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Germania, una legge per imporre alle grandi aziende di rivelare le loro filiere produttive

Germania, una legge per imporre alle grandi aziende di rivelare le loro filiere produttive

K metro 0 – Berlino – Dall’inizio di quest’anno, è in vigore in Germania  la legge sugli obblighi di approvvigionamento della catena di fornitura (LkSG: Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz). Con l’obiettivo di garantire una maggiore protezione dei lavoratori e dell’ambiente. Una misura che i lobbisti già stanno annacquando. Proprio mentre a livello europeo è in preparazione una legge identica

K metro 0 – Berlino – Dall’inizio di quest’anno, è in vigore in Germania  la legge sugli obblighi di approvvigionamento della catena di fornitura (LkSG: Lieferkettensorgfaltspflichtengesetz). Con l’obiettivo di garantire una maggiore protezione dei lavoratori e dell’ambienteUna misura che i lobbisti già stanno annacquando. Proprio mentre a livello europeo è in preparazione una legge identica che sarà ancora più severa. 

Al momento, le violazioni dei diritti umani fondamentali nelle catene di valore e di approvvigionamento aziendali sono molto diffuse. Gli esempi non mancano: i fornitori di Boohoo (l’atelier britannico di fast fashion nuova moda a buon mercato) sfruttavano manodopera, nel Regno Unito (a Leicester) pagando meno del salario minimo nazionale e costringevano i dipendenti a lavorare anche se malati. Ikea utilizzava legno ucraino proveniente da foreste protette per la costruzione dei propri mobili. E  Nanchang O-Film Tech, fornitore di Apple, avrebbe fatto ricorso al lavoro forzato.

Nel caso specifico della Germania, ha fatto rumore la questione dello sfruttamento della mica, un minerale utilizzato dalle industrie per la realizzazione dei cosmetici per via delle sue proprietà luminose, termiche e chimiche. Oltre che nei cosmetici la mica si trova anche nelle vernici, nelle automobili e in alcuni dispositivi elettronici.

Una materia prima di cui l’industria tedesca ha un grande bisogno. La Germania è il terzo importatore di mica al mondo. E la trova per la maggior parte in India, il paese più ricco al mondo di questo minerale, in particolare nelle regioni del Jharkhand e del Bihar, nell’area nord-orientale.

Nonostante sul territorio di questi due Stati si trovino i più importanti giacimenti minerari indiani, la popolazione – a maggioranza dalit, i cosiddetti intoccabili – vive in condizioni di estrema indigenza e nella maggior parte dei casi lavora nelle miniere in condizioni di semischiavitù.

Il minerale viene estratto a mano, sotto terra, a temperature fino a 45 gradi Celsius, sfruttando per lo più il lavoro minorile. E più a fondo si scava, più diventa pericoloso, perché le miniere crollano. Le organizzazioni umanitarie stimano che circa 30.000 bambini lavorino nelle miniere.

Ma lo sfruttamento riguarda anche gli adulti, che vengono pagati a malapena    l’equivalente di soli 2,50 euro.

Dal 1980, dopo l’approvazione del Forest Conservation Act, il governo indiano ha smesso di rinnovare licenze per l’estrazione di mica nel Jharkhand e nel Bihar,  favorendo così l’espansione di attività illegali gestite dalla mafia e dalla guerriglia locale (che fornirebbero il 25% della mica mondiale). Le miniere legali nell’area sono solo due. La mica prodotta in India illegalmente ammonta  a 111.100 tonnellate l’anno, mentre quella legale solo a 24.900.

Per prevenire violazioni dei diritti umani come il lavoro minorile e garantire salari equi, il precedente governo federale ha redatto una legge sulla catena di approvvigionamento, o più precisamente sulla due diligence della catena. E’ in vigore, in Germania, dall’ 1 gennaio 2023, ma in una forma molto più debole a causa dell’influenza delle grandi associazioni imprenditoriali.

Purtroppo, nel governo che ha preceduto l’attuale “coalizione semaforo” (Verdi, SPD, Liberali) il ministro dell’Economia Altmaier e la cancelliera Merkel si sono lasciati imbrigliare dalla lobby degli affari, approvando una legge sulla catena di approvvigionamento solo dopo averla ampiamente annacquata.

La legge tedesca era originariamente prevista per le aziende con 250 o più dipendenti. Ora si applicherà, per il momento, a partire da 3.000 dipendenti e dal prossimo anno a partire da 1.000. Secondo il progetto iniziale, le aziende avrebbero dovuto avere anche una visione d’insieme dell’intera catena di approvvigionamento, vale a dire fino alla miniera. Ma la legge si limitava al primo fornitore.

Era prevista anche la responsabilità civile per le vittime di violazioni dei diritti umani: le vittime avrebbero potuto far causa per danni nei tribunali tedeschi. Ma alla fine questa disposizione è stata eliminata del tutto dalla legge.

Ora il parlamento europeo vuole inasprire la legge europea sulla filiera, come era la legge tedesca prima che fosse annacquata.

La due diligence per le catene di approvvigionamento è stata reintrodotta senza limitarsi al primo fornitore. E così pure la responsabilità civile consentendo il ricorso ai tribunali europei.

Questo ha spinto le  associazioni imprenditoriali, allarmate, a tornare a fare pressione, questa volta a Bruxelles.

(ZDF e altre fonti qualificate)

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