K metro 0 – Londra – Nell’Atlantico sudoccidentale, si riaccende il secolare contrasto anglo-argentino sulle Isole Falkland (o, per Buenos Aires, Malvine): sulle quali, la Gran Bretagna ha riaffermato ultimamente la sua sovranità, dopo che l’Argentina si è ritirata dall’accordo di cooperazione e “buon vicinato” siglato nel 2016 (a quasi 35 anni dalla guerra dell’aprile
K metro 0 – Londra – Nell’Atlantico sudoccidentale, si riaccende il secolare contrasto anglo-argentino sulle Isole Falkland (o, per Buenos Aires, Malvine): sulle quali, la Gran Bretagna ha riaffermato ultimamente la sua sovranità, dopo che l’Argentina si è ritirata dall’accordo di cooperazione e “buon vicinato” siglato nel 2016 (a quasi 35 anni dalla guerra dell’aprile 1982), chiedendo nuovi colloqui sul futuro dell’arcipelago.
La dichiarazione di Londra – informa AP – è arrivata dopo che il ministro degli Esteri argentino, Santiago Cafiero, ha dichiarato su Twitter di aver informato il ministro degli Esteri britannico James Cleverly, della decisione del suo Paese di ritirarsi dall’accordo del 2016, quando i due ministri si sono incontrati ai margini del vertice del G-20 in India la scorsa settimana.
“Le Isole Falkland sono britanniche”, ha twittato Cleverly venerdì scorso. “Gli isolani hanno il diritto di decidere il proprio futuro: hanno scelto di rimanere un territorio britannico d’oltremare autonomo”, ha aggiunto il ministro inglese. Riferendosi al referendum tenuto nelle isole nel 2013, in cui i residenti hanno votato in modo schiacciante (col 99,8% dei “Sì”) a favore di rimanere sotto la sovranità britannica.
Cafiero ha anche affermato di aver proposto nuovi colloqui anglo-argentini, in linea con una risoluzione dell’Assemblea generale ONU del 1965, che incoraggiava i due Paesi a trovare una soluzione pacifica alla disputa sulle isole.
L’Argentina sostiene che le isole le furono sottratte illegalmente nel 1833. La Gran Bretagna, che afferma invece che la sua rivendicazione territoriale risale al 1765, inviò una nave da guerra alle isole appunto nel 1833, per espellere le forze argentine, che avevano cercato di stabilire la sovranità sul territorio. Buoenos Aires per quasi 150 anni ha rivendicato la sovranità sulle isole, distanti circa 480 chilometri dal Sud America e ospitanti circa 3.500 persone: territorio povero di particolari risorse naturali, ad eccezione di possibili giacimenti petroliferi e di gas subacquei.
Nel 1982, poi, l’Argentina invase le isole, innescando una guerra di due mesi che causò – ricorda AP – la morte di 255 membri delle forze britanniche, tre isolani e 649 membri delle forze argentine. Con la loro espulsione, la Gran Bretagna riaffermò il proprio controllo sul territorio: in Argentina, il fallimento della guerra determinò, l’anno seguente, la caduta della dittatura (che era al potere da 7 anni), con un processo del tutto simile a quello che, nel 1974, aveva portato alla fine della dittatura dei colonnelli greci, caduti col fallimentare conflitto con la Turchia sulla questione di Cipro.
In seguito, la misura principale presa dal governo britannico alle Falkland, escludendo di conceder loro l’indipendenza (e, a maggior ragione, di accettare un loro passaggio alla sovranità argentina), ma anche di reintrodurre, per le isole, rapporti di subordinazione coloniale), è stato il ripristino e il perfezionamento, per i cittadini residenti, dello status di cittadini britannici a pieno titolo. La Gran Bretagna, in pratica, per le Falkland ha introdotto – sull’esempio, dagli anni ’50 in poi, della Francia per varie sue colonie – lo status di territorio britannico d’Oltremare: poi confermato dal referendum del 2013, Al quale, però, Buenos Aires ha reagito disconoscendo la validità dell’esito del voto, giudicato dall’allora presidente argentina Kirchner come una “parodia”.
David Rutley, ministro britannico per le Americhe, ha espresso disappunto per la decisione dell’Argentina. “L’Argentina ha scelto di allontanarsi da un accordo che ha portato conforto alle famiglie di coloro che sono morti nel conflitto del 1982”, ha detto su Twitter Rutley, che ha recentemente aveva visitato Buenos Aires. “L’Argentina, il Regno Unito e le Falkland hanno tutti beneficiato di questo accordo”. L’iniziativa per promuovere una soluzione pacifica per le Falkland/Malvinas spetta, ora, soprattutto all’ONU, col suo Special Committee on Decolonization, che ha lo scopo di controllare annualmente l’amministrazione inglese delle isole evitando ritorni di colonialismo (al quale Comitato, però, nel 2017 partecipavano solo 29 membri ONU); ma anche all’ OSA, Organizzazione degli Stati delle Americhe, equivalente latino-americano dell’africana OUA e al MERCOSUR, la “CEE americana”, da tempo attivi nel seguire la controversia.