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Londra, polizia condannata, vietò veglia per donna assassinata da un agente

K metro 0 – Londra – Con la scusa del coronavirus la polizia di Londra impedì una veglia in memoria di Sarah Everard, una giovane donna di 33 anni, rapita e uccisa a Londra il 3 marzo 2021. Lo ha stabilito un tribunale britannico venerdì. Una decisione che ha segnato una vittoria per gli organizzatori

K metro 0 – Londra – Con la scusa del coronavirus la polizia di Londra impedì una veglia in memoria di Sarah Everard, una giovane donna di 33 anni, rapita e uccisa a Londra il 3 marzo 2021. Lo ha stabilito un tribunale britannico venerdì.

Una decisione che ha segnato una vittoria per gli organizzatori dell’evento e per il diritto di protestare. La veglia di protesta era stata convocata dopo che Sarah era stata violentata in un parco e poi assassinata da un ufficiale di polizia metropolitana fuori servizio mentre tornava a casa di notte, nei pressi di Clapham Common, un sobborgo di Londra.

Un femminicidio che aveva scioccato tutta l’Inghilterra. L’agente, Wayne Couzins, 48 anni, fece finta di arrestarla “per aver violato le regole anticovid”. E dopo averla violentata e uccisa, nascose il suo corpo nel Kent, la contea a sud ovest di Londra dove l’agente abitava.

Per quell’efferato omicidio, era stato condannato all’ergastolo lo scorso settembre, senza possibilità di libertà condizionale. Mai un poliziotto londinese aveva ricevuto una pena così pesante. Il suo gesto aveva profondamente indignato le donne e sollevato interrogativi su una forza di polizia che inconsapevolmente ospitava un assassino tra le sue fila.

Per ricordare il tragico evento, il gruppo Reclaim These Streets aveva tentato di organizzare una veglia a Clapham Common, vicino al luogo in cui Sarah era stata rapita.

Ma i quattro principali organizzatori lo hanno annullato dopo che la polizia ha detto loro che rischiavano multe di 10.000 sterline ciascuno e possibili procedimenti giudiziari per aver violato le restrizioni per il coronavirus.

“Tutti i miei pensieri e le mie preghiere vanno alla famiglia e ai cari di Sarah”, aveva scritto in un messaggio video sull’account Twitter della Metropolitan Police di Londra il suo commissario, Cressida Dick, che disse di comprendere la rabbia e la preoccupazione delle donne per la loro sicurezza e il desiderio di esprimerle con una veglia in onore si Sarah. “Ma purtroppo, aggiungeva, siamo nel mezzo di una pandemia globale e un raduno di quel tipo sarebbe illegale e pericoloso”.

Questo non impedì una veglia spontanea con la partecipazione di centinaia di persone tra cui la duchessa di Cambridge, Kate Middleton, moglie del principe William, che depose dei fiori. La polizia intervenne poi è per disperdere i partecipanti, arrestandone alcuni. Le immagini di donne che litigavano con la polizia e che venivano portate via in manette avevano suscitato ampie critiche.

I quattro organizzatori della veglia denunciarono il comportamento della polizia. E ora due giudici dell’Alta Corte hanno stabilito che, vietando la veglia, la polizia “ha interferito con i diritti dei ricorrenti” perché

i giudici hanno affermato che le forze di polizia “non hanno adempiuto al proprio dovere legale di valutare se i ricorrenti potessero avere un motivo ragionevole per convocare il raduno”. Le forze dell’ordine si riservano di valutare se ricorrere in appello.

La gestione del caso Everard da parte della polizia è stata una di quelle controversie che hanno minato la fiducia del pubblico nelle forze dell’ordine. E ha indotto il capo della polizia metropolitana, il commissario Cressida Dick, ad annunciare le sue dimissioni il mese scorso.

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