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Inflazione record dell’8,6% nei 19 paesi dell’area euro

K metro 0 – Londra – L’inflazione continua a galoppare nei 19 Paesi che utilizzano l’euro, raggiungendo la cifra record dell’8,6% a giugno, mezzo punto percentuale in più rispetto al mese di maggio. Tutto deriva da un forte aumento dei costi energetici alimentato in parte dalla guerra della Russia in Ucraina. Anche i prezzi dei

K metro 0 – Londra – L’inflazione continua a galoppare nei 19 Paesi che utilizzano l’euro, raggiungendo la cifra record dell’8,6% a giugno, mezzo punto percentuale in più rispetto al mese di maggio. Tutto deriva da un forte aumento dei costi energetici alimentato in parte dalla guerra della Russia in Ucraina. Anche i prezzi dei generi alimentari hanno registrato una notevole impennata.

A spingere fino a un livello mai registrato dall’introduzione della moneta unica, come detto, è stato in parte l’aumento dei prezzi legati all’energia. Qui, l’incremento su base annua nel mese di giugno è del 41,9 per cento, in crescita rispetto al 39,1 per cento del mese precedente,

Il tasso d’’inflazione è dunque salito al livello più alto dall’inizio della registrazione dell’euro nel 1997. Beni come abbigliamento, elettrodomestici, automobili, computer e libri sono più cari tuttavia soltanto del 4,3%, così come i servizi, al 3,4%.

L’impatto della guerra sulle forniture energetiche globali sta rendendo la vita più costosa per i 343 milioni di persone della zona euro. I Paesi con una inflazione maggiore sono la Grecia, al 12 per cento, e la Spagna, al 10, mentre in Italia si tocca l’8 per cento. La Francia se la passa meglio, con un + 6,5 per cento, mentre la Germania segna addirittura un calo, dall’8,7 per cento di maggio all’8,2 per cento di giugno.

Tra gli aumenti spinti dall’inflazione si segnalano quelli stratosferici dei biglietti aerei, arrivati a giugno al 90.4 per cento. Per contrastare l’impennata dei prezzi al consumo, la Banca centrale europea sta pianificando il primo aumento dei tassi di interesse in 11 anni questo mese, seguito da un altro ritocco a settembre. Una decisione duramente criticata come “strumento sbagliato per rispondere all’inflazione” dal consigliere economico di Draghi, Francesco Giavazzi.

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