K metro 0 – Delhi – Circa nove persone, tra cui sette poliziotti, sono state ferite nella rivolta scoppiata sabato 16 aprile in seguito a una processione religiosa a Jahangirpuri di Delhi, in India. Lo ha riportato la BBC Hindi che ha visitato l’affollato quartiere. Uno dei poliziotti è stato anche colpito da un proiettile.
K metro 0 – Delhi – Circa nove persone, tra cui sette poliziotti, sono state ferite nella rivolta scoppiata sabato 16 aprile in seguito a una processione religiosa a Jahangirpuri di Delhi, in India. Lo ha riportato la BBC Hindi che ha visitato l’affollato quartiere. Uno dei poliziotti è stato anche colpito da un proiettile.
Ancora oggi, l’atmosfera nel povero quartiere che ha una grande popolazione musulmana di lingua bengalese, rimane tesa. Testimoni oculari riferiscono che le tensioni sono esplose dopo che centinaia di persone – tra cui molti membri di organizzazioni indù di destra – hanno marciato per celebrare l’anniversario della nascita del dio indù Hanuman. I video mostrano difatti i partecipanti che ballano e cantano slogan religiosi, con molti partecipanti che impugnano spade e tridenti. La marcia è passata davanti a una moschea, ed è lì che è esplosa la violenza con il lancio di pietre.
Entrambe le parti danno la colpa all’altra. I marciatori dicono di aver subito un attacco organizzato dai musulmani, che hanno scagliato pietre e altri oggetti taglienti dai tetti. I musulmani hanno però negato ogni accusa, rispondendo che gli indù hanno urlato slogan provocatori vicino alla moschea. La prima pietra, sostengono, è arrivata dall’altra parte.
La polizia di Delhi ha così arrestato 23 persone, compresi due minori; la sezione criminale sta ancora indagando su come sono iniziate le violenze. Stanno anche esaminando le accuse dei leader locali del Bharatiya Janata Party (BJP) secondo cui “dietro la violenza ci sarebbero immigrati illegali dal Bangladesh”.
Dopo l’incidente di Jahangirpuri, 13 partiti dell’opposizione hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, esprimendo sconcerto e frustrazione per il silenzio del Primo ministro Narendra Modi. “Questo silenzio è una testimonianza eloquente del fatto che queste folle armate private godono del lusso del patrocinio ufficiale”, hanno detto. La polarizzazione religiosa è aumentata in India dal 2014, quando il governo nazionalista indù del signor Modi ha preso il potere. I festival, in particolare, sono diventati frequenti focolai di violenza comunitaria.
La BBC Hindi riporta che molti residenti erano incollati ai telefoni cellulari e ai canali di notizie, dopo l’incidente; alcuni di loro insistevano che questa era la prima volta che tali tensioni religiose erano scoppiate in zona. Ma molti indù locali erano infuriati, e ripetevano che la loro processione era stata attaccata senza alcuna provocazione. Sukhen Sarkar, l’organizzatore della marcia di sabato, era al centro di un gruppo di uomini seduti di fronte al locale tempio Hanuman. “Eravamo disarmati e non avevamo voglia di combattere. È stato come se una pioggia di pietre e cocci di vetro ci avesse colpito”, ha detto, mostrando lividi sul piede. Mentre continuava a parlare, gli altri intorno a lui diventavano sempre più agitati.
A poche centinaia di metri di distanza, vicino alla moschea, i musulmani hanno però dato una versione diversa. Il direttore della moschea Mohammed Salahuddin ha riferito che i musulmani hanno reagito solo dopo che i marciatori hanno lanciato pietre e cercato di entrare con la forza nella moschea. “Quando i nostri ragazzi hanno visto che la moschea era sotto attacco, non potevano più tollerarlo”, ha dichiarato. Ha così negato le affermazioni secondo cui sono state lanciate pietre dal tetto della moschea. I leader locali del BJP hanno sostenuto per anni che Jahangirpuri ha una grande proporzione di immigrati illegali dal Bangladesh. I musulmani negano, ribattendo che sono immigrati dal Bengala occidentale, dall’Uttar Pradesh e dal Bihar. La maggior parte di loro lavora come braccianti o venditori di rottami per bassi salari. “Potete controllare i nostri documenti”, ha detto Sazda, un residente, che lamenta che i musulmani sono trattati come criminali a causa di una distorta copertura mediatica.