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Come si prepara l’Europa alla crisi energetica invernale?

K metro 0 – Francoforte – Da Londra a Roma passando per Parigi e Berlino, il Vecchio Continente si avvia verso l’inverno in preda a una crisi energetica: con uffici più freddi, monumenti ed edifici storici che si oscurano, panettieri che non possono permettersi di riscaldare i loro forni e coltivatori di frutta e verdura

K metro 0 – Francoforte – Da Londra a Roma passando per Parigi e Berlino, il Vecchio Continente si avvia verso l’inverno in preda a una crisi energetica: con uffici più freddi, monumenti ed edifici storici che si oscurano, panettieri che non possono permettersi di riscaldare i loro forni e coltivatori di frutta e verdura che rischiano di lasciare le serre inattive. Nell’Europa orientale più povera, la gente fa scorta di legna da ardere, mentre nella più ricca Germania l’attesa per una pompa di calore a risparmio energetico può durare anche sei mesi. E le imprese non sanno quanto ancora possono tagliare. Di tutto questo riferisce anche l’AP.

“Non possiamo spegnere le luci e far sedere i nostri ospiti al buio”, ha dichiarato Richard Kovacs, responsabile dello sviluppo commerciale della catena ungherese di hamburger Zing Burger. I ristoranti fanno già funzionare le griglie non più del necessario e utilizzano rilevatori di movimento per spegnere le luci nei magazzini, mentre alcuni negozi hanno dovuto affrontare un aumento del 750% delle bollette elettriche dall’inizio dell’anno.

Con i costi elevati e le forniture energetiche limitate, l’Europa sta studiando programmi di sostegno e piani per scuotere i mercati dell’elettricità e del gas naturale, preparandosi all’aumento del consumo energetico di quest’inverno. La domanda è, però, se sarà sufficiente per evitare razionamenti e blackout imposti dal governo dopo che la Russia ha ridotto il gas naturale necessario per riscaldare le case, far funzionare le fabbriche e generare elettricità a un decimo di quanto era prima dell’invasione dell’Ucraina. La dipendenza dell’Europa dall’energia russa ha trasformato in effetti la guerra in una crisi energetica ed economica, con prezzi impennati negli ultimi mesi e che hanno subito fluttuazioni selvagge.

In risposta, i governi dei paesi membri hanno lavorato duramente per trovare nuove forniture e conservare l’energia, con gli impianti di stoccaggio del gas ora pieni all’86% in vista della stagione di riscaldamento invernale. Si sono impegnati così a ridurre il consumo di gas del 15%, il che significa che la Torre Eiffel piomberà nel buio più di un’ora prima del normale, mentre negozi ed edifici spegneranno le luci di notte o abbasseranno i termostati.

La capacità dell’Europa di superare l’inverno potrebbe dipendere inoltre da quanto freddo farà e da ciò che accadrà in Cina; le chiusure continue per arrestare la diffusione del Covid-19 hanno bloccato ampie parti dell’economia, riducendo la concorrenza per le scarse forniture di energia. Ma il cancelliere tedesco Olaf Scholz, prima del suo tour nei Paesi del Golfo, ha comunque rassicurato a settembre che i preparativi anticipati significano che la più grande economia europea è “ora in una posizione in cui possiamo andare coraggiosamente verso questo inverno, nella quale il nostro Paese resisterà. Nessuno avrebbe potuto dirlo tre, quattro, cinque mesi fa, o all’inizio di quest’anno”, ha precisato.

Sta di fatto che, anche se quest’inverno ci sarà il gas, i prezzi elevati stanno già spingendo persone e imprese a consumare meno e costringono alcune fabbriche ad alta intensità energetica, come le vetrerie, a chiudere. Anche i coltivatori di frutta e verdura dei Paesi Bassi, che sono fondamentali per l’approvvigionamento alimentare invernale dell’Europa, devono prendere una decisione: chiudere le serre o subire una grave perdita dopo che i costi del riscaldamento a gas e della luce elettrica sono saliti alle stelle.

