umide ha una  bassa capacità di restringimento che gli permette di tollerare l’alto tasso di umidità, offrendo sempre grande resistenza.

“Quando vedo una barca uscire da un porto europeo e guardo il tek, vedo subito che viene dalla Birmania perché è oliato naturalmente”, spiega un trasformatore europeo di legno birmano.

La domanda è forte, quindi l’offerta non si è mai fermata. Il tek birmano, caratteristico per le fibrature scure e rossastre, è considerato tra i più pregiati e costosi al mondo. Il suo commercio, che copre il 70% del tek richiesto nel mondo, ha un giro d’affari di quasi due miliardi di dollari.

Anche il tek indonesiano e quello filippino sono molto richiesti sul mercato, tuttavia si tratta di legni provenienti da alberi in via d’estinzione, perciò il loro commercio è ridotto.

In realtà questi ed altri paesi asiatici producono quasi solamente tek già lavorato, ovvero nella forma lamellare, mentre l’unico tek totalmente naturale oggi presente in commercio è quello proveniente dalla Birmania.

Dopo il colpo di Stato dei militari  in Myanmar, nel febbraio 2021, il tek birmano è stato bandito in Europa e negli Stati Uniti. L’intera  Unione europea ne ha vietato le importazioni per non finanziare la giunta e il suo regime repressivo, imponendo un regolamento (EUTR: European Union Timber Regulation) volto a contrastarne il commercio all’interno dell’Unione.

Ma le normative europee volte a ridurre le importazioni di tek birmano sono state aggirate attraverso i porti europei con controlli più permissivi. Un rapporto della Ong britannica Eia (Environmental investigation agency)   ha individuato 27 aziende che importano nell’Unione europea prodotti in tek dal Myanmar.

I controlli dunque non hanno funzionato. E questo già prima del golpe militare in Birmania.  Per aggirare le regole, gli importatori sono passati attraverso nuovi porti. Nel 2019, mentre Olanda, Germania, Belgio, Finlandia, Slovenia, Francia, Danimarca e Regno Unito hanno ridotto i loro volumi annuali di legname importato dalla Birmania, cinque Stati membri dell’UE hanno notevolmente aumentato le loro importazioni: Svezia, Italia, Croazia e Grecia.

L’Italia ha fatto la sua parte in questi traffici illegali effettuando “nell’Ue il 66% delle importazioni di legno birmano (…) per quasi 24 milioni di euro”, secondo il rapporto dell’Eia. Soltanto a marzo, aprile e maggio 2021 (i primi 3 mesi successivi al golpe militare in Birmania), i dati dell’Eia mostrano importazioni in Italia dal Myanmar fino a 1,5 milioni di euro, riferisce Alessandro De Pascale in un suo articolo sul quotidiano “Il Manifesto” (“Legno birmano, le aziende italiane complici dei militari”, 8 settembre 2021).

“Solo in un’asta del maggio 2021, undici aziende hanno acquistato legname dalla Mte” Myanmar Timber Enterprise (l’azienda di Stato monopolista), si legge ancora nel  rapporto dell’Eia. Tre di queste (le birmane Thein Than Htun Manufacturing Company, United Wood Industries e Win Enterprise), per le dogane italiane sono terzisti “esportatori di teak dal Myanmar all’Italia”.  Ad acquistare quel legno via Croazia, secondo l’Eia, ditte come la friulana «Hf Italia» (rivestimenti per le principali compagnie crocieristiche e per i cantieri navali degli yacht di lusso). Ci sono poi le spedizioni della Comilegno (Driolassa, UD), «effettuate tramite la Myanmar Rice Trading (Mrt) e la Ipl Pte Ltd» (sede a Singapore), “parte del conglomerato di aziende Ige Group (…) gestito dal ricco cittadino birmano Ne Aung”, dai “numerosi legami con i militari” secondo l’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu. Nel settembre 2017, il suo Ige Group «ha donato oltre 35mila dollari all’esercito del Myanmar (…) al momento della cosiddetta “operazione di sgombero” dei militari contro i Rohingya” (una minoranza etnica di religione islamica originaria del territorio della Birmania occidentale al confine con il Bangladesh), stigmatizzata dalla comunità internazionale come pulizia etnica e genocidio

Grazie alle indagini dell’ICIJ (il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi)  sono stati acquisiti documenti che permettono di identificare i beneficiari delle aste di legname effettuate in Birmania. Tra questi acquirenti, figurano una serie di aziende indiane che vendono a player francesi ed europei, come la MP Veneers che ha acquistato ingenti quantitativi di tek birmano nell’ottobre 2022.

E intanto in Birmania la deforestazione continua. “Sui nostri dati satellitari, abbiamo scoperto che continuava nell’est del Paese, dove le milizie armate continuano il loro commercio illegale di legname”, afferma Wim Myo Hut, capo dell’associazione birmana EcoDev. Si dice che questo commercio illecito sia persino aumentato dopo il colpo di stato. Solo nel marzo 2022, le autorità indiane hanno sequestrato legname illegale per un valore di quasi 3 milioni di dollari. E ulteriori sequestri sono avvenuti nel luglio 2022, con alcuni trafficanti che nascondevano il tek in sacchi di carbone.

(franceinfo/Environmental investigation agency/Extractive Industries Transparency Initiative in Myanmar).

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