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Omaggio alla memoria di Maurizio Fagiolo dell’Arco alla Galleria d’arte Russo di Roma

Omaggio alla memoria di Maurizio Fagiolo dell’Arco alla Galleria d’arte Russo di Roma

K metro 0 – Roma – Passed away: a vent’anni dalla sua scomparsa, improvvisa, dolorosamente prematura, la storica Galleria Russo di Roma (via Alibert 20 a due passi da Piazza di Spagna, ingresso gratuito, fino al 15 luglio) rende omaggio alla memoria di Maurizio Fagiolo dell’Arco (Roma 1939 – 2002). Con una mostra singolare (:

K metro 0 – Roma – Passed away: a vent’anni dalla sua scomparsa, improvvisa, dolorosamente prematura, la storica Galleria Russo di Roma (via Alibert 20 a due passi da Piazza di Spagna, ingresso gratuito, fino al 15 luglio) rende omaggio alla memoria di Maurizio Fagiolo dell’Arco (Roma 1939 – 2002).

Con una mostra singolare (: dedicata non già a un pittore, ma a un critico e storico dell’arte, tra i più “geniali protagonisti della scena artistica non solo italiana del dopoguerra”. Oltre che raffinato collezionista di opere d’arte: 48 dipinti da lui donati (proprio nell’anno della sua imprevista dipartita…) al Museo barocco di Villa Chigi ad Ariccia, nato da una sua idea, si affiancano oggi alla Collezione Lemme e alla Collezione Laschena. Una quadreria di circa 300 opere che offrono una panoramica sul Seicento romano.

Tra queste, un autoritratto del “berniniano” Giovan Battista Gaulli, detto il Bacciccio”. Oggi in esposizione, fino al 15 luglio, alla Galleria Russo, insieme a una quarantina di opere per lo più provenienti dalla eterogenea collezione del grande storico dell’arte, selezionate dalla moglie, Maria Beatrice Mirri, insieme a Laura Cherubini, curatrice della rassegna e del catalogo: in realtà un libro di preziose testimonianze di artisti, studiosi, galleristi, “coinvolti nel percorso intellettuale di quel pensatore fuori dagli schemi”.

Talmente eccentrico e indipendente da rifiutare l’incarico di Professore Straordinario di Storia dell’arte moderna, pur avendo vinto il concorso che gliela assegnava. E pur avendo una formazione accademica di tutto rispetto: laureato in Storia dell’arte alla Sapienza di Roma, allievo di Giulio Carlo Argan.

I suoi interessi spaziavano dal barocco all’arte moderna. Dal Bernini al Parmigianino (“Peritissmo alchimista”) all’arte contemporanea. Il suo Rapporto 60. Le arti oggi in Italia Bulzoni 1966) sulle esperienze artistiche più innovative del decennio, ben si affianca alla ricognizione delle Ultime tendenze nell’arte oggi (Feltrinelli 1961) un altro classico della critica d’arte di Gillo Dorfles (il primo, già nel 1951, a vedere tendenze barocche nell’arte moderna).

Grandissima figura di storico dell’arte, personalità poliedrica, brillante studioso e creatore di indimenticabili mostre”, come scrive Laura Cherubini nel Libro-catalogo della Mostra, al “genio eclettico” di Maurizio Fagiolo dell’Arco si deve la scoperta precoce di “sconosciuti emergenti” destinati di lì a poco ad affermarsi sulla scena dell’arte italiana degli anni ’60-70. Come gli artisti della pop romana, Pistoletto, Dorazio, Alviani, praticamente esordienti, al pari di Ceroli, Angeli, Pascali, Schifano, ai quali commissiona disegni per illustrare i suoi articoli sulle tendenze dell’arte contemporanea, pubblicati sull”Avanti” nei primi anni ’60.

Riscopre e rivaluta l’arte italiana tra le due guerre, la Scuola Romana e il Realismo Magico, Pericle Fazzini, Francesco Trombadori, Scipione, Antonio Donghi… Ma anche Francis Picabia e Man Ray.

Il campo dei suoi interessi era molto ampio: spaziava dal Barocco ai Pittori dannunziani, dal Futurismo alla Metafisica, dalla Scuola Romana alla Scuola di piazza del Popolo fino agli artisti più contemporanei”, scrive Laura Cherubini.

E la mostra allestita presso la Galleria Russo con un’antologia di opere da lui collezionate (dal Baciccio a Capogrossi, da Mafai a Trombadori, D’orazio, Sanfilippo, da Savinio a Andy Wharhol) è un prezioso lascito della sua vita di appassionato d’arte.

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