K metro 0 – Roma – Il 24 febbraio è andato in scena a Roma, per la prima volta, lo spettacolo tra note e parole “Il Dolore”. Opera originale di Claudia Di Domenico, che ne ha curato anche la regia, la rappresentazione è stata portata sul palcoscenico del Centro Congressi Roma Eventi di Piazza di
K metro 0 – Roma – Il 24 febbraio è andato in scena a Roma, per la prima volta, lo spettacolo tra note e parole “Il Dolore”. Opera originale di Claudia Di Domenico, che ne ha curato anche la regia, la rappresentazione è stata portata sul palcoscenico del Centro Congressi Roma Eventi di Piazza di Spagna in memoria delle vittime di Khojaly, a 30 anni dalla tragedia che, nel pieno della prima guerra del Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian, ha colpito e segnato per sempre il popolo azerbaigiano.
Con l’ideazione e la direzione artistica di Pierluigi Ruggiero e le musiche originali di Luciano Di Giandomenico, lo spettacolo ha coinvolto gli attori Edoardo Oliva e Silvia Palma, e i musicisti Dana Stancu (violino), Alfonso Giancaterina (clarinetto), Pierluigi Ruggiero (violoncello), Luciano Di Giandomenico (pianoforte), con la suggestiva partecipazione della danzatrice Caterina Ambrosio.
Due voci recitanti, un quartetto di musicisti, la fuggevole presenza di un angelo che attraversa la scena, per ricordare tutto l’orrore della strage d’innocenti avvenuta nella notte tra il 25 ed il 26 febbraio del 1992 a Khojaly.
Il bilancio di quella tragica notte è drammatico: 613 azerbaigiani civili uccisi, tra i quali 63 bambini, 106 donne e 70 anziani; 8 famiglie completamente sterminate; 25 bambini rimasti orfani di entrambi i genitori; 487 persone, tra cui 76 bambini, feriti; 1.275 prigionieri; 150 persone disperse. Ciò che è accaduto a Khojaly rappresenta il culmine delle atrocità e dei crimini di guerra commessi contro i civili azerbaigiani da parte delle forze militari dell’Armenia durante il conflitto tra l’Armenia e l’Azerbaigian. Alla tragedia di Khojaly ha fatto seguito l’aggressione militare in larga scala da parte dell’Armenia contro l’Azerbaigian, che ha portato all’occupazione militare del 20% del territorio dell’Azerbaigian, alla pulizia etnica contro oltre un milione di azerbaigiani, all’uccisione di 30 mila persone, al grave ferimento di più di 50 mila persone e alla scomparsa di circa 4000 azerbaigiani, il cui destino rimane ancora sconosciuto.
In un armonioso intreccio di musica e di parole, in un’alternanza di video originali e di commoventi filmati, si è snodato il silenzioso racconto della memoria di quella notte infernale, che ha visto come protagonisti, i tremendi ricordi dei sopravvissuti attraverso i quali, anche le vittime, hanno avuto modo di far udire, ancora una volta, la loro voce perduta.
Se durante lo spettacolo 13 candele accese hanno rappresentato altrettante vittime, le cui storie erano state narrate nella rappresentazione, la fine è stata particolarmente commovente, nel momento in cui tutto il pubblico ha ricevuto una candela accesa in ricordo delle altre 600 morti causate dal massacro. Le luci e la musica di sottofondo hanno creato un’atmosfera suggestiva e toccante.
Liberamente tratto dal mirabile libro “Il Dolore” di Arye ed Amir Gut, pubblicato in Italia nel 2018 dalla Sandro Teti Editore e presentato presso la Biblioteca del Senato nello stesso anno, lo spettacolo si è mosso all’interno di un campo minato dal dolore, appunto, e dallo strazio e dalla sofferenza; è un viaggio all’interno dell’animo ferito di un popolo, che chiede il riconoscimento della verità e, in virtù di quella stessa verità e per amore di giustizia, chiede che il suo inconsolabile pianto sia universalmente riconosciuto.
Intervenendo al termine dell’evento, l’ambasciatore dell’Azerbaigian Mammad Ahmadzada ha ringraziato Claudia Di Domenico per la sceneggiatura e la regia, Pierluigi Ruggiero per l’ideazione e la direzione artistica, e Luciano Di Giandomenico per la composizione delle musiche, così come tutti i musicisti e gli attori coinvolti nello spettacolo. Nel suo intervento l’Ambasciatore ha inoltre messo l’accento sul tema della “Riconciliazione, che deve necessariamente passare dal riconoscimento.” “La guerra di 44 giorni del 2020”, ha proseguito l’Ambasciatore,“ponendo fine al conflitto del Karabakh, ha creato le condizioni per la normalizzazione dei rapporti interstatali tra l’Azerbaigian e l’Armenia. Per una riconciliazione e una vera normalizzazione dell’area, c’è la necessità che l’Armenia, dopo tre decenni di negazionismo,superi l’attuale mancata valutazione della tragedia di Khojaly e delle responsabilità della sua ex leadership e chieda perdono alle vittime della tragedia.”
L’Ambasciatore ha infine ricordato che “Nel giorno del 30° anniversario di questa immane tragedia, è giunto il momento di alzare ancora di più le voci per chiedere Giustizia per Khojaly, per evitare che indifferenza e impunità aprano la strada a nuove tragedie. L’aspettativa è che la comunità internazionale dia una valutazione giuridica e politica equa e obiettiva dei fatti di Khojaly, riconoscendo questo eccidio, una delle pagine più buie della storia dell’umanità, come un genocidio. Tutto ciò è importante per rendere giustizia alle vittime di Khojaly.”
Lo spettacolo ha raccolto un numeroso pubblico, che ha sentitamente apprezzato questa prima assoluta.