K metro 0 – Parigi – Nel secondo giorno di protesta contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron, lo sciopero ha coinvolto un numero di manifestanti maggiore di quello vista il 19 gennaio. Secondo il ministero degli Interni, 1,27 milioni di persone erano in piazza in Francia martedì 31 gennaio, rispetto agli 1,12 milioni
K metro 0 – Parigi – Nel secondo giorno di protesta contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron, lo sciopero ha coinvolto un numero di manifestanti maggiore di quello vista il 19 gennaio. Secondo il ministero degli Interni, 1,27 milioni di persone erano in piazza in Francia martedì 31 gennaio, rispetto agli 1,12 milioni del primo giorno di scioperi del 19 gennaio. Tutto questo per fare pressione sul presidente francese affinché abbandoni la decisione di innalzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni, una delle riforme di punta del suo secondo mandato.
L’ultima volta che Macron ha voluto cambiare il sistema pensionistico, durante l’inverno 2019-2020, la Francia ha assistito ai più grandi scioperi dal 1968 e ha convinto Macron ad accantonare i suoi piani. Poi egli è stato rieletto nell’aprile 2022 dopo aver promesso di reintrodurre queste riforme, presentate al Parlamento all’inizio di gennaio scorso. E ora l’opposizione è ancora più scatenata di prima: il più grande e moderato sindacato francese, il CFDT, si è unito allo sciopero dopo essersi rifiutato di agire la volta precedente.
I blocchi costringeranno Macron a fare marcia indietro sulla riforma delle pensioni in Francia? si chiede france24. In realtà Macron non ha mostrato alcun segno di arretramento, insistendo lunedì che la riforma era “essenziale”.
I primi cortei erano iniziati in mattinata in altre parti del Paese, con la partecipazione di diversi politici di spicco dell’opposizione. “Il signor Macron perderà sicuramente”, ha dichiarato Jean-Luc Melenchon, esponente dell’estrema sinistra ed ex candidato alle presidenziali, mentre marciava nella città portuale meridionale di Marsiglia. La classe operaia francese e tutti coloro che svolgono lavori logoranti lamentano in particolare la spinta presidenziale ad aumentare l’età pensionabile. La parte più controversa della revisione è l’innalzamento dell’età minima di pensionamento che richiede anche un maggior numero di anni di lavoro per ottenere una pensione completa. È anche vero, però, che la Francia ha l’età pensionabile più bassa tra le principali economie europee.
Lo sciopero sta paralizzando il Paese. Milioni di persone sono state costrette a trovare mezzi di trasporto alternativi, a lavorare da casa o a prendersi un giorno di vacanza per occuparsi dei figli in età scolare, con i lavoratori dei trasporti e dell’istruzione tra quelli che hanno incrociato le braccia. I servizi della metropolitana e delle ferrovie suburbane di Parigi sono stati fortemente limitati, così come i viaggi interurbani.
Persino l’industria petrolifera francese è rimasta paralizzata, con il sindacato CGT del gigante dell’energia TotalEnergies che ha parlato di un’adesione tra il 75 e il 100% dei lavoratori. Anche una prigione, nella città sud-occidentale di Nimes, è stata bloccata dal personale in protesta, come ha dichiarato una fonte sindacale. Il 61% dei francesi sostiene il movimento di protesta, secondo un sondaggio condotto dal gruppo OpinionWay lunedì, con un aumento di tre punti percentuali rispetto al 12 gennaio. “Più i francesi vengono a conoscenza della riforma, meno la sostengono”, ha fatto sapere Frederic Dabi, un importante sondaggista dell’istituto Ifop.
Il governo ha risposto che le modifiche sono necessarie per garantire il futuro finanziamento del sistema pensionistico, che si prevede andrà in deficit nei prossimi anni. Ma gli oppositori sottolineano che il sistema non è in difficoltà, insistendo sul fatto che la spesa pensionistica non è fuori controllo. Il governo ha replicato che potrebbe esserci un margine di manovra su alcune delle misure proposte, ma non sul limite di età. Tuttavia, Il primo ministro Elisabeth Borne su Twitter ha così commentato: “La riforma delle pensioni solleva domande e dubbi. Li ascoltiamo”.