K metro 0 – Parigi – Dovremo vivere per lavorare? O lavorare per vivere? E una vecchia domanda, che oggi si pongono anche i giovani che nel terzo giorno di mobilitazione contro la riforma delle pensioni, in Francia, hanno partecipato alle manifestazioni di protesta che ha portato nelle piazze quasi 2 milioni di persone secondo
K metro 0 – Parigi – Dovremo vivere per lavorare? O lavorare per vivere? E una vecchia domanda, che oggi si pongono anche i giovani che nel terzo giorno di mobilitazione contro la riforma delle pensioni, in Francia, hanno partecipato alle manifestazioni di protesta che ha portato nelle piazze quasi 2 milioni di persone secondo il sindacato CGT, (775.000 secondo la polizia). Un numero in calo rispetto al 31 gennaio, proprio come il tasso di scioperanti nel pubblico impiego, ma che resta alto.
Nel corteo parigino (57.000 manifestanti, (secondo la prefettura) 400mila (secondo la Cgt) c’erano molti giovani, dai 16 ai 25 anni. Se la pensione sembra loro lontana, si sentono comunque preoccupati, come dimostrano le testimonianze raccolte da Lou Romeo per l’emittente d’informazione France 24.
Questa riforma è uno choc, un passo indietro. Stiamo perdendo molti diritti e conquiste sociali, dice Rose, 16 anni, al primo anno del liceo Hélène Boucher di Parigi. Viviamo in una società produttivista che distrugge il pianeta e ci viene chiesto di continuare a produrre per due anni in più oltre l’attuale età pensionabile. Ma dovremmo essere in grado di vivere più a lungo e in salute senza ammazzarci sul lavoro.
La mia è una generazione verde. Per forza. Non abbiamo più scelta. Ma le piccole azioni non bastano. Io sono vegetariana. Separo i rifiuti. Ma se non ci ribelliamo di più, non sarà sufficiente.
Non sono molto ottimista per il futuro se non ci saranno cambiamenti sociali. Per questo mi sto mobilitando. Non siamo qui solo per marinare la scuola…
Questa riforma è ingiusta perché i mestieri più gravosi sono trattate allo stesso modo di quelli più normali. Per Yannaël, 24 ans, studente di storia medievale alla Sorbona, è comprensibile sentire parlare che servono più soldi per far quadrare i bilanci perché ci sono sempre più persone che invecchiano, ma la riforma dovrebbe almeno essere adattata alle difficoltà del lavoro.
Penso agli anziani, ai genitori, ai nonni, dice Shaïma, 17 anni, all’ultimo anno di liceo a Vitry-sur-Seine. Ma penso anche a noi. Alla mia generazione. Quando vediamo che l’età pensionabile si sposta più in là ci preoccupiamo per il nostro futuro. Avremo finalmente la nostra pensione, o vivremo solo per lavorare?
Mi preoccupo anche per i miei genitori. Si chiedono se saranno ancora vivi prima della pensione. Hanno entrambi 55 anni e sono affetti da malattie professionali.
Ma penso anche me stessa. Ho molta paura di non trovare un lavoro quando avrò finito gli studi, perché altri continueranno a lavorare non potendo andare in pensione prima. Ho paura di non trovare sbocchi. Vedo altri giovani che hanno ottenuto diplomi ma faticano a trovare lavoro…
La riforma delle pensioni è l’ultima goccia, protesta Bertille, 23 anni, neuropsicologa in un ospedale di Parigi. Fra poco, quale altro diritto prenderanno di mira? Quando li fermeremo? C’è l’inflazione. C’è stata la crisi degli ospedali… E non è cambiato niente. Questa è l’occasione per farci sentire.
Certo, siamo giovani, la pensione è ancora lontana. Ma più rosicchiamo diritti, più noi, tra quarant’anni, non avremo niente.
Dobbiamo tenere presente che l’età della speranza di vita in buona salute è all’incirca uguale a quella della pensione. Credo che dopo una vita di lavoro dovremmo poterci concedere del tempo per noi stessi e partecipare alla vita sociale senza l’affanno del lavoro.
Questo è ciò che fanno molti anziani: si prendono cura degli altri, creano associazioni… È utile, anche se non porta soldi.
Amélie, 21 anni, studia sociologia all’Università Paris Cité.
Molti dicono che i giovani sono pigri e non vogliono lavorare, ma non è vero. La mia generazione è stata colpita duramente dal Covid e la situazione non è migliorata. La maggior parte dei miei compagni deve lavorare per pagarsi gli studi. E non abbiamo alcuna garanzia di trovare un lavoro con stipendi dignitosi dopo la laurea.
Penso che la riforma delle pensioni proposta dal governo ci presenti un falso dilemma. Ci sono altri modi per finanziare il nostro sistema pensionistico. Per esempio, tassare gli ultra-ricchi, ripristinare l’imposta sul patrimonio immobiliare che il governo Macron ha abolito e garantire contratti adeguati ai rider, a tutti quei fattorini addetti alle consegne che oggi non hanno alcuna tutela. Potremmo anche aumentare i salari e quindi aumentare i contributi pensionistici.
La stragrande maggioranza dei francesi è contraria alla riforma pensi a questa riforma delle pensioni. Dovrebbe essere cancellata. Punto e basta.