K metro 0 – Roma – “Fare i tamponi a tutti adesso è la cazzata del secolo“. Lo scrive Raniero Guerra, all’epoca dei fatti direttore vicario dell’Oms, in una chat con il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro che replica: “No, è ognuno va per conto suo”. La conversazione, inserita negli atti della chiusura inchiesta della procura
K metro 0 – Roma – “Fare i tamponi a tutti adesso è la cazzata del secolo“. Lo scrive Raniero Guerra, all’epoca dei fatti direttore vicario dell’Oms, in una chat con il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro che replica: “No, è ognuno va per conto suo”. La conversazione, inserita negli atti della chiusura inchiesta della procura di Bergamo che ha indagato sulla pandemia, risale al 15 marzo 2020 quando il virus stava accelerando la sua corsa, i tamponi scarseggiavano e non era chiara la linea se usarli solo chi avesse sintomi o per tutti. In un altro messaggio, di qualche ora dopo, Guerra aggiunge: “Ho parlato con Galli, poi, e gli ho detto di desistere dal proporre scemenze come tamponi per tutti…ha convenuto, spero…a domani”.
Nelle quasi 2500 pagine dell’inchiesta in cui si raccolgono documenti ufficiali, chat e le testimonianze di politici ed esperti in prima linea, emergono i punti di debolezza: tracciamento, tamponi e medici di base, ma vengono alla luce anche quelle che sono anche visioni diverse di come affrontare e rispondere al virus che avanza inesorabile.
In una chat del 23 febbraio 2020 Giuseppe Ruocco, ex segretario generale del ministero della Salute scrive: “Qui si stanno demoralizzando tutti, e il ministro ormai è nel pallone”. E sei giorni dopo, sempre con la stessa interlocutrice: “Sta succedendo di tutto: pareri del comitato difformi da Conte e ministro, ripensamenti sollecitati, gente richiamata a venire qui… la guerra mondiale”. Gli atti ricostruiscono l’emergenza, giorno per giorno, in un crescendo di richieste da parte di esponenti delle Regioni e medici che lottano per avere qualche mascherina o anche solo pochi tamponi che diventano sempre più appelli quasi disperati.
“Non si può non segnalare il ritardo del Ministero della salute nella gestione dell’emergenza. Solo il 4 marzo 2020, infatti, approntava una prima stima dei costi per l’acquisto di attrezzature ospedaliere, allorquando ormai in Lombardia vi erano già 1.820 casi, 73 deceduti e 209 persone in terapia intensiva”, una delle considerazioni contenute nella chiusura inchiesta dei magistrati di Bergamo che per tre anni hanno cercato di ricostruire le prime fasi della pandemia e le risposte istituzionali all’emergenza Covid.