K metro 0 – Roma – Da Nord a Sud, è allarme siccità in Italia. Per le Regioni serve lo Stato d’emergenza. Governo al lavoro sulla questione siccità? “Moltissimo, soprattutto l’agricoltura sta lavorando. Work in progress”, ha commentato il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani citato dall’Adnkronos, a margine dell’evento Missione Italia di Anci a
K metro 0 – Roma – Da Nord a Sud, è allarme siccità in Italia. Per le Regioni serve lo Stato d’emergenza. Governo al lavoro sulla questione siccità? “Moltissimo, soprattutto l’agricoltura sta lavorando. Work in progress”, ha commentato il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani citato dall’Adnkronos, a margine dell’evento Missione Italia di Anci a Roma.
Si è svolta ieri sera intanto al Mipaaf, alla presenza del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, del sottosegretario Gian Marco Centinaio, del capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e dei capi gabinetto del Mipaaf e del Mite, una riunione per fare il punto sull’emergenza siccità. Il capo della protezione Civile Curcio ha informato, nel corso dell’incontro, che è in atto uno stretto collegamento con i presidenti delle Regioni, e che le Regioni stesse sono al lavoro sull’individuazione dei criteri (ai sensi delle normative vigenti) al fine di poter dichiarare lo “stato d’emergenza”. A seguito delle istruttorie delle Regioni, la Protezione civile predisporrà un Dpcm da trasmettere al Consiglio dei Ministri. E’ quanto comunica il Mipaaf in una nota.
Per quanto concerne il settore agricolo, e sempre su proposta delle Regioni, si potrà proclamare lo “stato di eccezionale avversità atmosferica” qualora il danno provocato dalla siccità superi il 30% della produzione lorda vendibile. Al contempo è stato deciso di istituire un coordinamento con le amministrazioni interessate (Protezione civile, Mipaaf, Mite, Affari Regionali, Mims, Mef), per mettere in campo le competenze necessarie per affrontare la siccità su più fronti (infrastrutturale, competenze regionali, eventuali ristori).
In Piemonte si stimano oltre 900 milioni di euro di danni, sottolinea in una nota Coldiretti piemontese tracciando il bilancio di un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e produzioni agricole danneggiate. Il livello idrometrico del fiume Po è di meno 3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, più basso che a Ferragosto di un anno fa, ed il lago Maggiore è in sofferenza con un grado di riempimento del 22,7%.
“Un panorama rovente che -affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale – peggiora con l’ondata di calore che porta le temperature oltre i 40 gradi con le falde sempre più basse. In questa situazione di profonda crisi idrica, oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti, è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale”.
“Il Cdm ieri si è riunito e noi attendevamo già per ieri la dichiarazione dello stato di emergenza perché come il capo del Dipartimento nazionale Protezione civile, Fabrizio Curcio, ci ha confermato nell’incontro di ieri a Roma, i numeri e i parametri sia del Piemonte sia della Lombardia sono già da stato di emergenza”. Cosi il presidente del Piemonte intervenendo oggi a ‘The Breakfast Club’ su Radio Capital. Sulla mancata decisione, Cirio ha, quindi, spiegato : “la motivazione è anche comprensibile ed è legata al fatto che le regioni interessate sono diverse, Piemonte e Lombardia si sono mosse per prime, io già venerdì scorso ho depositato la richiesta dello stato di emergenza mentre altre sono intervenute con la richiesta solo nei giorni scorsi pertanto devono ancora documentare tutti gli elementi e quindi il governo attende una posizione nazionale”.
il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha proclamato “ai sensi della l.r. 26 febbraio 2014, n. 2 art. 15, comma 2, lo ‘stato di calamità naturale’ per l’intero territorio della Regione Lazio e fino alla data del 30/11/2022 a causa della grave crisi idrica determinatasi per l’assenza di precipitazioni meteorologiche ed in conseguenza della generalizzata difficoltà di approvvigionamento idrico da parte dei Comuni”.
