K metro 0 – Vienna – L’ufficio dell’assessore alla Sanità della città di Vienna, guidato da Peter Hacker (SPÖ), ha comunicato che l’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici in scadenza sarà prorogato fino alla fine di febbraio. La motivazione ufficiale è che potrebbe verificarsi un’ondata di infezioni nel periodo di Natale e Capodanno, anche se
K metro 0 – Vienna – L’ufficio dell’assessore alla Sanità della città di Vienna, guidato da Peter Hacker (SPÖ), ha comunicato che l’obbligo della mascherina sui mezzi pubblici in scadenza sarà prorogato fino alla fine di febbraio. La motivazione ufficiale è che potrebbe verificarsi un’ondata di infezioni nel periodo di Natale e Capodanno, anche se finora non è accaduto. “Tuttavia, con un’incidenza in sette giorni di circa 600 casi, le cifre dell’infezione a Vienna sono ancora relativamente alte”, afferma il portavoce di Hacker. Per questo è ancora più importante mantenere la rotta della prudenza.
Intanto l’Austria non vuole rendere obbligatorio il test per chi entra nel Paese dalla Cina. Lo riferisce sempre kurier.at. Almeno questa era la situazione al Ministero della Salute giovedì pomeriggio. Di fatto, diversi Paesi – tra cui gli Stati Uniti e l’Italia – hanno già inasprito le norme di ingresso per i cittadini cinesi in vista di una forte ondata di Covid- 19 in Cina e hanno introdotto test obbligatori. Vienna vuole però aspettare. Tra le altre ragioni, perché ieri il Comitato sanitario dell’Ue ha convocato una riunione di emergenza per coordinare le misure contro la diffusione della pandemia in Cina.
Nel frattempo arrivano cattive notizie dagli ospedali austriaci, dove i pazienti sono costretti a sdraiarsi in corridoio, le operazioni sono rinviate e i reparti chiusi per mancanza di personale. I pazienti arrivano da tutte le province, soprattutto da Vienna. Fra l’altro, il dibattito sullo stato del sistema sanitario in Austria sprofonda nella solita guerra di trincea partitica: da una parte una coalizione di ÖVP e FPÖ, che evoca l’imminente collasso degli ospedali comunitari rossi, dall’altra un consiglio comunale rosso di Vienna che attacca frontalmente i rappresentanti dei medici o preferirebbe cacciare i pazienti in visita (che provengono principalmente dalla Bassa Austria, governata dall’ÖVP) dai suoi ospedali. Il terzo attore è un’associazione medica che, dopo lo sciopero dei medici (quasi dimenticato) del 2016, deve dimostrare nuovamente le sue capacità di campagna. Con costosi sondaggi tra colleghi, ad esempio, che dovrebbero servire a dimostrare le condizioni quasi apocalittiche degli ospedali.