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La Francia divisa sulla questione dell’eutanasia

K metro 0 – Parigi – La possibilità di legiferare su questioni come eutanasia e suicidio assistito continua a generare dibattiti accesi, con toni aspri, in molte nazioni del mondo: trattandosi d’un argomento che investe temi scottanti e complessi, etico-sociali, religiosi, medico – scientifici, legali. In sintesi,  dal 2002 l’eutanasia è pienamente legale solo nei tre

K metro 0 – Parigi – La possibilità di legiferare su questioni come eutanasia e suicidio assistito continua a generare dibattiti accesi, con toni aspri, in molte nazioni del mondo: trattandosi d’un argomento che investe temi scottanti e complessi, etico-sociali, religiosi, medico – scientifici, legali. In sintesi,  dal 2002 l’eutanasia è pienamente legale solo nei tre paesi del Benelux; mentre il suicidio assistito  è legale in Svizzera, Colombia e alcuni Stati degli USA. La sola eutanasia passiva, poi (che avviene, cioè, con la semplice interruzione del trattamento terapeutico da  cui dipende la vita del paziente in questione) è ammessa in India, Ungheria  (solo se richiesta dal paziente) e – in una situazione legale che, però, è in continua evoluzione – in Canada, Messico e Australia (in Spagna, sia l’eutanasia passiva che quella attiva sono state entrambe depenalizzate dal 1995).

In Italia, come sappiamo, qualsiasi forma di eutanasia è strettamente illegale. Di fatto, però, negli ultimi anni  (vedi casi come quelli di PierGiorgio Welby o Eluana Englaro), l’eutanasia passiva – tramite appunto, interruzione di supporto vitale – è stata talvolta autorizzata da sentenze giudiziarie; o, comunque, chi ha contribuito ad attuarla è stato considerato “non punibile”. Sempre l’ eutanasia passiva, infine, è stata in parte disciplinata dalla legge n. 219 del 2017: la quale, fra le altre disposizioni, richiamandosi all’art.32 della Costituzione vieta il cosiddetto accanimento terapeutico «nei casi di paziente con prognosi infausta a breve termine o di imminenza di morte».

In Francia, nel 2013 l’allora Presidente socialista Hollande dichiarò il suo personale appoggio alla depenalizzazione dell’eutanasia volontaria: una delle sue promesse elettorali alle elezioni presidenziali del 2012. Questo, nonostante le obiezioni del Comitato etico nazionale consultivo, che sosteneva l’esistenza di “abusi” nelle giurisdizioni dei Paesi vicini (Benelux e Svizzera), che hanno depenalizzato e regolamentato sia l’eutanasia volontaria che il suicidio assistito.

Ora  – informa France Info –  Oltralpe si è tornati a discutere sul possibile sostegno da offrire ai pazienti che si avvicinano alla morte: come sollecitato da più operatori sociali e organizzazioni professionali. La questione se, in definiva, si può  decidere liberamente della propria morte è al centro di un dibattito nazionale che si è aperto venerdì 9 dicembre, con l’inaugurazione del “Convegno dei cittadini sul fine vita”: un’assemblea di cittadini estratti a sorte che dovrà lavorare per quattro mesi su questi temi. Parallelamente, l’esecutivo ha già avviato ampie consultazioni con parlamentari, operatori sanitari e semplici cittadini desiderosi di prendere parte alla riflessione.

 L’Eliseo spera così di gettare le basi per un “dibattito ordinato, sereno e informato”, che potrebbe sfociare in una legge  tra non meno di un anno, alla fine del 2023. La discussione si preannuncia delicata, anzitutto per il contrasto tra i sostenitori  di una morte “scelta”, che difendono la legalizzazione dell’eutanasia o del suicidio assistito, e quelli, invece, di una morte “naturale”, che si limitano a chiedere una politica nazionale di sostegno delle cure palliative: ritenute, sull’esempio degli altri Paesi, capaci spesso di offrire risposte soddisfacenti alla sofferenza del paziente ormai malato terminale.