“Stiamo vivendo una situazione eccezionale, di una gravità che non si era mai verificata in questi anni”, ha affermato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, al termine della riunione tra la Conferenza delle Regioni e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. “In questo momento più che mai – ha proseguito – è importante operare in maniera coordinata e con una linea comune, prendendo in considerazione le opinioni dei tecnici per seguire la strada migliore per risolvere l’emergenza. Poi penseremo a una richiesta dello ‘stato di calamità’ per ottenere i risarcimenti e i ristori per i nostri agricoltori. Regione Lombardia, da ormai due mesi è al lavoro per attivare una serie di interventi che garantiscano l’equilibrio tra le esigenze idropotabili e quelle dell’irrigazione. Va in questa direzione l’accordo con i gestori idreoelettrici per un maggior rilascio di acqua che possa consentire di irrigare i campi e garantire il primo raccolto”.
Una situazione di severità idrica elevata che configura uno dei periodi più siccitosi degli ultimi vent’anni. E’ quanto emerso dall’incontro convocato ieri dall’assessora all’ambiente e difesa del suolo della Regione Toscana, Monia Monni, a cui hanno partecipato insieme ai sindaci, l’Autorità idrica Toscana (Ait) le Autorità di Distretto, l’Anci, Upi ed Anbi.
Durante l’incontro sono stati illustrati i dati che sottolineano appunto una severità idrica elevata, registrando uno dei periodi più siccitosi degli ultimi venti anni. In particolare è stata evidenziata una condizione critica sul Serchio, stabile del Grossetano, anche se l’Ombrone grossetano ha ormai un andamento simile ai periodi di luglio ed agosto degli scorsi anni, una tendenza pari al periodo siccitoso del 2017 del lago di Massaciuccoli, e per quanto riguarda l’Arno non è ancora arrivato ai livelli del 2012.
I pozzi, nelle zone di Livorno, Grosseto, Pistoia si trovano in una situazione peggiore rispetto agli anni precedenti. Sostanzialmente per tutti i corpi idrici sotterranei si riscontrano criticità.
Con le temperature da estate inoltrata che infiammano la campagna padovana e la siccità che morde da mesi, bruciano frutta e verdura nei campi con una riduzione della produzione di oltre il 20% già a giugno. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Padova sugli effetti delle alte temperature con meloni, angurie, zucche e zucchine, melanzane e piante di pomodori ustionati dai raggi del sole, con la mancanza di acqua che sta mandando in stress idrico anche le coltivazioni estensive come il mais, le barbabietole, la soia ma pure la viticoltura ne risente con il rischio che venga compromessa un’annata che invece avrebbe i numeri giusti per una produzione di qualità e nella norma.
All’emergenza siccità dovuta alle scarsissime precipitazioni si aggiunge, spiega Coldiretti Padova, l’effetto del caldo prolungato che, specie nella Bassa Padovana, sta allarmando le aziende agricole impegnate nella coltivazione di ortaggi e frutta. Giorni e giorni di temperature ben sopra la norma con il sole che picchia duro nella campagna assetata, ci sono decine e decine di quintali di meloni, angurie, zucche e zucchine che rischiano di non arrivare nemmeno a maturazione, letteralmente “cotte” dal caldo.
”Ferma restando l’assoluta priorità dell’acqua potabile per tutti i cittadini, come previsto dalla normativa, in caso di scarsità del bene acqua sono pronto a firmare un provvedimento per dare le nostre risorse irrigue in maniera privilegiata alle imprese agricole lucane rispetto a quelle di altre regioni. La risorsa idrica della Basilicata è un bene vitale dei lucani”. Così in una breve dichiarazione il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, sulla siccità e sulle necessità irrigue dell’agricoltura lucana. La Basilicata, grazie ai suoi invasi, rifornisce di acqua per scopi irrigui e potabili anche la vicina Puglia. Le due regioni, a tal proposito, sono legate da accordi che regolano la cessione dell’acqua. Ieri l’assessore lucano all’agricoltura Francesco Cupparo ha invitato gli agricoltori della Basilicata a razionare l’acqua con un uso parsimonioso della risorsa idrica per evitare che si possa arrivare a situazioni emergenziali come nel nord Italia.