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Portogallo, inflazione al 9% in media: più alta al Nord per il cibo, a Lisbona per l’energia

Portogallo, inflazione al 9% in media: più alta al Nord per il cibo, a Lisbona per l’energia

K metro 0 – Lisbona – Inflaçao: il carovita impazza anche in Portogallo. A settembre ha superato il 9%. In media. Un valore che cela le diseguaglianze. Fra Nord e Sud, innanzitutto. La Regione Nord (Região Norte: Braga, Oporto, Bragança e parte dei distretti di Aveiro, Viseu e Guarda (ai confini con la Spagna) è

K metro 0 – Lisbona – Inflaçao: il carovita impazza anche in Portogallo. A settembre ha superato il 9%. In media. Un valore che cela le diseguaglianze. Fra Nord e Sud, innanzitutto.

La Regione Nord (Região Norte: Braga, Oporto, Bragança e parte dei distretti di Aveiro, Viseu e Guarda (ai confini con la Spagna) è quella più colpita dall’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, in particolare i generi alimentari (18% in più, contro una media nazionale del 16,4%). La spesa nei supermercati è più cara, ma fuori non è da meno…

Coimbra canta, Braga prega, Lisbona si diverte, Oporto lavora, recita un vecchio detto portoghese.

Ma se Oporto piange, Lisbona non ride. Per mangiare i tripeiros, soprannome storico degli abitanti di Oporto (durante l’assedio dell’enclave africana di Ceuta, nel 1415, Oporto inviava alle truppe la carne di miglior taglio e ai tripeiros non restavano, appunto … che trippe e frattaglie).

L’area metropolitana di Lisbona è la seconda regione più cara. Con un’inflazione del 16,6% per i beni alimentari, che è salita a settembre, su base annua, al 23,9% per i prodotti energetici (luce, gas, diesel, benzina e combustibili per riscaldamento).

Il tasso di inflazione medio del Portogallo, rispetto allo stesso mese del 2021, è oggi al 9,3% (ai massimi da tre decenni) secondo i dati dell’INE (l’Istituto Nazionale di statistica). L’economia portoghese ha perso slancio dal secondo trimestre del 2022, dopo un inizio d’anno molto positivo.

L’FMI (Fondo Monetario Internazionale) prevede un deficit maggiore per il Portogallo e smonta lo scenario macroeconomico previsto nella legge di bilancio per il 2023, presentato in parlamento e alla stampa dal ministro delle Finanze Fernando Medina l’11 ottobre. Economia quasi in stallo, inflazione molto più alta, disoccupazione in aumento.

Giovedì l’INE ha dettagliato per la prima volta i dati dell’inflazione, da cui è possibile desumere i diversi impatti dell’aumento del costo della vita per regioni, tipologie di consumo, ecc.

Nelle regioni più povere e con maggiori diseguaglianze il peso dei consumi alimentari tende ovviamente ad assorbire maggiormente la spesa delle famiglie e dei consumatori finali.

Pertanto, maggiore è l’inflazione in queste regioni, più forte è la pressione che spinge le famiglie in situazioni sempre più difficili nella gestione dei loro bilanci correnti.

Vi sono chiari segnali che le regioni con più turismo e passaggio di persone potrebbero risentire di un aumento più marcato dei prezzi.

L’indice che a livello nazionale fa da traino all’inflazione misurata a settembre è, non a caso, quello relativo a “ristoranti e alberghi”: secondo l’INE l’aumento dei prezzi in questo settore è stato di quasi il 18%: il doppio dell’inflazione media nazionale (9,3%).

Il Portogallo registra attualmente un’inflazione già superiore al 9%, che arriva al 9,9% nella regione metropolitana di Lisbona, rispetto al 9,4% del nord del paese.

Le regioni meno colpite, anche se con tassi d’inflazione elevati rispetto agli ultimi decenni dell’euro, sono le Azzorre (6,4%) e l’Alentejo (7,6%).

Viste le differenze nei livelli dei prezzi (per regioni, per i profili di consumo di milioni di famiglie residenti), è chiaro che le medie su cui si basano i bilanci statali possono causare distorsioni o essere meno utili di altri indicatori.

La nuova proposta di Legge di Bilancio dello Stato per il 2023 prevede che l’inflazione a livello nazionale si manterrà al 7,4%, per poi scendere, sensibilmente, al 4% nel 2023.

L’aumento delle pensioni nel 2023, che sarebbe stato calcolato intorno al 7%, ha finito per ridursi (di circa la metà) a causa di un piano di anticipazione della liquidità per far fronte alla crisi.

Ma un pensionato medio della Regione Nord o di Lisbona potrebbe già trovarsi di fronte a una grave erosione del proprio potere d’acquisto, visto che l’inflazione in queste due regioni è superiore alla media nazionale.

Nel caso dei pensionati più poveri, che sono la maggioranza, va anche peggio. Costretti, a spendere di più per cibo, luce e gas, per loro si potrebbe parlare di un’inflazione effettiva, percepita, che può aggirarsi oggi ben oltre il 7%-8% (per il cibo, la media nazionale dell’aumento dei prezzi, da gennaio a settembre, già supera l’11%).

Lo stesso problema tende a porsi nel caso dell’aumento previsto del salario minimo. Per i lavoratori più precari o giovani, con una prevedibile propensione a consumare più beni di prima necessità, l’aumento previsto dell’inflazione per il 2023 (7,4% secondo il governo, 7,8% secondo la Banca Centrale) secondo potrebbe essere ben presto superato.

La Legge di Bilancio prevede una caduta del Pil dal 6.5% all’1,3%. Non poco, ma sufficiente ad evitare lo scenario peggiore: la recessione. E appunto in previsione di turbolenze, non del tutto inattese, il ministro delle Finanze Fernando Medina punta anche a una riduzione del deficit da 1,9% a 0,9% e una conseguente riduzione del debito in più di quattro punti percentuali (da 115% a 110,8%), che dovrebbe portare il Portogallo fuori dalla fascia dei cinque paesi più indebitati della zona euro (attualmente è terzo dopo Grecia e Italia) e addirittura sotto il 100% del Pil entro la fine della legislatura, nel 2026. Proprio a causa di questa ricerca dell’equilibrio di bilancio l’opposizione, soprattutto di sinistra, ha denunciato la presenza di un’ideologia ancora troppo legata all’austerità e poco attenta ai problemi dei lavoratori e delle famiglie colpite dall’aumento dei mutui sulla casa.

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