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Francia, assistenza sociale troppo macchinosa, e i consumi calano

Francia, assistenza sociale troppo macchinosa, e i consumi calano

K metro 0 – Parigi – Quasi il 30% degli aventi diritto all’assistenza sociale non la riceve, spesso a causa della complessità delle procedure burocratiche. Ogni cittadino francese si è difatti confrontato, prima o poi, con l’inceppamento della macchina amministrativa. Con documenti da fornire due volte, una misteriosa lettera di rifiuto o una richiesta di

K metro 0 – Parigi – Quasi il 30% degli aventi diritto all’assistenza sociale non la riceve, spesso a causa della complessità delle procedure burocratiche. Ogni cittadino francese si è difatti confrontato, prima o poi, con l’inceppamento della macchina amministrativa. Con documenti da fornire due volte, una misteriosa lettera di rifiuto o una richiesta di pagamento in eccesso. Questo accade indifferentemente con il Pôle emploi, la Maison départementale pour les personnes handicapées (MDPH) o la Caisse d’allocations familiales (CAF).

Ci sono così, ad esempio, madri di bambini affetti dalla sindrome di Down che passano parte del tempo a compilare fascicoli di 20 pagine per accedere alle ore di assistenza a scuola o per ottenere un ulteriore aiuto finanziario per le sessioni di terapia psicomotoria. Per richiedere un sostegno per un figlio per un anno scolastico, poi bisogna farlo con un anno di anticipo, a causa del tempo necessario per elaborare la domanda. Così molte persone si arrendono di fronte alla complessità della macchina amministrativa e lo Stato risparmi miliardi di euro in mancata assistenza sociale.

Per alcune persone vulnerabili, il compito è diventato persino insormontabile da quando l’amministrazione è diventata digitale. Se è vero, infatti, che le autorità pubbliche hanno messo in atto misure per semplificare le procedure e renderle accessibili al maggior numero possibile di persone, è diventato impossibile fare la fila allo sportello per risolvere un problema, ed è necessario fissare un appuntamento. Inoltre stanno chiudendo diverse agenzie nelle aree rurali, che ora sono tutte situate nei centri urbani.

Ogni anno la Francia spende il 33,5% del suo Pil in prestazioni sociali. Tradotto in soldoni, prima della crisi sanitaria del 2019, significava un budget di 761,4 miliardi di euro secondo la Direzione per la ricerca, gli studi, la valutazione e le statistiche (Drees). Ci si chiede a questo punto se lo Stato riuscirebbe a tenere il passo se il terzo delle persone che non compiono i passi necessari iniziasse a reclamare i propri benefici? Solo per la RSA sarebbe necessario aggiungere tra i tre e i cinque miliardi di euro all’anno, secondo le stime di Drees e Secours Catholique. E per tutti i benefici messi insieme, si dovrebbero mettere a bilancio diverse decine di miliardi di euro.

Calano poi i consumi; “Almeno del 3% in un anno”, ha spiegato Sandra Hoibian, direttrice del Crédoc (Centre de recherche pour l’étude et l’observation des conditions de vie) oggi a franceinfo. I francesi stanno così riducendo i loro spostamenti, le spese del riscaldamento e dello shopping, comprando meno prodotti biologici, più prodotti a marchio privato e frequentando sempre più spesso gli hard-discount. E soprattutto, per ridurre le spese, limiteranno il numero di volte in cui andranno a fare la spesa.

Ovviamente “il budget che è aumentato di più è quello dell’energia”, osserva la Hoibian, e questo “nonostante lo scudo tariffario” messo in atto dal governo. Il governo ha messo sul tavolo molti soldi, permettendo all’inflazione francese di attestarsi intorno al 6%, ben al di sotto della media europea, che è più vicina al 9%. Ma nonostante tutto, esso non è riuscito ad assorbire tutti gli aumenti dei prezzi. Si rileva, infine, un chiaro aumento della percentuale di francesi che pensano di cadere in povertà: dal 18% al 25% in un anno.

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