K metro 0 – Bruxelles – Il tasso d’inflazione in Europa ha segnato un altro record. Secondo l’agenzia di statistiche dell’Unione Europea, Eurostat, ha raggiunto a marzo il 7,5 per cento. L’ennesimo segnale che l’aumento dei prezzi dell’energia, alimentato dalla guerra della Russia in Ucraina, sta spremendo i consumatori e aggiungendo pressione sulla Banca centrale
K metro 0 – Bruxelles – Il tasso d’inflazione in Europa ha segnato un altro record. Secondo l’agenzia di statistiche dell’Unione Europea, Eurostat, ha raggiunto a marzo il 7,5 per cento. L’ennesimo segnale che l’aumento dei prezzi dell’energia, alimentato dalla guerra della Russia in Ucraina, sta spremendo i consumatori e aggiungendo pressione sulla Banca centrale per alzare i tassi di interesse. I prezzi al consumo nei 19 paesi che hanno adottato l’euro sono così balzati al tasso annuale del 7,5% lo scorso marzo.
L’ultima lettura di febbraio segnava già un + 5,9%. È dunque il quinto mese consecutivo che l’inflazione nella zona euro sale a picchi mai raggiunti prima, portandola al livello più alto da quando è partita gradualmente l’introduzione dell’euro nel 1997.
L’aumento dei prezzi al consumo è così un problema crescente in tutto il mondo, che rende più difficoltoso per i consumatori permettersi tutto, dai generi alimentari alle bollette. Il costo dell’energia è il traino principale dell’inflazione nel Vecchio continente, con prezzi incrementati del 44,7% il mese scorso dal 32% di febbraio, sempre stando ai dati Eurostat. Petrolio e gas erano già saliti prima del conflitto per via della crescente domanda delle economie in forte ripresa dalla pandemia Covid-19. Sono balzati più in alto dopo che la Russia, uno dei maggiori produttori di petrolio e gas, ha invaso l’Ucraina, nel timore che le sanzioni e le restrizioni alle esportazioni potessero ridurre le forniture.
Diventa anche più dispendioso mangiare in Europa. I costi alimentari, compresi alcol e tabacco, sono aumentati del 5%, rispetto al 4,2% del mese precedente. Ad esempio, Mina Agib, che gestisce un ristorante egiziano chiamato Meya Meya a Berlino, ha dichiarato all’Ap (Associated Press) che i prezzi dell’olio per friggere e della carne sono aumentati dal 70% al 100% di recente. “Chi non ne è colpito?” si è chiesto il ristoratore, quando gli è stato chiesto se sta sentendo l’impatto dell’aumento. Due settimane fa, uno dei suoi fornitori gli ha detto che i prezzi della carne sarebbero aumentati di 70 centesimi di euro al chilogrammo. “Ci hanno già anticipato di rassegnarci ad un altro aumento la prossima settimana”. Per evitare di perdere soldi, Agib ha dovuto così ritoccare il prezzo di alcuni piatti. Un cliente, infuriato per aver dovuto pagare mezzo euro in più per un piatto di affettati, salsine e insalata, ha pubblicato una recensione online negativa, la prima da quando il suo ristorante ha aperto più di un anno fa. “Siamo tra l’incudine e il martello”, ha proseguito. “Vogliamo mantenere i clienti felici con ingredienti di alta qualità e cibo fatto in casa. Ma dobbiamo anche pagare i prezzi che i nostri fornitori richiedono”.
In un mercato all’aperto questa settimana a Colonia, in Germania, anche Andreas Langheim si è lamentato di come la vita stia diventando più cara. “Osservo l’effetto dell’aumento dei prezzi specialmente qui”, ha detto Langheim, 62 anni, mentre prendeva del pane dal furgone di un panettiere. “Tutto è più caro ora”. Prezzi all’insu anche per beni come abbigliamento, elettrodomestici, auto, computer e libri, in salita del 3,4% dal 3,1% del mese precedente, e per i servizi, cresciuti del 2,7% dal 2,5%.
Le ultime cifre richiedono in tempi stretti un intervento della Banca centrale europea non più rinviabile, secondo gli analisti. Il mese scorso la Bce ha accelerato la sua uscita dagli sforzi di stimolo economico per combattere l’inflazione, ma non ha ancora preso misure più drastiche. “Pensiamo che la Bce deciderà presto che non può più aspettare ancora ad alzare i tassi di interesse”, ha detto Jack Allen-Reynolds, economista senior in Europa di Capital Economics, in un rapporto. Altre banche centrali hanno già ritoccato i tassi, anche negli Stati Uniti è accaduto, dove l’inflazione è salita ad un massimo di 40 anni del 7,9%. I paesi europei che non usano l’euro, tra cui Gran Bretagna, Norvegia e Repubblica Ceca hanno fatto lo stesso.
Il premier italiano Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea, ha spiegato bene come il problema colpisce le famiglie. “L’inflazione sta aumentando perché i prezzi delle materie prime salgono, in particolare quelli dei prodotti alimentari, che più colpiscono il potere d’acquisto di una famiglia”, ha spiegato il premier ai giornalisti stranieri giovedì. “La scarsità di alcune materie prime crea un collo di bottiglia nella produzione e costringe a ulteriori aumenti dei prezzi”. Draghi ha dichiarato che finché l’inflazione rimane temporanea, i governi possono rispondere con adeguate misure di bilancio, come gli aiuti per supportare le famiglie a basso reddito con costi di riscaldamento ed elettricità più alti. Ma se diventa un problema a lungo termine, la risposta dovrà essere strutturale, ha concluso.
L’industria edile italiana ha infine lanciato l’allarme su come i posti di lavoro in migliaia di cantieri pubblici e privati siano a rischio a causa dell’inflazione. Ha avvertito che il settore potrebbe non solo rallentare, ma fermarsi completamente a causa dell’impennata dei costi del carburante e delle materie prime, tra cui ferro, cemento armato e acciaio, il cui prezzo è raddoppiato.