K metro 0 – Londra – Il governo britannico ha deciso di ridurre la tassa sul carburante, lo ha annunciato alla Camera dei Comuni il Cancelliere dello Scacchiere, Riki Sunak. Il taglio d’imposta sarà immediato: 5 pence al litro, per 12 mesi. Ovvero 5 centesimi di sterlina (1 sterlina = 1,20 euro). Una piccola boccata
K metro 0 – Londra – Il governo britannico ha deciso di ridurre la tassa sul carburante, lo ha annunciato alla Camera dei Comuni il Cancelliere dello Scacchiere, Riki Sunak. Il taglio d’imposta sarà immediato: 5 pence al litro, per 12 mesi. Ovvero 5 centesimi di sterlina (1 sterlina = 1,20 euro).
Una piccola boccata d’ossigeno per gli automobilisti, nel pieno dell’aumento dei prezzi globali del petrolio. Proprio nella giornata del 23 marzo, l’inflazione del Regno Unito ha raggiunto un nuovo record: +6,2% la più alta da 30 anni.
Il provvedimento, entrato in vigore alle 18:00 (ora di Greenwich) di mercoledì, che varrà fino a marzo del 2023, è stato “il più grande taglio di sempre a tutte le aliquote di imposta sul carburante”.
Anche se il Royal Automobil Club ha affermato che il taglio di 5 centesimi ha riportato i prezzi solo “al punto in cui erano poco più di una settimana fa”.
In sostanza, corrisponde a una riduzione di 3,30 sterline del costo di un pieno di una tipica auto familiare da 55 litri.
I prezzi alla pompa, lievitati dopo che l’invasione russa dell’Ucraina ha portato a un aumento del costo del petrolio, avevano raggiuto nuovi record martedì, con la benzina che aveva superato 1,67 sterline al litro e il diesel, per la prima volta, prossimo a 1,80 sterline.
L’imposta sul carburante è attualmente di 58 pence al litro e tale è rimasta da 11 anni.
Il taglio d’imposta appena deciso costerà allo Stato 2,4 miliardi di sterline. E a una famiglia con un’auto farà risparmiare in media 100 sterline nei prossimi 12 mesi.
Il conducente medio di un furgone risparmierà 200 sterline, mentre gli autotrasportatori ne risparmieranno 1.500.
Ma il taglio, secondo il Royal Automobile Club, è stato solo “una goccia nel mare”, visto l’enorme aumento dei costi del carburante, che non sono diminuiti nonostante il prezzo del greggio sia sceso rispetto al picco d’inizio marzo.
C’è inoltre un rischio “molto concreto che i rivenditori potrebbero essere loro ad avvantaggiarsi in tutto o in parte del taglio d’imposta, senza abbassare i prezzi”.
E non ci sarebbe poi da sorprendersi più di tanto, visto che i maggiori rivenditori non hanno ridotto i prezzi alla fine dell’anno scorso, quando il prezzo del petrolio è diminuito drasticamente”.
Il prezzo medio di un litro di benzina è aumentato di oltre 40 pence rispetto alla primavera dell’anno scorso, il che significa che il governo ricava 7 pence in in più per litro dall’IVA, che è l’altra tassa che impone sul carburante.
I prezzi del diesel sono aumentati di quasi 50 pence al litro, di cui 9 li incassa lo Stato attraverso l’IVA.
Dall’inizio dell’anno, l’aumento di 20 pence al litro dei prezzi alla pompa, secondo il presidente dell’Automobile Association, Edmund King, è stato lo shock che ha scosso le finanze delle famiglie.
Ma i costi all’ingrosso del carburante sono scesi sensibilmente dal 9 marzo. Questo, secondo King, dovrebbe far diminuire anche i prezzi alla pompa.
I prezzi del carburante, che stavano già aumentando quando le economie globali si stavano riprendendo dalla pandemia di coronavirus, sono aumentati dopo che la guerra in Ucraina ha spinto al rialzo i prezzi globali del petrolio.
Le variazioni dei prezzi alla pompa sono determinate principalmente dai prezzi del greggio e dal tasso di cambio del dollaro, poiché il greggio è scambiato in dollari.
Dopo che il petrolio greggio Brent – un punto di riferimento globale per i prezzi – ha raggiunto il massimo, da quasi 14 anni, di 139 dollari al barile durante le prime fasi del conflitto in Ucraina, i prezzi sono scesi a circa 100 dollari, per poi aumentare di nuovo, fino ad arrivare a circa 120 dollari al barile mercoledì.