K metro 0 – Londra – Il governo scozzese subisce un’altra sonora sconfitta. Non potrà difatti indire un nuovo referendum sull’indipendenza, dopo quello del 2014, senza il consenso di Londra. L’ha deciso oggi la Corte Suprema che ha silurato la spinta del governo nazionalista scozzese a tenere un secondo plebiscito nel 2023. Il Partito Nazionale
K metro 0 – Londra – Il governo scozzese subisce un’altra sonora sconfitta. Non potrà difatti indire un nuovo referendum sull’indipendenza, dopo quello del 2014, senza il consenso di Londra. L’ha deciso oggi la Corte Suprema che ha silurato la spinta del governo nazionalista scozzese a tenere un secondo plebiscito nel 2023. Il Partito Nazionale Scozzese (SNP) aveva preannunciato che in tal caso avrebbe trasformato le prossime elezioni generali in un voto di fatto sulla separazione dal resto del Regno Unito, minacciando il caos costituzionale. Il primo ministro e leader dell’SNP Nicola Sturgeon ha così dichiarato a France24 di rispettare la sentenza ma di essere “delusa”.
Il presidente scozzese della Corte Suprema, Robert Reed, ha subito risposto che il potere di indire un referendum è “riservato” al parlamento britannico in base all’accordo di devoluzione della Scozia. Il governo britannico, che sovrintende agli affari costituzionali per l’intero Paese, ha ripetutamente rifiutato di dare a Edimburgo il potere di indire un referendum. Ritiene che l’ultimo, quello del 2014, quando il 55% degli scozzesi rifiutò l’indipendenza, abbia risolto la questione per una generazione intera. Ma la Sturgeon e il suo partito ribattono che ora esiste un “mandato indiscutibile” per un altro referendum sull’indipendenza, in particolare alla luce dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. La maggior parte degli elettori scozzesi s’era difatti opposta alla Brexit. Le ultime elezioni parlamentari scozzesi hanno difatti restituito per la prima volta una maggioranza di legislatori favorevoli all’indipendenza.
Il governo scozzese ha cercato di creare un proprio quadro giuridico per un altro referendum, sostenendo che il “diritto all’autodeterminazione è fondamentale e inalienabile”. Ma la Corte Suprema ha respinto i confronti internazionali sollevati dall’SNP, che aveva paragonato la Scozia al Quebec o al Kosovo. Reed ha argomentato che il diritto internazionale sull’autodeterminazione si applica solo alle ex colonie, o quando un popolo è oppresso dall’occupazione militare, o quando a un gruppo definito vengono negati i diritti politici e civili. Nulla di tutto ciò si applica alla Scozia, ha invece chiarito il presidente della Corte Suprema. Il giudice ha inoltre respinto l’argomentazione dell’SNP secondo cui un referendum sarebbe solo “consultivo” e non legalmente vincolante. Secondo il giudice, qualsiasi voto avrebbe conseguenze politiche concrete, indipendentemente dal suo status giuridico. Ricordiamo che senza l’approvazione del tribunale, Sturgeon aveva promesso di fare delle prossime elezioni generali nel Regno Unito, previste al più tardi per il gennaio 2025, una campagna sull’indipendenza.
Intanto RE Carlo III ospita la prima visita di Stato da re, dopo la morte della madre, la regina Elisabetta II, per rafforzare i legami con il Sudafrica. Da ieri accoglierà fino a giovedì il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa e sua moglie Tshepo Motsepe per “celebrare la cooperazione! tra il Sudafrica e la sua ex potenza coloniale.
Sebbene il Sudafrica sia, in effetti, il principale partner commerciale del Regno Unito nel continente africano, è “un partner che il Regno Unito ha dato troppo spesso per scontato”, scrive Christopher Vandome, Senior Research Fellow del Programma Africa di Chatham House. L’Alto Commissario britannico in Sudafrica Antony Phillipson ha annunciato questa visita, affermando che “offrirà l’opportunità di celebrare i nostri partenariati moderni che garantiscono prosperità e sicurezza a entrambi i Paesi, nonché di stabilire come lavorare insieme a livello bilaterale e globale per rafforzare questi legami per il futuro”.