K metro 0 – Roma – “Questo governo oggi ha dato una scadenza a tempo, ha detto ‘nel 2023 togliamo il reddito di cittadinanza’. Il nostro obiettivo non era di dire alle persone state a casa senza cercare lavoro: questa misura è una cintura di protezione sociale. Ma secondo voi, questo governo in otto mesi creerà
K metro 0 – Roma – “Questo governo oggi ha dato una scadenza a tempo, ha detto ‘nel 2023 togliamo il reddito di cittadinanza’. Il nostro obiettivo non era di dire alle persone state a casa senza cercare lavoro: questa misura è una cintura di protezione sociale. Ma secondo voi, questo governo in otto mesi creerà occupazione e può quindi permettersi il lusso di togliere questa cintura di sicurezza? Se è così sicuro di far trovare lavoro in 8 mesi agli occupabili, allora non c’è bisogno di abolire il reddito di cittadinanza”. Così il leader del M5S Giuseppe Conte, in collegamento con Tagadà su La7 da Napoli, dove ha iniziato il suo tour in difesa del reddito di cittadinanza, informa l’Adnkronos.
“Abbiamo sempre detto che bisogna lavorare perché questa riforma non si realizza nell’arco di un anno, in Germania – ricorda Conte – hanno impiegato 10 anni per mettere a punto un sistema di politiche attive efficienti. Abbiamo detto a questo governo che abbiamo proposte per migliorare le politiche attive” ma “dire oggi ‘aboliamo il reddito di cittadinanza e poi si vedrà’ significa creare le premesse per disastro sociale”. Quindi Conte se la prende anche con i media: “Sono due anni che in tutte le tv dedicate servizi ai truffatori del reddito di cittadinanza, ci sono state tantissime trasmissioni dedicate ai truffatori, benissimo. Adesso vogliamo dedicare spazio alle storie di chi si è trovato in difficoltà?“, incalza.
Nel frattempo, il clima di incertezza maturato sulla scena globale dopo i tragici eventi dell’invasione russa dell’Ucraina non ha riscontri in epoche recenti. Il nuovo shock – ricorda l’ultimo rapporto annuale dello Svimez – ha portato a un rallentamento della ripresa globale; comparsa di nuove emergenze sociali; nuovi rischi operativi per le imprese. L’aggiornamento annuale di contabilità territoriale del Rapporto fornisce il «consuntivo» della ripresa post-pandemia del 2021, alla quale anche il Mezzogiorno ha partecipato. L’esplosione dell’inflazione ha esposto l’economia nazionale a nuove turbolenze con conseguenze economiche e sociali che si prospettano più problematiche per le famiglie e le imprese meridionali, riaprendo lo storico divario tra Nord e Sud.
Nel Rapporto di quest’anno sono centrali i temi del sociale, del lavoro e del «gelo» demografico: i divari regionali nelle condizioni di accesso ai diritti di cittadinanza divenuti «insopportabili», con particolare attenzione a quelli, in crescita, nella filiera dell’istruzione; la questione della qualità del lavoro, e quella delle basse retribuzioni, i divari di genere e tra generazioni; lo spopolamento del Sud e le sue conseguenze di lungo periodo per l’economia e la società.