K metro 0 – Parigi – Tre raffinerie su sei sono attualmente chiuse in Francia, a causa di scioperi dei lavoratori del settore che hanno ridotto la produzione del 60% (cioè di 740.000 barili di benzina al giorno), informa France 24. La maggior parte della rete di circa 3.500 stazioni di servizio di TotalEnergies (una
K metro 0 – Parigi – Tre raffinerie su sei sono attualmente chiuse in Francia, a causa di scioperi dei lavoratori del settore che hanno ridotto la produzione del 60% (cioè di 740.000 barili di benzina al giorno), informa France 24. La maggior parte della rete di circa 3.500 stazioni di servizio di TotalEnergies (una delle prime quattro aziende mondiali operanti nel petrolio e nel gas naturale, erede della vecchia Total). quasi un terzo di tutte le stazioni del Paese, sta esaurendo il carburante. I dati del governo stimano che “solo” il 19% delle stazioni di servizio sia interessato dall’emergenza, con particolari carenze al nord. Ma il presidente della catena di vendita al dettaglio “Système U”, Dominique Schelcher, ha detto senza mezzi termini, alla radio FranceInfo, che il governo sta sottovalutando il problema. “Solo l’ovest avrà scorte di carburante”, ha detto, aggiungendo che “era impossibile ordinare” carburante in tutto il nord, est e sud della Francia, per questo fine settimana.
La carenza di carburante, pur in varia misura, sta colpendo le stazioni di servizio un po’ in tutto il Paese, causando code ai distributori, con lunghe attese per gli automobilisti e immagini quasi da Venezuela; mentre lo sciopero dei lavoratori di TotalEnergies (cui accennavamo) e di Esso-ExxonMobil entra nel suo 12° giorno. Nei giorni scorsi il governo francese ha fatto appello ai grandi gruppi petroliferi come Total affinché facciano “sforzi” sui salari dei loro dipendenti, con l’obiettivo di mettere fine agli scioperi che da diversi giorni causano gravi problemi nell’approvvigionamento di carburante alle pompe di benzina. Oggi, Domenica, le autobotti sono state eccezionalmente autorizzate a circolare; mentre il ministro dei Trasporti, Clement Beaune, ha visto venerdì a Parigi le federazioni di autotrasportatori, per “studiare localmente come migliorare le forniture”. “Facciamo il possibile affinché la situazione possa tornare alla normalità nei prossimi giorni”, ha continuato.
Parigi non esclude un eventuale ricorso agli stock strategici statali per placare la situazione. Situazione legata, in parte, anche allo sconto di 20 centesimi sul carburante riconosciuto, dal primo settembre scorso, dal gruppo petrolifero. Da parte sua, il portavoce del governo, Olivier Vérand invita tutti a “non cedere al panico”. “Non siamo sul punto di finire il carburante”, ha assicurato su Bfm-tv, il governo “è estremamente attento affinché questa protesta sociale trovi al più presto una soluzione”.
Il sindacato francese CGT – storico “equivalente“ della nostra CGIL – ha chiesto uno sciopero contro TotalEnergies (che, comunque, nel secondo trimestre di quest’anno ha registrato profitti per 5,7 miliardi di dollari, rispetto ai 2,2 milioni dello stesso periodo del 2021): nel contesto di una piu’ ampia azione in tutto il settore energetico francese. I lavoratori chiedono aumenti salariali contro il costo della vita e lo spettro (che, per parafrasare Marx, si aggira un po’ in tutta la vecchia Europa) del caro-bollette. E sempre la CGT chiede una tassa sugli alti profitti delle compagnie petrolifere, e un aumento salariale del 10% – 7% per contrastare l’inflazione; nonché un 3% di “partecipazione agli utili”, richieste ampiamente sostenute dai lavoratori dell’energia.
Insomma, un’altra bella gatta da pelare, per il governo del Presidente Macron. Il quale, se ha fatto appello per la fine degli scioperi, ha convenuto che i dirigenti della Total dovrebbero tenere conto delle “legittime richieste di stipendio” dei suoi lavoratori. Nella stessa conferenza stampa, venerdì scorso, il Capo dell’ Eliseo ha avvertito di prossimi mesi “difficili” per i prezzi del gas, mentre si prevede che i costi del cibo proseguiranno a salire. E che anche i negoziati tra il governo e i sindacati, compresa la CGT, sulle riforme pensionistiche provocheranno tensioni.
Non va dimenticato, infine, che le proteste di massa dei “Gilet gialli” (mai completamente cessate) furono innescate, nell’inverno del 2018, proprio dall’aumento dei prezzi della benzina: voce del “paniere” quotidiano delle famiglie che (come, del resto, un po’ in tutte le democrazie industriali) riveste una particolare importanza nella psicologia di massa dei francesi.