K metro 0 – Roma – Due corpose delibere dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (n.275/22/CONS e n.288/22/CONS) segnano una rottura nella e della stantia continuità, che ha spesso visto i cosiddetti Over The Top cavarsela con modeste sanzioni, pur davanti a comportamenti illegittimi. Infatti, la tendenza prevalente è a lungo stata quella di considerare
K metro 0 – Roma – Due corpose delibere dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (n.275/22/CONS e n.288/22/CONS) segnano una rottura nella e della stantia continuità, che ha spesso visto i cosiddetti Over The Top cavarsela con modeste sanzioni, pur davanti a comportamenti illegittimi.
Infatti, la tendenza prevalente è a lungo stata quella di considerare i nuovi zar puri veicoli tecnici e passivi dei contenuti trasmessi, in base ad un decreto del 2003 (n.70) che recepiva la direttiva europea sul commercio elettronico. Allora si pensava, forse senza dolo, che le macchine aggregatrici della rete fossero solo un servizio, senza responsabilità.
In verità, il quadro è nel frattempo così cambiato da rovesciare l’ordine degli addendi: gli host da passivi sono divenuti attivi e determinanti nel configurare la sintassi della comunicazione, assicurando il contesto in grado di dare un senso al testo.
Ecco, quindi, la svolta in corso, figlia del mutato clima che – al riguardo- si respira anche a Bruxelles dopo i due freschissimi regolamenti Digital Services Act e Digital Markets Act; presagio, per dirla con Renato Rascel, di bufere e temporali per gli oligarchi della rete.
L’occasione da cui è nata la sequenza coercitiva è la violazione del decreto Dignità (n.87/2018), in merito alla pubblicità vietata di vincite sul casinò online e, in generale, del gioco d’azzardo. Ma la peculiarità prefigurante delle delibere è la simultanea condanna tanto di Google Ireland Limited da cui dipende la colpevole You Tube (in causa con cinque canali), ospite del misfatto; quanto della società Top Ads Ltd (con sede a Malta) creatrice dei contenuti perseguiti. 750.000 e 700.000 euro, rispettivamente, di multa e rimozione dei contenuti incriminati con l’impedimento a reiterarli. Colpire sia il mezzo sia il messaggio è il punto (forse) di non ritorno.
Attorno al gioco d’azzardo si sono già esercitate azioni di qualche forza dell’Agcom o dei tribunali amministrativi. Tuttavia, simile concatenazione è inedita e farà giurisprudenza. Non per caso, la notizia è corsa subito in svariati paesi.
Nei casi citati siamo di fronte alla sacrosanta lotta contro la ludopatia, piaga che tocca da vicino la vita quotidiana, costituendo un tratto del disagio sociale dilagante. Non si tratta, insomma, solo di un fenomeno patologico estremo o eccezionale, quanto piuttosto di un frammento del clima complessivo in cui ci troviamo. Pensiamo al successo della piattaforma Twitch, specializzata di fatto in materia e popolarissima in particolare tra i giovanissimi.
Tuttavia, il precedente è fondamentale pure per situazioni diverse ma altrettanto configgenti con la legge: insulti violenti, ai discorsi d’odio, all’elogio del razzismo o dei gruppi eversivi, atti nocivi verso i minori.
E, ora più che mai nel corso di una delicatissima campagna elettorale, diventa stringente il nodo della veicolazione impropria di dati utili a carpire il consenso delle persone, ormai impacchettate in sagome di un’identità digitale che sfugge ai diretti interessati.
A proposito di You Tube, poi, va sottolineato che non è un gioco, bensì un’altra televisione, capace di sostituirsi nel consumo al vecchio video generalista e agguerrita concorrente delle stesse smart-tv.
Diamo atto all’Agcom di seguire con una certa cura simili aspetti evolutivi dell’universo mediale e post-mediale. Benché manchi una linea di indirizzo complessivo sull’età di confine tra umano e post-umano. In fondo, la virtualità è un elemento ri-fondativo della realtà che segue l’epoca analogica. Insomma, siamo solo ai prolegomeni del big bang in atto. Chissà, magari il dominio imperiale delle Big Tech mostra qualche crepa e una rondine comincia a fare primavera.
PS. Nella rubrica della scorsa settimana si lanciava un allarme sul destino del fondo speciale di 90 milioni di euro per l’editoria previsto dalla legge di stabilità. Diamo al sottosegretario con delega Moles ciò che è di Moles. I suoi uffici hanno vergato il testo, ora in attesa della firma dei ministri concertanti del Lavoro e dello Sviluppo. Cosa osta per la fumata bianca?