Al fine di aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’UE il Regolamento comunitario 2022/1369 del 5 agosto 2022 prevede misure volte a ridurre i consumi di gas naturale nel periodo 1° agosto 2022 – 31 marzo 2023. L’art. 3 del Regolamento (“Riduzione volontaria della domanda”) stabilisce che “Ciascuno Stato membro si adopera al massimo per ridurre il consumo di gas nel periodo dal 1° agosto 2022 al 31 marzo 2023 di almeno il 15% rispetto al proprio consumo medio di gas nel periodo dal 1° agosto al 31 marzo dei cinque anni consecutivi precedenti la data di entrata in vigore del presente regolamento”.

L’Europa sta puntando anche su aiuti e riforma dei mercati energetici, pur se la spesa necessaria potrebbe essere insostenibile. Secondo un’analisi del Think tank Bruegel di Bruxelles, le nazioni hanno difatti stanziato 500 miliardi di euro per alleggerire le bollette dal settembre 2021 e stanno salvando le aziende che non possono permettersi di acquistare il gas per rispettare i contratti. Ma tali stanziamenti non sono di sicuro sufficienti.

I governi hanno predisposto ulteriori forniture di energia dai gasdotti che collegano Norvegia e Azerbaigian e aumentato l’acquisto del costoso gas naturale liquefatto che arriva via nave, in gran parte dagli Stati Uniti. Allo stesso tempo, l’Ue sta valutando interventi drastici come la tassazione degli extra profitti delle compagnie energetiche e la riorganizzazione dei mercati dell’elettricità in modo che i costi del gas naturale svolgano un ruolo minore nel determinare i prezzi dell’energia.

Mentre i Paesi si affannano a sostituire i combustibili fossili russi e persino a riattivare le inquinanti centrali elettriche a carbone, gli ambientalisti e la stessa Ue affermano che le energie rinnovabili sono la via da seguire a lungo termine. I vicini di casa di Madrid che vogliono ridurre i costi dell’elettricità e favorire la transizione energetica hanno già installato questo mese dei pannelli solari per rifornire il loro complesso residenziale dopo anni di lavoro.

I governi hanno comunque scartato la Russia come fornitore di energia, ma il presidente Vladimir Putin ha ancora una certa influenza, secondo gli analisti. Una parte del gas russo è ancora in circolazione e un inverno rigido potrebbe minare il sostegno pubblico all’Ucraina in alcuni Paesi. Si registrano difatti malcontenti e proteste in Paesi come la Repubblica Ceca e il Belgio.

“Il mercato è molto ristretto e ogni molecola conta”, ha dichiarato al proposito Agata Loskot-Strachota, senior fellow per la politica energetica presso il Center for Eastern Studies di Varsavia. “Questa è la leva che Putin ha ancora: che l’Europa debba affrontare società deluse o impoverite”.

In Bulgaria, il più povero dei 27 membri dell’Ue, l’aumento dei costi dell’energia sta costringendo le famiglie a tagliare le spese extra in vista dell’inverno per assicurarsi di avere abbastanza soldi per comprare cibo e medicine. Secondo l’ufficio statistico dell’Ue Eurostat, più di un quarto dei 7 milioni di bulgari non può permettersi di riscaldare la propria casa, il dato più alto nel blocco dei 27 Paesi, a causa di edifici termicamente poco isolati e redditi bassi. Quasi la metà delle famiglie usa la legna da ardere in inverno come combustibile più economico e accessibile, ma l’aumento della domanda e l’inflazione galoppante hanno fatto salire i prezzi oltre i livelli dello scorso anno. Infatti, nella capitale Sofia, dove quasi mezzo milione di famiglie ha il riscaldamento fornito da impianti centrali, molti hanno cercato altre opzioni dopo l’annuncio del governo di un prossimo aumento dei prezzi del 40%.

In Italia, infine, il Dipartimento della Funzione pubblica ha dato vita a un quadro di azioni concrete per l’efficientamento e l’uso intelligente e razionale dell’energia nella PA, basato sul coinvolgimento e sulla responsabilizzazione del capitale umano.

A tal fine, è in corso da parte del Dipartimento della Funzione pubblica, in collaborazione con Formez PA, l’invio di una circolare a tutte le amministrazioni con la raccomandazione ad attenersi alle indicazioni contenute nella pubblicazione “Risparmio ed Efficienza energetica in Ufficio – Guida operativa per i Dipendenti”, predisposta da ENEA, e alle linee guida dell’Energy Manager, se nominato.

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