K metro 0 – Pristina – Ieri le forze di pace guidate dalla NATO, sostenute dagli elicotteri, hanno supervisionato la rimozione dei posti di blocco che i manifestanti avevano istituito in Kosovo, dove le tensioni politiche ultimamente stanno riesplodendo, a oltre due decenni da quando, nella guerra del 1999 per il distacco della Regione dalla
K metro 0 – Pristina – Ieri le forze di pace guidate dalla NATO, sostenute dagli elicotteri, hanno supervisionato la rimozione dei posti di blocco che i manifestanti avevano istituito in Kosovo, dove le tensioni politiche ultimamente stanno riesplodendo, a oltre due decenni da quando, nella guerra del 1999 per il distacco della Regione dalla Serbia, una campagna di attacchi aerei della NATO sconfisse le forze serbe.
La polizia del Kosovo – informa la Reuters – ha affermato che la rimozione delle barricate nel nord del Paese ha consentito la riapertura di due valichi di frontiera con la Serbia: “Le strade sono ora libere per il passaggio del traffico, entrambi i valichi di frontiera sono ora aperti per il passaggio di persone e merci”, dice la nota ufficiale.
La rimozione delle barricate è avvenuta dopo che il Governo di Pristina ha rinviato l’attuazione di una decisione che obbligherebbe i serbi del Paese, etnia che è di maggioranza nel nord, a richiedere solo documenti e targhe automobilistiche rilasciate dalle istituzioni kosovare.
La situazione ha riacceso i contrasti con Serbia e Russia, nessuna delle quali, pur dopo la fine della sua guerra d’indipendenza, riconosce il Kosovo, allineato all’Occidente, come Stato indipendente, e ha bloccato i suoi sforzi per entrare a far parte delle Nazioni Unite. Il Kosovo, riconosciuto come nazione da più di 100 Paesi, sta cercando da tempo di entrare a far parte anche della NATO, mentre anche la UE da anni ha inserito Pristina tra i “bussanti” balcanici.
La scelta del governo kosovaro di rinviare la decisione di almeno un mese, che ha temporaneamente allentato le tensioni, ha fatto seguito alle consultazioni con gli ambasciatori degli Stati Uniti e dell’UE. “La violenza non sarà tollerata. Coloro che usano la violenza saranno puniti dallo Stato di diritto con la forza della legge”, ha detto lunedì il primo ministro kosovaro Albin Kurti ai giornalisti. Precisando che erano stati istituiti un totale di nove posti di blocco.
Quattordici anni dopo che il Kosovo ha dichiarato l’indipendenza dalla Serbia, circa 50.000 serbi nel nord del Paese usano ancora targhe e documenti rilasciati dalle autorità serbe, rifiutandosi di riconoscere il governo kosovaro.
Domenica scorsa, infatti, molti cittadini di etnia serba han parcheggiato macchinari pesanti, compresi camion pieni di ghiaia, sulle strade vicino al confine con Belgrado per protestare contro la nuova politica, che il governo ha deciso di posticipare al 1° settembre. Dopo tale data, i serbi locali avranno 60 giorni per passare alle targhe del Kosovo e accettare i documenti rilasciati dalle autorità di Pristina, compresi quelli che vivono in Kosovo privi di documenti locali.
La tensione con la Serbia, tuttavia, resta alta e la fragile pace del Kosovo è mantenuta dalla missione KFOR della Nato, che conta 3.770 soldati – tra cui anche un contingente italiano, che Domenica scorsa era visibile dentro e intorno alla città settentrionale di Mitrovica – sul campo. La missione ha rilasciato una dichiarazione, proprio questa domenica, in cui afferma di essere pronta a intervenire in linea con il suo mandato, se la stabilità fosse compromessa.
Lunedì 1 agosto, il governo di Pristina ha iniziato a rilasciare documenti extra ai cittadini di etnia serba, al più grande valico di frontiera tra Serbia e Kosovo, Merdare. Il governo kosovaro ha dichiarato che sospenderà temporaneamente il rilascio di documenti una volta rimossi completamente i blocchi stradali.