K metro 0 – Parigi – Il gruppo Lafarge, colosso mondiale del cemento (insieme al gruppo svizzero Holcim, con cui si è fuso nel 2015) torna alla sbarra. Sotto processo per le sue liaisons dangereuses con gruppi armati in Siria, compreso Daesh (l’ISIS) dovrà rispondere non solo per “finanziamento del terrorismo” ma anche per “complicità
K metro 0 – Parigi – Il gruppo Lafarge, colosso mondiale del cemento (insieme al gruppo svizzero Holcim, con cui si è fuso nel 2015) torna alla sbarra. Sotto processo per le sue liaisons dangereuses con gruppi armati in Siria, compreso Daesh (l’ISIS) dovrà rispondere non solo per “finanziamento del terrorismo” ma anche per “complicità in crimini contro l’umanità”.
La Corte d’appello di Parigi ha confermato mercoledì l’incriminazione (mise en examen) in relazione alle attività del gruppo in Siria tra il 2013 e il 2014. Il gruppo era stato accusato di aver pagato quasi 13 milioni di euro a gruppi armati, compresi i terroristi dell’ISIS, per mantenere in funzione il suo stabilimento di Jalabiya, nel nord della Siria, durante la guerra civile. L’inchiesta giudiziaria sul gruppo Lafarge era stata aperta nel giugno 2017 su iniziativa di due ONG, Sherpa e Centro europeo per i diritti costituzionali e umani, assieme a 11 ex dipendenti del gruppo che avevano sporto denuncia contro il cementificio per collusione con gruppi armati in Siria nella zona di Raqqa, compreso l’ISIS.
Lafarge nel 2007 aveva acquisito una fabbrica di cemento a 90 km da Raqqa, (che nel 2014 diventerà la capitale dello Stato islamico). Rimodernato, lo stabilimento era tornata in funzione nel 2010, con una capacità produttiva di 3 milioni di tonnellate di cemento l’anno. Ma nel 2014 Lafarge aveva chiuso le attività in Siria. Dopo la sentenza di condanna di primo grado il gruppo era riscorso in appello sostenendo di non potere essere accusato di crimini che non aveva materialmente commesso.
Nel novembre del 2019 la Corte d’appello di Parigi non confermò la sentenza di primo grado. E mentre a Parigi era in corso il processo contro Salah Abdeslam, unico imputato per la strage del Bataclan, faceva un certo effetto venire a sapere che Lafarge, fino a poco tempo uno dei principali gruppi cementieri mondiali, avrebbe contribuito a finanziare il terrorismo dell’ISIS.
Ma lo scorso settembre, la Corte di Cassazione, aveva ribaltato la decisione dei giudici d’appello di Parigi di annullare l’incriminazione per complicità in crimini contro l’umanità. Con la motivazione che “si può essere complici di crimini contro l’umanità anche se non si ha intenzione di associarsi all’esecuzione di questi crimini”. Perché per essere considerati complici “basta averne conoscenza”.
Lafarge, insomma, non poteva non sapere: “il carattere terroristico di questi gruppi non poteva essere ignorato”, perché in Francia, anche prima del 2014 ci sono state sentenze giudiziarie che hanno riconosciuto come lo Stato islamico abbia commesso crimini contro l’umanità.
Sotto accusa sono finiti anche il CEO di Lafarge, Bruno Laffont, insieme a otto dirigenti del gruppo.
Nel 2019, la Corte d’Appello di Parigi aveva respinto le accuse per crimini contro l’umanità, accettando la tesi della difesa secondo la quale i pagamenti effettuati da Lafarge non erano stati utilizzati per favorire sforzo bellico dell’ISIS. Le altre accuse, però, erano rimaste, compresa quella di violazione di un embargo dell’UE.
Documenti ottenuti e pubblicati in precedenza dall’Agenzia di stampa governativa turca Anadolu avevano rivelato che Lafarge informava costantemente le agenzie di intelligence francesi sui suoi legami con i terroristi dell’ISIS.
E che i servizi d’informazione francesi hanno utilizzato la rete di relazioni intessuta da Lafarge con i gruppi terroristici in Siria (per continuare a svolgere le sue attività produttive senza intralci) allo scopo di ottenere notizie dalla regione. E hanno inoltre rivelato che i servizi francesi non avevano avvertito i dirigenti di Lafarge che stavano commettendo un crimine.
Quanto alla consociata svizzera di Lafarge, l’agenzia di stampa finanziaria elvetica AWP (Agentur für Wirtschafts-Publikationen) fa sapere che il gruppo Holcim prende le distanze, sottolineando che Lafarge ha nascosto i fatti in Siria al consiglio di amministrazione della vecchia Holchim durante il processo di fusione dei due gruppi.