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L’India alla ricerca di una difficile equidistanza tra Washington e Mosca

K metro 0 – Nuova Delhi – Il premier indiano, Narendra Modi, cammina sul filo del rasoio per trovare un equilibrio tra gli Stati Uniti e il mondo occidentale e la Russia, stretta alleata dell’India da decenni. Non si potrebbe dir meglio. La posizione di Nuova Delhi nel conflitto tra Mosca e Kiev è riassunta

K metro 0 – Nuova Delhi – Il premier indiano, Narendra Modi, cammina sul filo del rasoio per trovare un equilibrio tra gli Stati Uniti e il mondo occidentale e la Russia, stretta alleata dell’India da decenni.

Non si potrebbe dir meglio. La posizione di Nuova Delhi nel conflitto tra Mosca e Kiev è riassunta efficacemente da queste parole di un giovane studente indiano, dopo la decisione dell’India di astenersi sulla risoluzione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina presentata venerdì al Consiglio di sicurezza dell’ONU.

La risoluzione non è passata, nonostante abbia ottenuto 11 voti favorevoli su 15, per il veto posto dalla Russia, che attualmente detiene la presidenza di turno del Consiglio. La Cina si è astenuta, insieme agli Emirati Arabi Uniti, e l’India, dopo vari tentennamenti, si è accodata a Pechino. Questa scelta di Nuova Dehli non significa, secondo gli esperti, sostegno a Mosca. Ma riflette la dipendenza dell’India dalla Russia, suo storico alleato della Guerra Fredda per l’energia, le armi e il sostegno nei conflitti con i paesi vicini. Come spiega un’analisi dell’Associated Press condotta da Ashok Sharma e Aijaz Hussain.

Scegliendo l’astensione, il gigante asiatico ha cercato di non compromettere i legami che ha con la Russia da oltre 70 anni. Era “la cosa giusta da fare date le circostanze”, ha detto G. Parthasarthy, un ex diplomatico indiano di lungo corso. Al telefono col presidente russo Vadimir Putin, giovedì, il premier indiano Narendra Modi, ha lanciato un appello per “l’immediata cessazione della violenza”. E per il ritorno alla diplomazia, affermando che “le differenze tra la Russia e la NATO possono essere risolte solo attraverso un dialogo onesto e sincero”.

In passato, l’India dipendeva dal sostegno sovietico e dal suo potere di veto nel Consiglio di sicurezza dell’ONU nella sua storica disputa con il Pakistan sul Kashmir e il territorio himalayano, rivendicato per intero dai due contendenti. L’incontro, di quasi tre ore, tra Putin e il premier pakistano Imran Khan a Mosca, mentre la Russia iniziava l’invasione dell’Ucraina, è stato visto con sospetto dall’India. Anche perché, oltre alla questione del Kashmir e alla crisi ucraina, Nuova Delhi ha un contenzioso lungo la sua irrequieta frontiera montuosa con la Cina. E sia il Pakistan che la Cina sembrano stare dalla parte della Russia. Un problema in più per l’India, convinta che la Russia abbia la leva per cambiare la posizione dura di Pechino sulla questione del suo confine con la Cina.

India e Russia hanno fissato un obiettivo di 30 miliardi di dollari in scambi bilaterali entro la fine del 2025. Oltre a dipendere da Mosca per la fornitura costante di armi, l’India dipende anche dal petrolio e dal gas russi.

Nel 2021, ha importato dalla Russia 1,8 milioni di tonnellate di carbone termico (per produrre energia elettrica e calore) e assorbe, inoltre, lo 0,2% delle esportazioni russe di gas naturale. L’Autorità statale indiana per il gas ha un accordo ventennale, avviato nel 2018, con la russa Gazprom per 2,5 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto all’anno.

Modi e Putin si sono incontrati l’anno scorso per discutere delle relazioni commerciali e delle forniture di armamenti e hanno firmato un accordo per estendere la cooperazione tecnologica e militare per il prossimo decennio.

L’acquisizione dei sistemi missilistici russi S-400, fondamentali per l’India per contrastare la Cina e fronteggiare il Pakistan, potrebbe creare tensioni anche nei rapporti fra India e Stati Uniti.

Nuova Delhi ha cercato il sostegno di Washington e dei suoi alleati per affrontare la Cina, un terreno comune per l’alleanza di sicurezza indo-pacifica nota come “Quad” (Quadrilateral Security Dialogue) che include anche Australia e Giappone.

Durante la presidenza di Donald Trump, Stati Uniti e India hanno concluso accordi di difesa per un valore di oltre 3 miliardi di dollari. Il commercio bilaterale della difesa è aumentato da quasi zero nel 2008 a 15 miliardi di dollari nel 2019. Con l’aggravarsi della crisi ucraina, il vero problema per l’India è come affronta le sanzioni internazionali contro la Russia.

L’accordo sul sistema missilistico con Mosca ha esposto l’India al rischio di sanzioni statunitensi. Ma secondo il politologo Noor Ahmed Baba, anche se i paesi occidentali non sono contenti dell’India, non possono permettersi di alienarsi completamente Nuova Delhi.

“Non è solo un vantaggio dell’India stare con l’Occidente, ma anche l’Occidente ha bisogno dell’India”.

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