K metro 0 – Parigi – Profughi di serie b: per il colore della pelle. Oltre 15.000 studenti stranieri (su un totale di 75.000) che vivono in Ucraina, sono africani. Provenienti soprattutto da Marocco, Egitto, Ghana e Nigeria. Dall’inizio dell’invasione russa, la Francia ha accolto più di 50.000 profughi, concedendo loro una protezione temporanea, il
K metro 0 – Parigi – Profughi di serie b: per il colore della pelle. Oltre 15.000 studenti stranieri (su un totale di 75.000) che vivono in Ucraina, sono africani. Provenienti soprattutto da Marocco, Egitto, Ghana e Nigeria.
Dall’inizio dell’invasione russa, la Francia ha accolto più di 50.000 profughi, concedendo loro una protezione temporanea, il diritto al lavoro o all’assistenza sociale e sanitaria.
Ma non agli studenti stranieri, esclusi da questo sistema, che dopo la fuga dai bombardamenti russi, hanno vissuto sofferenze, discriminazioni, furti, respingimenti alle frontiere.
E quando infine sono riusciti a sconfinare, non immaginavano che il loro viaggio sarebbe diventato un percorso ad ostacoli per rimanere in Francia.
Un calvario, come quello raccontato da Merdi, 26 anni, studente congolese fuggito da Odessa il 27 febbraio, tre giorni dopo l’inizio della guerra in Ucraina. “Pensavamo che la Francia ci avrebbe accolto”. Ma non è stato così. “Ci è stato detto che non abbiamo nazionalità, che eravamo in Ucraina solo per studiare e che ora dobbiamo tornare nel nostro paese”.
Il suo caso non è isolato: sono poco meno di 1.000 gli studenti stranieri fuggiti dall’Ucraina che incontrano le stesse difficoltà a rimanere in territorio francese, secondo stime dell’”Union des étudiants exilés» e di «France Fraternités”.
All’inizio di marzo, quando la maggior parte dei paesi dell’Ue ha aperto le porte ai profughi dall’Ucraina, la Francia ha applicato la direttiva sulla protezione temporanea – valida per tre mesi – che riconosce diversi diritti agli espatriati.
Ma agli studenti stranieri ha concesso un permesso di soggiorno di solo un mese. Giusto il tempo per tornarsene nel loro paese di origine, che non era in guerra.
Come è il caso di Sabar, studente algerino, 25 anni, fuggito da Leopoli a fine di febbraio. “Vogliono che torni in Algeria. Ma io non voglio. Ho speso molti soldi per poter andare in Ucraina, studiare e avere il mio diploma”.
Giunto a Parigi, il 14 marzo, Sabar ha dormito in una stazione ferroviaria, prima di trovare un albergo che ospitasse rifugiati. Voleva proseguire gli studi in Francia. E aveva provato a iscriversi a diverse università: Parigi, Marsiglia, Lione, Strasburgo, Bordeaux: nessuna risposta. Ma per poter ottenere un permesso di soggiorno di sei mesi e rimanere in Francia, doveva essere iscritto a un’università… o avere una promessa di lavoro… Stessa situazione per Merdi, che vorrebbe continuare gli studi in Francia, ma teme di dover ritornare in Congo.
Solidarietà agli studenti africani fuggiti dall’Ucraina è stata espressa da un gruppo di presidi con un appello sul quotidiano Le Monde, all’inizio di aprile, chiedendo di “continuare a formare gli studenti che l’Ucraina aveva scelto di accogliere”. Anche organizzazioni politiche studentesche di estrema sinistra, come “Le Poing Levé”, stanno cercando di aumentare la pressione sulle autorità universitarie affinché accettino di iscrivere questi studenti stranieri.
“E’ una situazione assurda” spiegano. “Avremo studenti che non intendono tornare a casa e si ritroveranno in una situazione irregolare e precaria sul territorio francese”. Un vero pasticcio “perché questi studenti sono di lingua francese, metà della loro formazione è già stata completata e la cosa migliore sarebbe di consentire loro di continuare gli studi in Francia”.
Le università intanto, cominciano a cambiare posizione e ad accettare le iscrizioni degli studenti stranieri. “Venti sono in fase di pre-accoglienza”, ha detto il 19 aprile Mathieu Schneider, presidente della rete “Migrants dans l’enseignement supérieur”.
Lo status amministrativo degli studenti in questa situazione non è però ancora ben definito. Viene trattato, caso per caso, dalle prefetture. E le decisioni variano da un dipartimento all’altro. Uno studente congolese residente nell’Aveyron, per esempio, ha dichiarato di aver ricevuto un permesso di soggiorno temporaneo per diversi mesi, e non per uno solo.
Sulla situazione degli studenti stranieri attualmente in difficoltà in Francia, il ministero degli Interni precisa che “il trattamento dei cittadini di paesi terzi è solo l’applicazione della decisione del Consiglio dell’UE che attiva il meccanismo [della protezione temporanea]. Se un cittadino di un paese terzo non ha diritto alla protezione temporanea, è destinato a rientrare nel paese di origine”. Tuttavia, altri paesi, come Portogallo e Spagna, hanno scelto di adattare la normativa UE e di accogliere indistintamente tutte le persone in fuga dall’Ucraina.
Insomma, una politica a geometria variabile a seconda degli Stati membri dell’UE, lamentata dal Consiglio d’Europa, che in un rapporto pubblicato a inizio aprile ha criticato il “doppio standard” nell’accoglienza dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti a seconda del paese di origine.