K metro 0 – Roma – Stefano Petrocchi, storico dell’arte in servizio dal 1986 presso la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma, laureato e specializzato presso “La Sapienza” in Storia dell’Arte moderna e medievale, ha svolto anche corsi di Storia dell’arte moderna e Catalogazione dei Beni Culturali come Docente a contratto alla
K metro 0 – Roma – Stefano Petrocchi, storico dell’arte in servizio dal 1986 presso la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Roma, laureato e specializzato presso “La Sapienza” in Storia dell’Arte moderna e medievale, ha svolto anche corsi di Storia dell’arte moderna e Catalogazione dei Beni Culturali come Docente a contratto alla facoltà di Conservazione Beni Culturali dell’Università della Tuscia di Viterbo. Redattore storico dell’arte per l’Enciclopedia Treccani, con pubblicazione di varie voci e redazione di opere enciclopediche d’Arte, specializzato in pittura del Rinascimento romano e laziale, ha pubblicato saggi e articoli su riviste nazionali e internazionali, e curato mostre. A lui spetta il compito di guidare la Direzione Regionale Musei del Lazio.
Intervista di Fabrizio Federici
La Direzione del MIC di cui Lei è a capo ha la responsabilità di seguire varie decine di musei e luoghi di cultura di tutto il Lazio, esclusa Roma: alcuni dei quali davvero poco noti al grande pubblico. E’ un compito davvero notevole: come lo sta affrontando, la Direzione Regionale?
La Direzione Regionale Musei Lazio è uno degli istituti più recenti del Ministero della Cultura. Operativa dagli inizi del 2020 e dotata di una nuova sede centrale a Roma, nel complesso storico presso Santa Croce in Gerusalemme, dallo scorso agosto del 2022, governa 29 luoghi della cultura, tra cui 15 musei nazionali e 14 monumenti nazionali del perimetro regionale del Lazio. Siti comprendenti musei e relative aree prevalentemente archeologiche; e straordinari monumenti nazionali, come Villa Lante a Bagnaia (presso Viterbo) e Palazzo Farnese a Caprarola. E, ancora, le più importanti abbazie storiche del Paese, quelle millenarie di Montecassino e San Nilo a Grottaferrata, le cistercensi di Fossanova e Casamari, la Certosa di Trisulti, coi monasteri di Subiaco, dove san Benedetto 1500 anni fa fondò il monachesimo occidentale.
La grande varietà storica di questo insieme di luoghi, per i quali tutti è competente la Direzione Regionale Musei Lazio, testimonia l’intera civiltà occidentale?…
Senz’altro sì: Nel Lazio abbiamo gli Etruschi nella provincia viterbese (Viterbo, Vulci, Tuscania), i Falischi (Civita Castellana), i Romani (Palestrina, Sperlonga, Nemi, Formia, Minturno e Cassino); lo splendido Medioevo delle abbazie e dei monasteri, che comprende anche i capolavori architettonici delle basiliche di Tuscania (San Pietro e Santa Maria Maggiore); il Rinascimento e il Barocco dei palazzi e delle ville, coi rispettivi giardini storici. Infine il Novecento, al Museo Manzù di Ardea, con la collezione di opere donate dal grande scultore allo Stato.
Quali difficoltà sorgono, nel prendersi cura di un patrimonio così imponente?
Naturalmente un numero così elevato di musei e monumenti richiederebbe una disponibilità di personale tecnico, scientifico, che non è cronicamente nelle disponibilità del nostro ministero. Architetti, storici dell’arte, archeologi, insieme al personale di vigilanza e accoglienza, agli assistenti tecnici e amministrativi, lavorano così, con enorme dispendio di energie e abnegazione, causa l’assoluta insufficienza degli organici rispetto alla quantità ed estensione delle rispettive competenze. Tuttavia, anche con l’ausilio di recenti risorse derivate dagli ultimi esiti concorsuali, si tenta di rendere tutto questo patrimonio culturale sempre fruibile e soprattutto produttivo con iniziative di ogni genere.
Come si sentirebbe di valutare, allora, sulla base della Sua lunga esperienza, l’ultima riforma del ministero, voluta sempre dal ministro Franceschini a soli 8 anni da quella del 2014?
La riforma nella sua architettura generale, soprattutto nella particolare ed esclusiva attenzione alla creazione di un sistema museale nazionale è stata un’autentica svolta nella storia della cultura del nostro Paese. Qualche riserva si potrebbe osservare nella creazione delle Soprintendenze olistiche (cioè quelle in cui si trovano riunite, in un unico istituto, le competenze per Beni Archeologici, Storico-artistici e Architettonici, N.d.R.): ma il vero nodo da sciogliere è la sempre più drammatica carenza di personale di ogni livello, col rischio di vanificare quella tutela del territorio che ha fatto dell’Italia un Paese unico al mondo.
Ma la Direzione Regionale, come sta operando per far conoscere meglio al pubblico quelli che sono davvero gioielli inaspettati, comunque poco noti, del patrimonio artistico laziale, dal Museo delle Navi di Nemi al Museo dell’Abbazia di Grottaferrata?
La missione che avverto come principale responsabile della Direzione Musei Lazio è il rapporto tra i luoghi della cultura e i relativi territori. La valorizzazione maggiore da costruire è il riconoscimento identitarie delle comunità territoriali con i rispettivi luoghi della cultura. Siano essi musei o monumenti, devono diventare luoghi riconosciuti dove si produce cultura, nei quali le comunità si identificano e attraverso i quali si realizza la missione educativa, sociale civile dell’esercizio della cultura.