K metro 0 – Parigi – Emmanuel Macron, come noto, vuole innalzare l’età pensionabile di due anni, portandola a 64 anni, e prolungare il periodo di contribuzione dei lavoratori. La sua riforma è ritenuta necessaria per far quadrare i conti previdenziali nei prossimi anni e sanare il bilancio in rosso. Il problema principale è che
K metro 0 – Parigi – Emmanuel Macron, come noto, vuole innalzare l’età pensionabile di due anni, portandola a 64 anni, e prolungare il periodo di contribuzione dei lavoratori. La sua riforma è ritenuta necessaria per far quadrare i conti previdenziali nei prossimi anni e sanare il bilancio in rosso.
Il problema principale è che il suo partito ha perso la maggioranza nel 2022, dunque il governo ha bisogno dei voti dei conservatori Les Republicains per far passare l’impopolare riforma in parlamento. Nell’ultima ora, però, si è registrata un’apertura del primo ministro Élisabeth Borne: ha dichiarato di essere aperta ai suggerimenti dei conservatori che andrebbero a beneficio di un maggior numero di lavoratori.
“Ci muoveremo estendendo la misura per le carriere lunghe a coloro che hanno iniziato a lavorare a 20 e 21 anni; potranno andare in pensione a 63 anni”, ha dichiarato la Borne in un’intervista al quotidiano domenicale Le Journal du Dimanche. Il portavoce dei Republicains alla Camera bassa, il deputato Pierre-Henri Dumont, ha dichiarato tuttavia alla radio Franceinfo che la concessione non è sufficiente per ottenere il sostegno dei membri del partito.
Borne ha precisato che la mossa riguarderebbe fino a 30.000 persone e costerebbe fino a 1 miliardo di euro all’anno, il che significa che sarebbe necessario trovare una fonte di finanziamento. Dumont ha controbattuto che un emendamento alternativo proposto dal suo partito avrebbe invece fatto avvantaggiare “centinaia di migliaia” di persone all’anno.
Ricordiamo che il governo di Borne ha affrontato due giorni di scioperi a livello nazionale da quando ha presentato la riforma il 10 gennaio e i sindacati ne hanno programmato un altro per martedì 7 febbraio.
Intanto il presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet vuole che il regime dei deputati sia “allineato a quello dei francesi” se la riforma verrà approvata. Dal 2018, il sistema pensionistico dei parlamentari è stato difatti allineato a quello della pubblica amministrazione statale. Il disegno di legge del governo non prevede alcuna modifica, poiché solo l’ufficio dell’Assemblea nazionale può decidere in merito. “Ogni volta che una riforma legislativa riguarda il sistema pensionistico di tutto il Paese, la recepiamo in modo che il sistema dell’Assemblea Nazionale sia del tutto allineato a quello dei francesi”, ha dichiarato il presidente dell’emiciclo domenica 5 febbraio a “Dimanche en politique” su France 3. “Lavoreremo su questo aspetto una volta votata la legge”, ha promesso Yaël Braun-Pivet.
Alla vigilia dell’avvio dei dibattiti all’Assemblea Nazionale, Olivier Véran, portavoce del governo francese, assicura che “il governo è pronto a “migliorare il testo”, e “sosterrà gli emendamenti che verranno dalla maggioranza o dall’opposizione”.