K metro 0 – Berlino – Servirà un “Piano Marshall” per l’Ucraina? Lo aveva invocato a giugno il Cancelliere Olaf Scholz, riferendosi agli aiuti per la ricostruzione forniti dagli Stati Uniti alla Repubblica federale tedesca dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1947, gli americani aiutarono difatti gli europei e la Germania nella ricostruzione;
K metro 0 – Berlino – Servirà un “Piano Marshall” per l’Ucraina? Lo aveva invocato a giugno il Cancelliere Olaf Scholz, riferendosi agli aiuti per la ricostruzione forniti dagli Stati Uniti alla Repubblica federale tedesca dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1947, gli americani aiutarono difatti gli europei e la Germania nella ricostruzione; uno dei motivi di questo vitale supporto di allora fu anche quello di contenere l’influenza sovietica in Europa.
Un tema che si ripropone adesso, dopo oltre 70 anni. “La sfida è enorme, – dichiara alla Zdf – Hubertus Bardt dell’Istituto dell’Economia Tedesca (IW) di Colonia: “Si tratta di un sacco di soldi, ovviamente, e al momento ci troviamo in una situazione economica delicata”. Due anni fa, prima della pandemia e della crisi energetica, sarebbe stato di sicuro più facile fare promesse maggiori.
Si prevede difatti una spesa variabile fra i 500 e i 700 miliardi di euro per far fronte alla ricostruzione del paese aggredito da Putin. Una somma che è è probabile venga condivisa da vari Stati e spalmata su un arco temporale di decenni. Al Forum economico tedesco-ucraino di lunedì scorso, il Cancelliere Scholz ha parlato difatti di un “compito generazionale”.
Sui mercati finanziari si mormora che, dato il lungo periodo di tempo, l’onere non sarebbe così grande da non poter essere sostenuto. Gli Stati provvederanno probabilmente al finanziamento iniziale, e a ben coordinare la pianificazione; poi le aziende responsabili delle infrastrutture, ad esempio, dovranno dare il loro contributo. Un impegno che richiederà molti capitali privati.
Achim Truger, membro del Consiglio tedesco degli esperti economici, ritiene sensato finanziare la ricostruzione dell’Ucraina attraverso debiti comuni dell’Unione europea. Un modello simile al Fondo di ricostruzione Covid-19 potrebbe “in linea di principio avere senso anche per il forte sostegno finanziario previsto per l’Ucraina”, ha comunicato nei giorni scorsi.
Anche se somme di 500 miliardi di euro sembrano gigantesche, in relazione alla produzione economica dell’Ue sono solo un tre per cento.
Sugli aiuti finanziari all’Ucraina, non è mancato infine in giornata l’intervento della Presidente della Commissione europea von der Leyen, che punta a fornire 18 miliardi di euro (17,8 miliardi di dollari) di assistenza finanziaria all’Ucraina il 2023. “Circa un terzo del fabbisogno di bilancio dell’Ucraina dovrebbe essere finanziato da noi, il che significa 1,5 miliardi di euro al mese per tutto l’anno”, ha dichiarato, aggiungendo però che il deficit di bilancio di Kiev potrebbe essere superiore o inferiore alle previsioni a causa della guerra. “Sappiamo di poter contare anche sui nostri amici americani e riteniamo che anche le istituzioni finanziarie internazionali faranno la loro parte”, ha concluso.