K metro 0 – New York – I prezzi delle materie prime alimentari come i cereali e gli oli vegetali hanno raggiunto il mese scorso i livelli più alti di sempre a causa della guerra della Russia in Ucraina e delle “massicce interruzioni di fornitura” causate dal conflitto. Lo hanno riferito oggi le Nazioni Unite.
K metro 0 – New York – I prezzi delle materie prime alimentari come i cereali e gli oli vegetali hanno raggiunto il mese scorso i livelli più alti di sempre a causa della guerra della Russia in Ucraina e delle “massicce interruzioni di fornitura” causate dal conflitto. Lo hanno riferito oggi le Nazioni Unite.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha detto difatti che il suo indice dei prezzi alimentari, che segue i cambiamenti mensili dei prezzi internazionali per un paniere di prodotti di base, ha raggiunto una media di 159,3 punti il mese scorso, con un aumento del 12,6% rispetto a febbraio. Così com’è, dunque, l’indice di febbraio è stato il livello più alto dal suo inizio nel 1990.
La FAO ha aggiunto che la guerra in Ucraina è stata in gran parte responsabile dell’aumento del 17,1% dei cereali, compreso il grano e altri come avena, orzo e mais. La Russia e l’Ucraina insieme rappresentano difatti assieme circa il 30% e il 20% delle esportazioni mondiali di grano e mais, rispettivamente. Anche se prevedibile, dato il forte aumento di febbraio, “questo incremento è davvero straordinario “, ha commentato Josef Schmidhuber, vice direttore della divisione mercati e commercio della FAO. “Chiaramente, questi prezzi molto alti per il cibo richiedono un’azione immediata”.
I più colpiti oltre ai cereali sono gli olii vegetali: l’indice dei prezzi s’è difatti incrementato del 23,2%, spinto da quotazioni più alte per l’olio di semi di girasole. L’Ucraina è in effetti il principale esportatore mondiale di olio di girasole. “C’è, ovviamente, una massiccia interruzione dell’approvvigionamento, e questo blocco dalla regione del Mar Nero ha trascinato all’insu i prezzi “, ha spiegato Schmidhuber ai giornalisti a Ginevra. Prezzi più moderati invece per il budino di riso, riso, latticini e zucchero.
A risentire di questa situazione che perdura dal 24 febbraio, oltre all’Italia – che importa il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali – il Congo che importa da Mosca il 55% del suo grano e da Kiev un altro 15%.