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Qual è la posizione della Cina a un anno dall’inizio dell’invasione russa?

K metro 0 – Roma – “Cessare le ostilità”, “avviare colloqui di pace”, “rispettare la sovranità di tutti i Paesi” e “rinunciare alla mentalità della guerra fredda”.  Le autorità di Pechino hanno reso pubblico, venerdì 24 febbraio, un documento che riassume “la posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina”. Un documento che  “non

K metro 0 – Roma – “Cessare le ostilità”, “avviare colloqui di pace”, “rispettare la sovranità di tutti i Paesi” e “rinunciare alla mentalità della guerra fredda”. 

Le autorità di Pechino hanno reso pubblico, venerdì 24 febbraio, un documento che riassume “la posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina”. Un documento che  “non è un piano di pace”, ha detto il capo della diplomazia europea, Josep Borrell. Pur dichiarando di non volerlo “rifiutare”, affinché questo documento sia “credibile”, ha osservato Borrell, i rappresentanti cinesi dovrebbero recarsi a Kiev.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj un apertura alla Cina l’aveva fatta: “Con XI io tratto, con Putin no”, E aveva aggiunto: “La Cina ha iniziato a parlare dell’Ucraina e questo non è un brutto segno. Ma bisogna capire dopo le parole quali passi seguiranno”.

Sta di fatto, che il Position Paper in 12 punti diffuso da Pechino, non è stato accolto né dall’Alto Rappresentante della diplomazia europea, Josep Borrell, né dal Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.    

Un’occasione mancata? Per comprendere meglio la posizione di Pechino, Valentine Pasquesoone di franceinfo, ha intervistato Antoine Bondaz. Analista della Fondation pour la recherche stratégique e docente presso Sciences Po a parigi, Bondaz è autore di un recente articolo intitolato “Pechino e il conflitto ucraino: opportunismo pragmatico”  pubblicato sulla rivista “Politique internationale”.

Va osservato innanzitutto, premette Bondaz a scanso di equivoci, che la Cina non è neutrale. “Mette in scena una  falsa equivalenza tra Russia e Ucraina, ma continua a rifiutarsi di parlare di guerra e rifiuta ancora di condannare la Russia”.

Nel documento diffuso venerdì mattina si parla di “indipendenza e integrità territoriale di tutti i paesi”: un linguaggio usato fin dall’inizio della guerra.

Ma per la Cina non si tratta di condannare la Russia, bensì di mettere le mani avanti sulla questione di Taiwan. “E‘ un modo per dire agli occidentali: ‘Come potete invocare il rispetto per l’integrità dell’Ucraina, quando state violando l’integrità della Cina avvicinandovi a Taiwan?’. Tuttavia, Taiwan non ha mai fatto parte della Repubblica popolare cinese, mentre Crimea e Donbass fanno parte dell’Ucraina. Si tratta evidentemente di false equivalenze”.

Detto questo, aggiunge Bondaz, bisogna comprendere che “la Cina non vuole svolgere il ruolo di mediatore nella guerra in Ucraina, ma vuole apparire come una potenza responsabile” e differenziarsi così dagli Stati Uniti.

L’intero testo del documento in 12 punti. Presentato venerdì,  è in effetti, a suo giudizio, una critica agli Stati Uniti. “La Cina ritrae Washington come responsabile della continuazione del conflitto e si ritrae come una potenza responsabile che chiede la pace. Quando Pechino dice che bisogna ‘astenersi dal gettare benzina sul fuoco e aggravare le tensioni’ o dichiara che ‘le questioni umanitarie non devono essere politicizzate’, questa è una critica agli Stati Uniti. La Cina afferma inoltre di opporsi ‘alla ricerca, allo sviluppo e all’uso di armi chimiche e biologiche da parte di qualsiasi paese’. E

dall’inizio della guerra, i suoi sforzi di disinformazione hanno mirato a diffondere la voce dell’esistenza di laboratori di ricerca  americani su armi biologiche in Ucraina.

L’altro discorso cinese sulla “mentalità da guerra fredda” è una classica critica agli Stati Uniti, non alla Russia, secondo Bondaz. Inoltre,  quando nel  documento si dice di “non cercare la sicurezza di un paese a scapito di quella degli altri, né garantire la sicurezza di una regione rafforzando o addirittura espandendo i blocchi militari” qui c’è anche una critica alla NATO e al suo allargamento a scapito della Russia. L’idea che l’Occidente ignorerebbe i legittimi interessi di sicurezza di altri paesi è un altro classico della retorica cinese.

Ciò che sta accadendo in questa guerra in Ucraina, secondo Bondaz, è uno sviluppo della rivalità sino-americana.

Ma  se la Cina è mediatrice e così responsabile in questo conflitto, perché Xi Jinping non ha ancora incontrato Volodymyr Zelensky?

Pochi giorni fa, Wang Yi, ex capo della diplomazia cinese e direttore dell’Ufficio centrale per gli affari esteri del Partito comunista cinese, ha incontrato Vladimir Putin a Mosca. Se Washington è vista come una rivale di Pechino, Russia e Cina, chiede Valentine Pasquasoone, sono paesi alleati?

“Non si tratta di alleati, ma di un partenariato strategico”, risponde  Bondaz. “È una convergenza di interessi politici tra due regimi autoritari, per i quali la propria sicurezza è la priorità… Cina e Russia non sono perfettamente allineate, ma sono molto vicine. La visita di Wang Yi a Mosca è una continuazione di questo rapporto”.

Il rapprochment si è accelerato nel 2014 con l’annessione della Crimea da parte della Russia, poi con la svolta autoritaria sia in  Russia che in Cina. E dopo  “la dichiarazione sino-russa di Pechino del 4 febbraio 2022, il riavvicinamento è continuato”.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha recentemente espresso preoccupazione per il fatto che la Cina fornisca “armi” alla Russia. Da indiscrezioni del settimanale tedesco “Der Spiegel”, sembrerebbe che un’azienda cinese intende consegnare droni “kamikaze” a Mosca per la sua offensiva in Ucraina… Questo  segnerebbe  un punto di svolta nel posizionamento cinese?

“Le osservazioni di Antony Blinken sono un modo per mettere in guardia la Cina, ma anche per ricordare agli europei che la Cina è un problema.

Se consegna 100 droni, tuttavia, questo non cambierà drasticamente la guerra. E tutti i suoi discorsi sul potere responsabile, che non fornisce armi, crolleranno. Che senso avrebbe consegnare 100 droni? Una società privata cinese ha potuto richiedere questa autorizzazione, ma dubito che la Cina pensi di consegnare armi. O gliene fornisce in quantità massicce, consentendole di vincere, oppure meglio evitare. La Cina potrebbe avere interesse ad aiutare la Russia, ma bisogna pensare al costo per la Cina.

(franceinfo)

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