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Canada: il governo vuole accogliere 1,5 milioni di immigrati entro il  2025

Canada: il governo vuole accogliere 1,5 milioni di immigrati entro il  2025

K metro 0 – Ottawa – Il Canada è a dir poco un paese singolare. In un momento in cui  molti paesi sviluppati, dall’Europa agli Stati Uniti, vedono l’immigrazione come un problema, in Canada, al contrario, l’opposizione all’immigrazione sembra diminuire anche se il numero di immigrati aumenta. Il Canada, in effetti, è un posto unico

K metro 0 – Ottawa – Il Canada è a dir poco un paese singolare. In un momento in cui  molti paesi sviluppati, dall’Europa agli Stati Uniti, vedono l’immigrazione come un problema, in Canada, al contrario, l’opposizione all’immigrazione sembra diminuire anche se il numero di immigrati aumenta.

Il Canada, in effetti, è un posto unico al mondo. Oggi, circa un canadese su quattro è arrivato nel paese come immigrato: il numero più alto tra le nazioni del G7. Uno su quattro, ovvero il 25% della popolazione, al confronto con il 14% degli Stati Uniti, che con una popolazione 9 volte  quella del Canada, nel 2021 hanno ammesso solo 245.000 immigrati. Eppure sono  ancora considerati come il melting pot del mondo… 

Nel 2021, il Canada ha accolto 405.000 residenti permanenti, il massimo in tutta la sua storia. E all’inizio di novembre di quest’anno ha annunciato un piano per accogliere 500.000 immigrati all’anno entro il 2025.

Serviranno, ha spiegato il ministro dell’Immigrazione Sean Fraser, per coprire i posti di lavoro mancanti. Per molti anni, del resto, il Canada ha cercato di  attrarre immigrati (che hanno il diritto di rimanere nel paese a tempo indeterminato ma che non sono cittadini) per mantenere la crescita non solo dell’economia, ma anche della popolazione.

Negli ultimi anni in Germania e nel Regno Unito, flussi migratori simili a quelli del Canada, hanno dato vita a partiti anti-immigrati sempre più influenti, che hanno contribuito in Gran Bretagna  al voto sulla Brexit.

Al contrario, in Canada, anche il principale partito dell’opposizione (il Parito Conservatore) non si oppone in modo forte all’immigrazione.  Anche se non tutti sono d’accordo nel far venire così tante persone dall’estero.

Un recente sondaggio, come riporta un’inchiesta di Robin Levinson-King per la BBC, mostra che l’afflusso di così tanti nuovi arrivati sta cominciando a creare ansia.

Negli ultimi anni, un afflusso di migranti al confine con gli Stati Uniti ha causato alcune polemiche. E ha fatto  emergere, nel 2018,  un nuovo partito, sia pur marginale, di destra, il People’s Party of Canada, in vista delle elezioni politiche federali del 2019.

Diverse parti del Canada, inoltre, hanno atteggiamenti diversi nei confronti dell’immigrazione. Quando il governo ha annunciato il piano per l’accoglienza di 500.000 nuovi immigrati all’anno, la provincia del Québec, che può stabilire autonomamente i limiti dei flussi migratori,  ha dichiarato che non ne accoglierà più di 50.000 all’anno. Ciò significherebbe che il Québec, che ha il 23% della popolazione del paese, accoglierebbe solo il 10% degli immigrati previsti dal governo.

Il premier del Québec, Francois Legault, teme che un maggior numero di immigrati indebolirebbe la francofonia nella provincia. “Già a 50.000 è difficile fermare il declino del francese”, ha dichiarato. Geoffrey Cameron, politologo presso la McMaster University di Hamilton, nell’Ontario (la provincia più popolosa del paese), osserva giustamente che il successo di qualsiasi sistema di immigrazione si basa sul sostegno popolare.

Il fattore limitante, per la maggior parte dei paesi, è infatti, l’opinione pubblica. Negli Stati Uniti, dove il numero di migranti che entrano nel paese attraverso il confine meridionale ha raggiunto il massimo storico, c’è in generale la preoccupazione che vi siano più immigrati che posti di lavoro a disposizione.

Secondo Cameron parte del motivo per cui il Canada  non teme più di tanto l’immigrazione sta in  un certo grado di fiducia dell’opinione pubblica nel fatto che sia in fondo ben gestita dal governo, anche in un modo che serve gli interessi del paese.

Ma se è vero che il Canada potrebbe avere più spazio per crescere, alcuni posti stanno ancora risentendo della crisi. Grandi città come Toronto e Vancouver – dove attualmente vive circa il 10% della popolazione – hanno qualche problema con gli alloggi.  

L’unicità del Canada nel mondo occidentale si spiega con il suo “modello di migrazione economica”: circa la metà dei residenti permanenti del paese viene accolta per le loro capacità, non per motivi di  ricongiungimento familiare.

Negli anni ’60, il Canada è passato da un sistema di quote in cui a diversi paesi venivano assegnati obiettivi diversi, a un sistema a punti che dava la preferenza a immigrati altamente qualificati che avrebbero contribuito più facilmente all’economia canadese. Lo stesso tipo di principi guida oggi il sistema. Che in parte è adottato anche in Australia e in Nuova Zelanda.  

Nel Regno Unito, poco più di un residente permanente su quattro viene accolto secondo questo modello. Negli Stati Uniti, solo il 20% circa. Entrambi i paesi sperano di aumentare la percentuale di immigrati economici, ma con la grande differenza che per entrambi  la maggior parte degli immigrati economici deve essere sponsorizzata dai loro datori di lavoro. In Canada, un’offerta di lavoro può essere conteggiata nel punteggio totale, ma non è necessaria.

Oltre ad accogliere più immigrati economici rispetto ad altre grandi nazioni, il Canada  è anche uno dei primi paesi per il reinsediamento dei rifugiati. Nel 2021 ne ha accolti 20.428. Voleva accoglierne 59.000. Ma come ha spiegato il ministro Sean Fraser, il divario è in gran parte dovuto alle chiusure dei confini legate a Covid sia in Canada che in tutto il mondo.

Entro il 2023, il Canada mira a favorire il reinsediamento di 76.000 rifugiati.

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