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La fine delle forniture energetiche russe spaventa la Germania dell’Est

K metro 0 – Berlino – La Germania dell’Est ha stretti legami storici ed economici con la Russia, ma la guerra in Ucraina sta cambiando tutto. Le relazioni tedesco-russe hanno mostrato, recentemente, più di semplici crepe, da cui affiorano forti preoccupazioni. Come quelle che angosciano Jan Lämmerhirt e i 450 dipendenti dello stabilimento di Leuna

K metro 0 – Berlino – La Germania dell’Est ha stretti legami storici ed economici con la Russia, ma la guerra in Ucraina sta cambiando tutto. Le relazioni tedesco-russe hanno mostrato, recentemente, più di semplici crepe, da cui affiorano forti preoccupazioni. Come quelle che angosciano Jan Lämmerhirt e i 450 dipendenti dello stabilimento di Leuna del gruppo Linde, che produce idrogeno liquido raffreddandolo a meno 253 gradi in modo che si liquefi.

Finora ci sono solo quattro impianti di questo tipo in Europa. Linde ne possiede due a Leuna in Sassonia-Anhalt, oggi uno dei 16 Stati federali della Germania, situato nel nord-est del paese, che fino al 1990 faceva parte della Repubblica Democratica Tedesca.

Per generare l’idrogeno liquido è necessaria energia, che in futuro potrebbe essere fornita da fonti rinnovabili. Ma oggi in caso di embargo dalla Russia, da cui proviene il 100% del gas per il Parco Chimico di Leuna, la produzione si fermerebbe immediatamente.

Molti nella Germania dell’Est condannano l’aggressione russa all’Ucraina. Ma sono anche molto preoccupati per le conseguenze delle sanzioni.

L’UE ha in programma un embargo petrolifero contro la Russia. Ma il governo federale tedesco è contrario a un embargo sul gas, anche se in prospettiva la dipendenza dalla Russia deve essere ridotta.

Molti temono per il proprio lavoro e la tensione nei Laender orientali è forte. Il primo ministro della Sassonia, Michael Kretschmer (CDU) sostiene che le sanzioni non dovrebbero colpire l’est più duramente che l’ovest.

Nel 2019, Kretschmer aveva chiesto la fine delle sanzioni imposte dall’UE a Mosca nel 2014 a causa delle azioni russe in Ucraina. E poco prima dell’attacco russo all’Ucraina lo scorso febbraio, il 51″% dei tedeschi dell’est pensava ancora che la Germania avrebbe dovuto collaborare più strettamente con la Russia.

Secondo Raj Kollmorgen, sociologo dell’Università di scienze applicate Zittau/Görlitz, la diversa visione della Russia da parte dei tedeschi dell’est è dovuta a tre motivi. Innanzitutto: la vicinanza geografica. Secondariamente: i legami economici, molto stretti fino all’inizio delle sanzioni nel 2014. Infine: un’impronta culturale specifica.

L’Unione Sovietica è stata una potenza occupante fino al 1989. Nel sistema di istruzione e formazione della DDR, nelle riviste, nei film, nei programmi televisivi serali circolava ovunque un’immagine positiva del “fratello maggiore” russo, persino fra coloro che in seguito furono critici nei confronti del socialismo reale.

Non era così facile per i tedeschi orientali togliersi quest’immagine dalla testa e dal cuore, specialmente tra i più anziani, senza sapere esattamente il perché.

Dopo l’89/90, inoltre, molti tedeschi dell’est non si sentivano abbastanza apprezzati dall’Occidente e si sono accorti che anche la Russia veniva guardata dall’alto in basso dall’Occidente. Da qui un diffuso sentimento di solidarietà tra “perdenti”.

Oggi, però, i crimini di guerra della Russia in Ucraina hanno profondamente turbato molti in Germania orientale. E questo ha cambiato radicalmente l’immagine della Russia.

Le preoccupazioni per l’embargo petrolifero dell’UE sono tuttavia molto forti. L’est sarebbe particolarmente colpito dal fatto che le due grandi raffinerie di petrolio a Leuna e a Schwedt, nel Brandeburgo, hanno lavorato finora il petrolio russo proveniente dall’oleodotto Druzhba.

Luoghi come Schwedt, spiega Kollmorgen, sono degli “hotspot di interconnessione”. “L’esperienza della chiusura dei rubinetti degli oleodotti si combina con quella della deindustrializzazione dopo l’unificazione tedesca nel 1990”.

Per decenni, la regione della capitale fino alla Lusazia e alla Sassonia settentrionale è stata rifornita di petrolio tramite Schwedt. Ogni anno qui vengono lavorate dodici milioni di tonnellate di petrolio greggio. Nove auto su dieci a Berlino e nel Brandeburgo funzionano con benzina e diesel di Schwedt. Inoltre, gran parte del cherosene dell’aeroporto della capitale proviene da Schwedt, così come il bitume per la costruzione di strade e il combustibile per riscaldare le case, spiega Jan Redmann, leader del gruppo parlamentare della CDU del Brandeburgo. “Se i prezzi cambiano in modo permanente, soffriremo anche noi dell’Est”.

Ciò colpirebbe la regione oggi interrompendo il processo di reindustrializzazione in corso qui come in altre regioni orientali che hanno subito cambiamenti strutturali negli ultimi 32 anni.

Se il petrolio non arriva più dalla Russia, ma dalla Polonia e dalla riserva petrolifera tedesca via nave a Schwedt, è probabile che i prezzi lievitino. Inoltre, la raffineria probabilmente non potrebbe funzionare a pieno regime.

L’inflazione colpisce anche le persone. Il fatto che l’est ne risenta più dall’ovest si spiega con la maggiore percentuale di persone povere che vivono qui. “Un embargo del gas avrebbe conseguenze devastanti” ha affermato Christof Günther, l’amministratore delegato di Leuna dal 2012. Nel parco chimico di Leuna ci sono oggi 100 aziende con più di 10.000 posti di lavoro ben pagati. Quando petrolio e gas si esauriscono qui, le linee di produzione si fermano non solo a Leuna.

Stessa situazione anche in altri settori, come d’industria del vetro, ubicata tradizionalmente nella bassa catena montuosa e nella foresta della Turingia. Se i forni si spengono, il vetro rischia di solidificarsi e le vasche di fusione potrebbero rompersi.

L’Associazione tedesca del settore chiede che all’industria sia garantito almeno il 70% della normale quantità di gas. Ma questo non è previsto nel piano di emergenza del governo federale.

Le famiglie saranno rifornite in via prioritaria, mentre l’Agenzia federale di rete razionerà poi il gas per l’industria. Una lotta per la distribuzione che l’industria vuole evitare a tutti i costi.

Il ministro federale dell’economia, Robert Habeck (Verdi) spera di poter sfruttare il vantaggio della posizione dei Laender orientali: qui c’è più spazio libero, ed è pertanto necessario creare più energie rinnovabili con parchi eolici e solari. In futuro, le aziende saranno localizzate anche dove viene prodotta energia.

Inoltre, c’è ancora spazio per grandi insediamenti, come Tesla a Grünheide. O il produttore di chip Intel, che costruirà una fabbrica nel Magdeburgo del valore di 17 miliardi di euro. Un’area di sviluppo con promettenti sinergie fra scienza, ricerca e artigianato, dove si prevede la creazione di oltre 10.000 posti di lavoro.

Ma molto è ancora nel futuro.

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