K metro 0 – Parigi – Una crescita della retorica anti-islamica nella campagna presidenziale francese rischia di creare una “spirale di odio” e di trasformare anche i cittadini musulmani rispettosi della legge in un capro espiatorio, scrive The Guardian in un editoriale: così come già accaduto agli ebrei negli anni ’30, ha affermato il rettore
K metro 0 – Parigi – Una crescita della retorica anti-islamica nella campagna presidenziale francese rischia di creare una “spirale di odio” e di trasformare anche i cittadini musulmani rispettosi della legge in un capro espiatorio, scrive The Guardian in un editoriale: così come già accaduto agli ebrei negli anni ’30, ha affermato il rettore della moschea di Parigi.
“Sono estremamente preoccupato”, ha detto infatti Chems-eddine Hafiz, rettore della storica Grande Moschea di Parigi. “Siamo in una società fratturata e alla ricerca di se stessa, una società indebolita e timorosa dopo la pandemia. Il fatto di cercare un capro espiatorio” è molto grave, “ci sono stati dei precedenti: nel 1930, quando si cominciò a puntare il dito contro gli ebrei che divennero ‘il problema di un’intera società’… Oggi non sono più ebrei, sono musulmani… Nel 21° secolo ormai dovremmo essere al sicuro da quel tipo di discorso”.
Hafiz ha pubblicato ultimamente un libro per contrastare quella che ha definito una retorica anti-musulmana cresciuta, che sta attraversando la destra francese durante la campagna elettorale per l’Eliseo. Col centrista Emmanuel Macron in testa alle urne e favorito per la rielezione a fin aprile, alcuni candidati rivali si sono concentrati su Islam e immigrazione.
Il candidato outsider di estrema destra Eric Zemmour, un ex opinionista televisivo che ha subìto condanne per incitamento all’odio razziale, fa regolarmente riferimento all’ormai screditata teoria del complotto del “grande sostituto”, in cui si afferma che le popolazioni francesi – e, in prospettiva, europee – potrebbero essere nel tempo sostituite da nuovi arrivati, rendendo la Francia, e vari altri Paesi europei, un Paese a maggioranza musulmana sull’orlo di una guerra civile. In un’intervista tv, dopo aver dichiarato la sua candidatura, Zemmour ha addirittura invitato i musulmani in Francia a rinunciare alla pratica della loro religione; in un dibattito a fine febbraio scorso, ha detto a un elettore che era in piedi per “salvare la Francia dall’Islam” e dalla “sostituzione del popolo francese”.
La candidata di estrema destra Marine Le Pen, che intende indire un referendum sull’immigrazione e vietare il velo musulmano in tutti i luoghi pubblici, era inizialmente indicata dai sondaggi come il candidato più probabile contro Macron nella votazione finale del 24 aprile. Mentre anche Valérie Pécresse, che si candida per il tradizionale partito di destra di Nicolas Sarkozy, Les Républicains, d’ispirazione neogollista, è stata criticata per aver fatto anche lei riferimento alla teoria della grande sostituzione, in una manifestazione a Parigi. Ha anche promesso di limitare l’uso del velo in alcuni spazi pubblici, anche da parte degli atleti negli eventi sportivi.
Tutti i candidati a destra, comunque, hanno fatto riferimento a uno stato d’animo di paura diffusosi in Francia dopo gli attacchi terroristici islamisti del 2015 -’16, e all’orrore generato dalla decapitazione di un insegnante di scuola secondaria francese, Samuel Paty, nel 2020.
Un sondaggio pubblicato in questi giorni dal settimanale La Vie classifica gli elettori cattolici praticanti (regolari e occasionali) piuttosto a destra: il 28% eleggerebbe Emmanuel Macron, il 20% Valérie Pécresse, il 19% Éric Zemmour e il 15% Marine Le Pen. La sinistra prenderebbe pochissimi voti.
Hafiz, avvocato franco-algerino, ha affermato di essere stato il primo a condannare il terrorismo, mentre la sua moschea è stata al centro della lotta alla radicalizzazione in Francia. Ma continua a temere che la maggior parte dei cittadini francesi musulmani rispettosi della legge venga confusa con le frange inclini al terrorismo, nonostante spesso siano essi stessi vittime di attacchi terroristici. “Da diversi anni, ad ogni elezione in Francia, alcuni candidati parlano del ‘problema’ dell’Islam”, che collega arbitrariamente “l’Islam all’immigrazione o al terrorismo”, riporta sempre il Guardian.
“I musulmani francesi hanno già subito stigmatizzazioni o insulti, o l’idea che l’Islam sia incompatibile con le regole della Repubblica francese, o con l’Occidente”, ha proseguito. “Ma in queste elezioni la situazione è molto più grave, perché c’è un candidato che si scatena completamente e parla del ‘grande sostituto’, e che afferma con veemenza che l’Islam e i musulmani non possono stare in Francia, che il loro posto è altrove, e se vogliono restare in questo Paese, non devono più praticare la loro religione”.
Hafiz ha aggiunto poi che altri candidati a destra sembrano competere con Zemmour sull’Islam, come accaduto appunto durante la corsa alle primarie interne di Les Républicains. Ha affermato che, nonostante le principali preoccupazioni degli elettori francesi siano questioni come sbarcare il lunario, è diventato “quasi di moda” per i candidati “criticare l’Islam e i musulmani, vederli come non desiderabili, pericolosi o che portano insicurezza. “Siamo nel 2022, siamo nella quarta, persino quinta generazione di musulmani in Francia, e loro sono ancora considerati stranieri”. Si stima che in Francia ci siano almeno oltre 1 milione di persone che frequentano le moschee o le sale di preghiera musulmane.
Hafiz ha affermato di temere che ci possa essere un aumento degli atti anti-musulmani dopo le elezioni.
Ha detto poi che altri elementi del discorso di Zemmour erano preoccupanti, inclusa la sua affermazione – un grave falso storico – che il collaborazionista dei nazisti, il maresciallo Philippe Pétain, salvò gli ebrei francesi piuttosto che aiutarne la deportazione nei campi di sterminio.
Zemmour, figlio di berberi ebrei emigrati dall’Algeria negli anni ’50, nato a Parigi, la scorsa settimana ha risposto all’appello di Hafiz affinché i musulmani si presentassero alle elezioni di aprile per contrastare l’odio. Zemmour ha twittato: “Il rettore della Grande Mosquée di Parigi ha fatto appello per votare contro di me. Intendi obbedirgli?»
Anne Hidalgo, la candidata del partito socialista, che langue nei sondaggi, ha recentemente visitato la moschea di Parigi, dove anche ha messo in guardia contro i candidati presidenziali come “capro espiatorio” dei musulmani. Ha detto di essere estremamente preoccupata per il discorso politico “odioso” che ha danneggiato la “fraternità” in Francia.