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Usa, la Fed alza il tasso di mezzo punto per contrastare l’inflazione

K metro 0 – Washington – La Banca centrale degli Stati Uniti d’America ha aumentato il tasso di interesse di riferimento di mezzo punto per domare la peggiore inflazione degli ultimi 40 anni. È questa la sua mossa più aggressiva dal 2000, ma è solo l’inizio, perché ha annunciato ulteriori aumenti dei tassi entro l’estate.

K metro 0 – Washington – La Banca centrale degli Stati Uniti d’America ha aumentato il tasso di interesse di riferimento di mezzo punto per domare la peggiore inflazione degli ultimi 40 anni. È questa la sua mossa più aggressiva dal 2000, ma è solo l’inizio, perché ha annunciato ulteriori aumenti dei tassi entro l’estate.

L’aumento del tasso a breve termine della Fed passa così dallo 0,75% all’1%, il punto più alto da quando la pandemia ha colpito due anni fa. La Fed ha anche annunciato che inizierà a ridurre il suo bilancio enorme di 9.000 miliardi di dollari, composto principalmente da titoli del Tesoro e mutui. La riduzione di queste partecipazioni avrà l’effetto di aumentare ulteriormente i costi di prestito in tutta l’economia.

Parlando in una conferenza stampa dopo l’ultima riunione della Fed, il presidente Jerome Powell ha affermato che i funzionari della Banca centrale hanno capito i problemi finanziari che l’alta inflazione sta causando agli americani. Ma Powell ha sottolineato che la Fed sta aumentando bruscamente i tassi proprio per questo motivo – per contenere l’alta inflazione, sostenere la salute dell’economia e alleviare lo stress che milioni di famiglie stanno affrontando. “L’inflazione è troppo alta”, ha detto, “e comprendiamo le difficoltà che sta causando”.

Con l’accelerazione dei prezzi di cibo, energia e beni di consumo, l’obiettivo della Banca centrale è raffreddare la spesa – e la crescita economica – rendendo più costoso il prestito per gli individui e le imprese. La Banca centrale spera in sostanza che i costi più alti per mutui, carte di credito e prestiti auto rallenteranno la spesa abbastanza da domare l’inflazione ma non così tanto da causare una recessione.

Powell si è dimostrato fiducioso in conferenza stampa che l’economia sia abbastanza resistente da sopportare tassi di prestito più elevati. “Le aperture di posti di lavoro sono ad un livello record; ci sono due posti di lavoro disponibili, in media, per ogni disoccupato; i salari stanno aumentando ad un ritmo storicamente rapido, e le imprese continuano ad investire in attrezzature e software. Vedo un’economia forte, ha aggiunto. “Niente di tutto ciò dice che è vicina o vulnerabile a una recessione”. Altri aumenti dei tassi sono poi previsti fra giugno e luglio

L’inflazione, secondo l’indicatore Fed, ha raggiunto il 6,6% il mese scorso, il tasso più alto in quattro decenni. È stata accelerata da una combinazione di robusta spesa dei consumatori, strozzature croniche dell’offerta e prezzi del gas e dei generi alimentari nettamente più alti. Powell ha precisato che la Fed vuole “rapidamente” aumentare il suo tasso chiave ad un livello che non stimola né frena la crescita economica, che la Fed ha indicato essere circa il 2,4%. I policymaker della banca centrale hanno suggerito che raggiungeranno quel punto entro la fine dell’anno.

Gli economisti avvertono tuttavia che alcuni dei fattori che alimentano l’inflazione – in particolare, la carenza di forniture e lavoratori – sono al di fuori della capacità della Fed di risolvere. “La Fed non può risolvere le sfide dal lato dell’offerta con tassi d’interesse più alti”, ha detto Jim Baird, chief investment officer di Plante Moran Financial Advisors. “La stretta della Fed non riapre le fabbriche cinesi, non aumenta le spedizioni di grano dall’Ucraina, non riposiziona le navi container dove sono necessarie o non assume camionisti per spostare le merci”.

Fra l’altro, la stretta creditizia della Fed sta già avendo qualche effetto di rilievo sull’economia. Le vendite di case sono crollate del 2,7% da febbraio a marzo, riflettendo un’impennata dei tassi ipotecari legati, in parte, ai previsti aumenti dei tassi della Fed. Il tasso medio su un mutuo a 30 anni è salito difatti di 2 punti percentuali solo dall’inizio dell’anno, al 5,1%.

I mercati finanziari valutano addirittura che il tasso della Fed possa salire al 3,6% entro la metà del 2023, che sarebbe il più alto degli ultimi 15 anni. A complicare il compito della Fed c’è un rallentamento della crescita globale. Il lockdown a oltranza per raggiungere gli zero casi di Covid-19 in Cina minaccia di causare una recessione nella seconda economia più grande del mondo. E l’Unione europea sta affrontando l’aumento dei prezzi dell’energia e le interruzioni della catena di approvvigionamento dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Inoltre, anche altre banche centrali in tutto il mondo stanno aumentando i tassi, una tendenza che potrebbe mettere ulteriormente in pericolo la crescita globale. Giovedì, la Banca d’Inghilterra dovrebbe aumentare il suo tasso chiave per la quarta volta consecutiva. La Reserve Bank of Australia ha aumentato il suo tasso martedì per la prima volta in 11 anni. E la Banca centrale europea, che è alle prese con una crescita più lenta di quella degli Stati Uniti o del Regno Unito, potrebbe ritoccare i tassi a luglio, secondo gli economisti.

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