K metro 0 – Città del Messico – Più della metà del Messico sta affrontando una siccità grave per il cambiamento climatico. L’allarme è stato lanciato da “Conagua”, un’Authority nazionale istituita nel 1989 per gestire e proteggere le risorse idriche del paese. Da inizio giugno alcune città hanno iniziato a limitare l’accesso all’acqua a sei
K metro 0 – Città del Messico – Più della metà del Messico sta affrontando una siccità grave per il cambiamento climatico. L’allarme è stato lanciato da “Conagua”, un’Authority nazionale istituita nel 1989 per gestire e proteggere le risorse idriche del paese.
Da inizio giugno alcune città hanno iniziato a limitare l’accesso all’acqua a sei ore al giorno, scatenando il panico nella popolazione che si è riversata nei supermercati per comprare acqua in bottiglia. Ma poi sono scoppiate le proteste contro le aziende produttrici di bibite, le cui concessioni hanno permesso loro di continuare a estrarre acqua anche quando i residenti sono rimasti senza. E con i mesi più caldi ancora da affrontare, la crisi sembra non essere vicina alla fine.
Già dal febbraio scorso, la siccità in Messico aveva toccato il record degli ultimi anni. Il riscaldamento globale sta peggiorando la situazione di grave siccità che da oltre 20 anni colpisce il paese. E in parte anche il sud degli Stati Uniti (a Phoenix, in Aeizona, centinaia di senzatetto muoiono per il caldo estremo).
Ma è improbabile che la situazione possa risolversi con un anno di abbondanti precipitazioni. Al contrario, se anche nel caso di un anno piovoso, gli effetti della siccità persisteranno a lungo nelle aree colpite.
Se non fosse in atto un cambiamento climatico, l’aridità sarebbe meno grave rispetto a periodi storici precedenti. Il ciclo naturale delle piogge viene alterato profondamente dal riscaldamento globale e da episodi sempre più frequenti di ondate di caldo estremo.
Uno stato di crisi particolarmente acuto a Monteterey, capoluogo dello Stato del Nuevo Léon, oggetto di un reportage per l’Associated Press di Marcos Martínez Chacón e Suman Naishadham.
Monterey, col suo polo industriale, è stata a lungo una delle città più prospere del Messico. E i quasi 5 milioni di residenti nella sua vasta area metropolitana, sono rimasti scioccati quando hanno perso il più basilare dei servizi: l’acqua.
Una combinazione di un’intensa siccità, cattiva pianificazione e uso eccessivo dell’acqua ha costretto i suoi abitanti a ricorrere a misure estreme, con scene di aree povere e isolate dove si immagazzina l’acqua in secchi per usarne un mestolo alla volta…
Le autorità locali hanno iniziato a limitare l’approvvigionamento idrico a marzo, poiché le tre dighe che aiutano a rifornire la città si sono quasi prosciugate.
All’inizio di giugno hanno dichiarato che l’acqua sarebbe stata disponibile solo tra le 4 e le 10 del mattino. Ma in migliaia di case non è uscita nemmeno una goccia dai rubinetti per settimane.
Alcuni sobborghi hanno allestito giganteschi serbatoi d’acqua di plastica nelle piazze pubbliche per consentire ai residenti di riempire i contenitori d’acqua.
Grandi piani di gestione dell’acqua, costosi e talvolta carichi di corruzione, sono stati più volte elaborati, ma con scarsi risultati. Un progetto per la costruzione di un acquedotto per portare l’acqua dal fiume Pánuco, a 500 chilometri di distanza, che secondo le autorità dell’epoca avrebbe garantito l’approvvigionamento idrico della città per 50 anni, è stato abbandonato nel 2016 per presunta corruzione nella concessione degli appalti da parte della precedente amministrazione.
L’arrivo della crisi idrica era prevedibile: per sei anni Monterrey ha sofferto di precipitazioni al di sotto della media o di una vera e propria siccità.
Adagiata su una pianura arida sullo sfondo della catena montuosa della Sierra Madre Orientale, l’acqua, fatta eccezione per brevi e catastrofiche inondazioni, non è mai stata abbondante. Per decenni, la pianificazione idrica dello Stato si è ridotta essenzialmente all’attesa di un uragano nel Golfo per gonfiare i fiumi locali.
A maggio, il Nuevo Léon ha registrato la temperatura media più calda di sempre, con massime di 40 gradi.
Il direttore del servizio idrico della città, Juan Ignacio Barragán, ha accusato la precedente amministrazione, che ha governato lo Stato dal 2015 al 2021, di aver consentito il prelievo di acqua dalle dighe ad alti livelli senza considerare gli impatti che la prolungata siccità aveva già causato alle fonti idriche dello Stato. Una città abituata a consumare 16.500 litri al secondo, ora ne ha a disposizione solo 13.000. Storicamente, il consumo medio giornaliero a Monterrey è stato di circa 160-170 litri al giorno per persona, molto più alto della raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di circa 100 litri al giorno. Circa il 60% dell’acqua di Monterey proviene da dighe, il resto da pozzi pubblici. Il Nuevo León ha anche pozzi privati, che proprietari, allevatori e aziende trivellano con limiti rigorosi di pompaggio, spesso però ignorati.
Secondo il North American Drought Monitor (un consorzio di esperti di siccità in Canada, Messico e Stati Uniti) il 56% del Messico sta vivendo un qualche livello di siccità.
Tutto il Nuevo León è “anormalmente secco”.
Il fenomeno meteorologico naturale El Niño (che provoca un surriscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-meridionale e Orientale nei mesi di dicembre e gennaio in media ogni 5 anni) e il cambiamento climatico possono essere fattori di precipitazioni insolitamente basse, secondo gli esperti. E così una zona semidesertica diventa ancor più secca.
Per ora, la risposta delle autorità alla carenza d’acqua è stata più o meno la stessa: scavare più pozzi, bacini idrici e dighe. Una quarta diga è attualmente in costruzione nel sud-est dello Stato ed è previsto un acquedotto per trasportare l’acqua dalla diga di El Cuchillo, la più grande dello Stato. Le autorità stanno anche cercando di fermare il prelievo illegale di acqua dai fiumi che alimentano le dighe e hanno cercato di convincere le grandi aziende a condividere alcuni dei loro diritti sull’acqua con i residenti della città.
Ma i piani del governo sono troppo piccoli, e arrivano troppo tardi, secondo gli attivisti dei gruppi ambientalisti. “Abbiamo avuto diversi anni con precipitazioni al di sotto della media, ma non abbiamo avuto uragani”, osserva Rosario Álvarez, del gruppo Pronatura Porest, secondo il quale c’è stata un’infausta convergenza tra la scarsità di infrastrutture, la mancanza di comprensione delle caratteristiche della regione e una cattiva amministrazione della poca acqua disponibile.
Nel frattempo, fino a quando il prossimo uragano non si riverserà nel Golfo del Messico – e non se ne vede nessuno in arrivo – la rabbia cresce tra i residenti e le proteste di strada sono scoppiate a Monterey. In attesa di un miracolo…
(AP)