Durante il suo primo mandato quinquennale, Emmanuel Macron è rimasto molto cauto su tutti questi temi, e il suo governo si è limitato a rilanciare un preesistente piano nazionale per le cure palliative. Ma un’inattesa serie di eventi degli ultimi anni – dal suicidio assistito, in Svizzera, di Paulette Guinchard – Kunstler (2021), già Segretario di Stato del premer socialista degli anni’90 Lionel Jospin, all’intensificarsi del dibattito su questi temi, a partire dal 2013,  nel Parlamento  federale del Canada, Paese  legato alla Francia da storici vincoli economici e culturali  –  ha messo in crisi tutto quest’approccio. La pressione politica su queste scelte  è aumentata l’anno scorso con l’esame, in Parlamento, di un disegno di legge: che non ha fatto in tempo ad essere votato, ma ha rivelato l’esistenza d’un consenso trasversale da parte dei deputati, maggioranza compresa, nei confronti d’una possibile regolamentazione dell’eutanasia. Incalzato dalla sua stessa maggioranza, il Capo dello Stato ha deciso quindi che la questione sia “dibattuta a fondo dalla nazione”.

Il Convegno dei Cittadini sul fine vita sarà “il fulcro” della riflessione, assicura il Consiglio Economico, Sociale e Ambientale (CESE), incaricato della sua organizzazione. Fino alla fine di marzo, 185 cittadini rappresentativi della popolazione francese, una sorta di “Mini Stati generali”,  si incontreranno nove volte a Parigi, per studiare i punti di forza e di debolezza dell’attuale legge e discutere possibili modifiche. Incontri con esperti sono previsti, inoltre, in tutto il Paese, negli “Spazi etici” dei vari Dipartimenti.  

E’ la legge del 2016, la Claeys – Leonetti,  la base normativa da cui partire. Legge che ha prescritto ai medici, con alcune eccezioni, il dovere di seguire le direttive anticipate scritte dai pazienti adulti (come, ad esempio, il rifiuto di qualsiasi trattamento aggressivo o il desiderio di morire a casa).

 L’eutanasia e il suicidio assistito sono vietati in Francia, punibili con pene detentive fino all’ergastolo per omicidio. Tuttavia, secondo calcoli del 2012 dell’Istituto Nazionale per gli Studi demografici, nel segreto degli ospedali o delle case, ogni anno almeno 1.000 morti sono causate da eutanasia clandestina.

Ma la società francese, nel suo complesso, su questo tema così delicato vuole una regolamentazione alla luce del sole. In un sondaggio realizzato a febbraio 2022 dall’IFOP, società internazionale di sondaggi e ricerche di mercato nata negli anni ’30, commissionato dall’Associazione per il diritto a morire con dignità (ADMD), 9 persone su 10 si sono dichiarate favorevoli all’eutanasia (il 51% “sì, assolutamente” e il 43% “sì, in alcuni casi”) e al suicidio assistito (il 51% concorda “totalmente” e il 38% “piuttosto”). A ottobre, scorso, in un’altra rilevazione IFOP, otto intervistati su dieci hanno dichiarato di volere la Convenzione dei cittadini sul fine vita “per favorire un cambiamento della legge, con la legalizzazione dell’eutanasia o del suicidio medicalmente assistito” .

Per gli oppositori dell’eutanasia, invece, è fondamentale mantenere il divieto di uccidere, proclamato solennemente da Ippocrate nel suo celebre Giuramento e recepito dalla legge francese. “Uccidere non è una cura” , ricorda la presidente della Società francese per il sostegno e le cure palliative, Claire Fourcade. I caregiver evidenziano anche l’incostanza di molte richieste di eutanasia: la maggior parte dei pazienti, precisano, non esprimerebbe più questo desiderio se beneficiasse di una buona gestione della sofferenza, come appunto quella ottenibile con cure palliative adeguate. .

L’esito del dibattuto sull’eutanasia, insomma, rimane incerto. Per il momento la premier, Elisabeth Borne, ha chiesto che le venga presentato entro marzo prossimo il rapporto della Convenzione dei cittadini sul fine vita. L’esecutivo potrebbe poi prendere spunto da tutto il lavoro svolto e redigere un proprio testo, sotto forma di disegno di legge da presentare al Parlamento (mentre sembra orma esclusa la pista referendaria). 

Se il Capo dello Stato non mostra alcuna posizione ufficiale, a marzo scorso, come riportato dal periodico “La Cross”, si è detto “favorevole”, in via “personale”, a un’evoluzione verso il “modello belga”, che consente l’eutanasia.

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